19 Aprile 2024

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Acate. Comizio del sindaco Raffo: “La resa dei …conti”. Ed intanto sulla cittadinanza si affaccia lo spettro del dissesto con tutte le sue drammatiche conseguenze.

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Redazione Due, Acate (Rg), 22 maggio 2016.- C’è molta attesa nella cittadinanza acatese e tra gli ambienti politici locali per il comizio pubblico che terrà questa sera alle ore 19,00 in Piazza Matteotti, il primo cittadino di Acate, Francesco Raffo, sul tema “La resa dei….conti”. Un argomento indubbiamente che si presta a “molteplici interpretazioni” anche se il tema conduttore sarà quello relativo all’analisi della disastrosa situazione economica che l’Ente Comune sta ormai vivendo da parecchi mesi. Una situazione drammatica che, a causa della mancata liquidità di cassa determinata anche dalla mancata approvazione fino ad ora del bilancio di previsione relativo all’esercizio finanziario 2015, ha paralizzato, quasi del tutto, l’amministrazione comunale la quale si trova nella totale impossibilità di pagare stipendi, fornitori e garantire i servizi essenziali compreso quello della raccolta differenziata. A tal proposito il sindaco Raffo ha incontrato ieri mattina a Modica, approfittando di un evento culturale, il Ministro Angelino Alfano per richiedere al rappresentante dello Stato una ciambella di salvataggio per il Comune, minacciando, in caso contrario, lo stato di dissesto. Una eventualità, quella della dichiarazione dello stato di dissesto, già da qualche tempo ufficiosamente paventata, che ha creato un notevole allarmismo e forte preoccupazione tra la cittadinanza. Ma cerchiamo di capire, in modo molto sintetico cosa comporterebbe per i cittadini lo “stato di dissesto”. Il dissesto finanziario di un  comune è una procedura che coinvolge sia la politica che il mondo economico-finanziario. In pratica è una procedura che crea di fatto una frattura tra la precedente amministrazione e l’amministrazione controllata, permettendo al comune in dissesto di ripartire libero dai debiti, ma libero anche dai crediti e dal suo patrimonio, che verranno ceduti per consentire la liquidazione. Tutto ciò che concerne il “pregresso” viene estrapolato dal bilancio comunale e trasferito alla gestione straordinaria che si occupa della liquidazione e che ha competenza su tutti i debiti correlati alla gestione entro il 31/12 dell’anno precedente a quello dell’ipotesi di bilancio riequilibrato, anche se venissero accertati successivamente. Ma vediamo nei dettagli cosa potrebbe accadere in caso di dissesto finanziario dell’Ente Comune. Nel momento in cui viene dichiarato il dissesto del comune, sindaco, giunta e consiglio resterebbero in carica ma verrebbero coadiuvati da una commissione espressamente designata dal Ministero degli Interni. La commissione si occuperebbe del disavanzo pregresso, mentre l’amministrazione gestirebbe il bilancio “risanato”. Fin qui apparentemente nulla di eccezionale anzi, sembrerebbe una soluzione del tutto positiva. Ma così non è. Le dolenti note arriverebbero subito dopo. In caso di dissesto finanziario, infatti, verrebbe chiesto all’Ente locale di “contribuire” al risanamento attraverso l’adozione di provvedimenti eccezionali. L’Ente dissestato, in tal caso, è tenuto ad approvare un nuovo bilancio, basato principalmente sull’elevazione delle proprie entrate al livello massimo consentito dalla legge, vale a dire che tutte le tasse comunali (IMU, addizionale comunale, TARSU) verrebbero aumentate il più possibile fino ad arrivare al tetto massimo consentito dalla legge, basato, inoltre, sul contrasto all’evasione e sul contenimento di tutte le spese. Spese comunali significa, innanzitutto, personale, la legge prevede che gli impiegati comunali devono essere nella misura di 1 su 93, pertanto da questa procedura scaturirebbero esuberi di personale che verrebbe posto in mobilità. Il comune, in caso di dichiarato dissesto finanziario, è altresì tenuto a contribuire all’onere della liquidazione in particolare con l’alienazione del patrimonio disponibile non strettamente necessario all’esercizio delle funzioni istituzionali, la destinazione degli avanzi di amministrazione dei cinque anni a partire da quello del dissesto e delle entrate straordinarie, la contrazione di un mutuo a carico del proprio bilancio. Non resterebbero immuni da conseguenze neanche gli amministratori comunali. Le conseguenze sugli amministratori, infatti, sono limitate a quelli che la Corte dei Conti ha individuato come i responsabili del dissesto imputando loro i danni per dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario. Gli amministratori così riconosciuti responsabili non potranno ricoprire, per un periodo di cinque anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali o di rappresentante di tali enti presso istituzioni, organismi ed enti pubblici o privati, quando, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, si accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. Queste in sintesi solo alcune delle conseguenze dello “stato di dissesto finanziario”. Comunque vadano le cose, per l’amministrazione e per la cittadinanza si prospettano tempi tutt’altro che sereni. La dichiarazione di dissesto finanziario, infatti, rappresenterebbe senza dubbio un punto di svolta, ma a pagarne il prezzo sarebbe ancora una volta la cittadinanza.

 

 

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