20 Aprile 2024

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Acate. “Il giornalismo ad Acate: quotidiani e collaboratori. Di Emanuele Ferrera. Introduzione a cura di Salvatore Cultraro

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Redazione Due, Acate (Rg), 9 ottobre 2021.- Un articolo un pò speciale quello che state leggendo. Tutto dedicato ai colleghi che hanno fatto la storia del giornalismo acatese. Un minuzioso lavoro di ricostruzione che si deve al carissimo  professore Emanuele Ferrera, una delle colonne portanti del giornalismo locale, sia cartaceo che digitale. Docente, in pensione, di materie letterarie presso l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri,  “Enrico Fermi” di Vittoria, il professore Ferrera ha coltivato sin da bambino la passione per la scrittura e la comunicazione. Pioniere delle prime radio private locali, è stato per tanti anni corrispondente del quotidiano “La Sicilia”. Dal 1993 ha collaborato intensamente anche con il “Giornale di Sicilia”. Con l’avvento di internet, negli anni passati, ha contribuito alla nascita della testata giornalistica online, “Acateweb”. In un momento di forti scossoni e grandi cambiamenti nella nostra categoria, il professore Ferrera ha  voluto guardare dentro le storie professionali dei colleghi acatesi e condividere con tutti  i nomi, ma soprattutto gli insegnamenti di chi negli scorsi decenni ha fatto, giorno dopo giorno, la storia del giornalismo che abbiamo ereditato. La cronaca delle loro vite e delle loro carriere è piena di aneddoti ed episodi che vale la pena lasciare come testimonianza a futura memoria. Come in un confronto di generazioni, tra chi è, cronologicamente, nativo digitale e chi invece è diventato giornalista  quando Internet era ancora di là da venire.

Il giornalismo ad Acate: quotidiani e collaboratori. A cura di  Emanuele Ferrera.

Scusate se questa volta parliamo di noi. Di quanti, cioè, da oltre quarant’anni, non cessano di informarvi prima sulla carta stampata, e da qualche tempo anche online, su fatti, “misfatti”, personaggi e curiosità del nostro microcosmo chiamato Acate. Una pagina sul filo della memoria, appassionante e minuziosa, che mettiamo a disposizione di quanti, studenti, ricercatori o colleghi, vogliano approfondire in  che modo e attraverso quali canali, “la notizia” partiva dalle nostre scrivanie assumendo “dignità di stampa”.

Il nostro viaggio inizia dal secondo dopoguerra, epoca i cui le vendite dei quotidiani erano scarse (si potevano leggere quasi solo nei circoli cittadini) e ad Acate non esistevano corrispondenti e collaboratori. Pare, però, che a fungere da semplici informatori fossero Luciano Cutrona, ex responsabile dell’Ufficio Anagrafe, e Giuseppe Stracquadaino, un proprietario terriero che diventerà anche sindaco.

Dopo la Liberazione cominciò a inviare al Sole 24 Ore, il famoso quotidiano economico, note sull’andamento dei prezzi agricoli  il commerciante vinicolo Alfio Fisichella; Enzo Maganuco, professore di Storia dell’Arte, storico e critico, studioso di tradizioni popolari, conferenziere e pittore nonché Direttore del Museo Civico del Castello Ursino di Catania, cominciò contemporaneamente la sua lunga collaborazione  con La Sicilia, che si protrasse  fino alla morte, avvenuta nel 1968.  Scriveva anche, ma nessuno è stato in grado di rivelarci su quale giornale, anche Giovanni Albani, classe 1928, che morirà prematuramente a causa di un incidente stradale alla rotatoria Cancellieri (“i quattru stratuni”).

Negli Anni Cinquanta, però, quando, ma  ancora per pochi, l’appuntamento con l’edicola comincia a diventare un’abitudine,  Acate può già contare su due validi corrispondenti. Sono due fratelli: Ignazio ed Emilio Albani. Il primo, il maggiore, inizia nel 1955 una proficua collaborazione con La Sicilia, che terminerà solo nel 1989.

“Un articolo che fece scalpore – dice  l’ex Ufficiale Sanitario e medico di base – riguardava la lotta alle mosche dichiarata dall’amministrazione comunale. La loro presenza rendeva insopportabile la vita agli acatesi, pertanto, non si sa in base a quale fondamento scientifico, sulle facciate di alcune abitazioni (ce n’erano in via Umberto e corso Indipendenza) furono  installati i   cespugli di un’erba impregnata di disinfettante, che aveva il potere di attirarle  e ucciderle. Potete immaginare le giuste  proteste dei proprietari delle case, dichiaratamente in rivolta contro quell’assurda decisione. Così come mi ricordo – aggiunge –  dei tanti pezzi di cronaca nera che riguardavano le frequenti rapine alle banche e all’ufficio postale,  che indussero il Prefetto ad interloquire con i nostri amministratori per ridare la sicurezza perduta al paese. L’articolo che non avrei mai voluto scrivere parlava, invece, della tragica morte di un bambino, finito forse per gioco sotto le ruote di un autobus dell’Ast in via xx Settembre”.

Il dottor Emilio Albani, che avrebbe aperto la prima e unica farmacia di Pedalino, collaborò invece fino alla  cessazione delle pubblicazioni, con il Corriere di Sicilia : “Iniziai a scrivere da universitario nel 1957. Mi ricordo di una polemica sorta tra me e una Giunta comunale a proposito  dell’installazione nelle civiche abitazioni dei contatori idrici. Io, in un articolo, sostenevo che fosse un aggravio inutile per i cittadini e sarebbe stato più opportuno prodigarsi per la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. Avevo ragione: non sono mai serviti a nulla perché le letture dei contatori non sono mai state effettuate!”.

“Un simpatico maresciallo della stazione dei carabinieri – aggiunge il dottor Albani – mi  chiedeva insistentemente una copia omaggio  del giornale. Io segnalavo la richiesta all’amministrazione, ma la copia non gli fu mai inviata. Finì che cessai di scrivere di cronaca nera (era il periodo delle frequenti risse di campanile tra acatesi e vittoriesi, qualche volta anche per i begli occhi di una ragazza), ma prima che il comandante fosse trasferito chiarimmo la situazione e ci salutammo cordialmente”.

Negli Anni Sessanta, complice il boom economico della ricostruzione del Paese, anche tra la popolazione acatese aumentava il desiderio di essere informati e, specialmente il lunedì con il supplemento sportivo, quasi tutte le testate andavano esaurite. Nella foto il prof. Gaetano Masaracchio (a destra) commenta su un quotidiano, assieme all’amico Giovannino Digeronimo, che vive in Puglia, i risultati della domenica.

In quegli anni era corrispondente da Acate per “Il Giornale del Mezzogiorno” di Roma l’avvocato Giovanni Alessandrello, con studio a Cologno Monzese, il quale in precedenza, dal 1958 al 1961, aveva collaborato anche con la “Sicilia del Popolo”, l’edizione regionale del giornale della Democrazia Cristiana, che cessò le pubblicazioni nel 2003.

I quotidiani che cominciano a radicarsi tra i lettori acatesi, in quel periodo, sono il Giornale di Sicilia, il più antico dell’isola, nato nello stesso anno della spedizione dei Mille, e La Sicilia di Catania, che progressivamente comincia a “rubare” copie a quello palermitano, finora scelta privilegiata.

Con una scelta suicida il primo comincia a diminuire l’impegno nella Sicilia Orientale, riducendo fino a una pagina la cronaca di Ragusa. Il corrispondente acatese dal 1957 è il prof. Emanuele Falconeri, che collabora fino al suo trasferimento a Torino, nel 1962.  “Fui sostituito per qualche mese da mio cugino – ricorda -. Quando tornai ad Acate, nel 1991, ripresi a scrivere, ma questa volta su La Sicilia. I responsabili provinciali erano prima Gianni Bonina e poi Rino Durante. Con quest’ultimo cessai la mia collaborazione: “Tra tutte le corrispondenze inviate mi ricordo di un ampio servizio sulla presenza della prima generazione di extracomunitari in paese. “Siamo dei vu campà”,  era stato intitolato, e puntava il dito sulla loro vita di stenti e le difficoltà che essi avevano di trovare una casa in affitto. Nessuno però – dichiaravano gli immigrati – aveva subìto scatti di  intolleranza, ma molti avvertivano una certa indifferenza nei loro confronti”. Insomma, “acatesi brava gente”, negli Anni Novanta come oggi.

Un altro acatese che viveva e lavorava a Gela  scriveva su La Sicilia in quel periodo. Elio Cultraro, per decenni,  fu, infatti, lo storico corrispondente del quotidiano catanese dalla Città del Golfo. La sua specializzazione era la cronaca nera. Si occupò con articoli e inchieste di fatti clamorosi.

 A cominciare dalla fine degli Anni Settanta l’esigenza  di essere informati, e di informare, ad Acate si avverte particolarmente. Le tre edicole cittadine vendono complessivamente oltre cento copie giornaliere, che lievitano il lunedì con l’inserto sportivo e quando accade qualche fatto clamoroso. Purtroppo quasi sempre di cronaca nera. In questo periodo iniziano a scrivere, in qualità di corrispondenti o semplici collaboratori, alcuni “appassionati” o “innamorati” del mestiere più bello del mondo, ancora oggi attivi sia pure online, la nuova frontiera del giornalismo che non potrà mai sostituire quella tradizionale cartacea.

 Pietro Mezzasalma, 83 anni, maestro elementare in pensione, ricorda : “Sono stato corrispondente del Giornale di Sicilia dal 1975 al 2000, della Gazzetta del Sud di Messina dal 1980 al 2000 e del Diario di Ragusa dal 1980 al 1985. Fu Vittorio Perrone, il decano del giornalismo ibleo,  che mi invitò a scrivere sul quotidiano palermitano. Il mio primo articolo parlava della nomina a presidente della locale squadra di calcio del dipendente postale Aldo Baglio. Poi fu un crescendo continuo di argomenti non solo  sportivi, ma anche  sociali, religiosi, politici e ambientali. Passione, determinazione e professionalità mi hanno sempre accompagnato in questi lunghi anni. Durante i miei anni d’insegnamento fui nominato responsabile del giornalino scolastico della direzione didattica “Capitano. Puglisi“, intitolato, Parla il nostro Cuore”, un’esperienza gratificante che durò dal 1985 al 1990”.

Per alcuni anni mi riposai – prosegue Mezzasalma – ma nel 2008 l’amico e collega Emanuele Ferrera mi coinvolse nella bella esperienza di Acateweb, che arricchivo ogni giorno con i miei contributi. Oggi, con lo stesso impegno, pubblico su Facebook i miei scritti, che corredo sempre con tante immagini, perché la fotografia è stata sempre un’altra mia passione”.

Due membri della stessa famiglia cominciano a collaborare nel frattempo con alcune testate. Sono il professore di scuola superiore e noto linguista Alfonso Leone, che invia i propri articoli sulle curiosità dell’Italiano e della grammatica a La Sicilia, e il figlio Attilio.

“Ho iniziato a scrivere  nel 1978 con un articolo sul quotidiano Il Diario di Ragusa, in cui presentavo da un punto di vista architettonico la nostra  Chiesa di San Vincenzo – ricorda il più giovane -. Ho continuato per alcuni anni come corrispondente da Acate, insieme con Pietro Mezzasalma, per lo stesso giornale. Poi sono passato al quotidiano La Sicilia, dapprima quale corrispondente da Monterosso Almo e in seguito da Acate, per diversi anni.

Ho collaborato saltuariamente con altre testate, fra cui Il Giornale di Sicilia e Il Giornale del Sud, che si  pubblicò  a Catania dal 4 giugno 1980 al 14 novembre 1982. Ho scritto anche,  sino al 2014, sul settimanale diocesano di Oristano, L’Arborense.

Più di recente ho pubblicato articoli per testate giornalistiche online. Su Sardinia in ho pubblicato un articolo riguardante i  “Comportamenti socio-linguistici nelle due maggiori isole mediterranee”. Attualmente affido i miei scritti alla pagina Facebook denominata Centro Viscarano di studi storici. Ho sempre amato – conclude Attilio Leone – la trattazione di argomenti che possano permettermi di spaziare in ambito storico”.

Qualche anno dopo La Sicilia di Catania apriva le porte ad un altro collaboratore, Emanuele Ferrera,  insegnante di scuola superiore in pensione : “A scuola sceglievo sempre i temi di attualità. Mi ricordo che  il mio primo “articoletto” commentava il match di pugilato  Benvenuti-Griffith, che nell’aprile del 1967 valse all’italiano la corona mondiale dei pesi medi (giornalino del circolo universitario di Acate).   Fu il dottor Ignazio Albani, alcuni anni dopo,  che segnalò il mio nominativo all’allora responsabile della cronaca di  Ragusa, Salvatore Basile, un uomo d’altri tempi di cui ricordo ancora il tratto gentile e umano, il quale non faceva per niente pesare il suo ruolo. Era il luglio del 1979, dovevo compiere ancora 24 anni,  e scrivevo che ad Acate il Consiglio comunale aveva approvato finalmente  l’istituzione della seconda farmacia (del dottor. Fasiol). Iniziò cosi un rapporto quotidiano con la redazione di Viale Odorico da Pordenone, che si allentò solo nel settembre 1982, quando mi dovetti trasferire per insegnare in provincia di Torino. Fu un triennio intenso che mi  vide impegnato su tutti i fronti della cronaca.  Tra le varie corrispondenze ebbe risonanza nazionale quella   riguardante un malaugurato incidente domestico che provocò la morte di una bambina in tenera età.

Tanto per non perdere l’abitudine, in Piemonte mi misi a collaborare con un periodico (Rivoli 15) inviando al  quotidiano catanese qualche pezzo sulla presenza degli editori siciliani al   “Salone del  Libro”.

Ritornato ad Acate – prosegue Emanuele Ferrera – nel 1989 ripresi la collaborazione con La Sicilia, la cui pagina ragusana era stata  affidata nel frattempo a Gianni Bonina, un giornalista con la schiena dritta e dal forte temperamento, che mi gratificò sempre, nonostante qualche visione differente dei fatti. Originario di Adrano, rivoluzionò le pagine del giornale e mi consentì di scrivere a mio piacimento. Di quel periodo ricordo i  “pezzi” riguardanti la storia e la lingua della nostra comunità ed uno sulla presenza di un giovane e del defunto comandante della Polizia Municipale, Calogero Burruano, ad un noto programma  televisivo nazionale. La collaborazione con la Sicilia terminò nel dicembre 1992 e nel gennaio successivo iniziai a collaborare con il Giornale di Sicilia”.

“Il quotidiano di Palermo in quel periodo era intenzionato a rinverdire gli antichi fasti e così ampliò la foliazione delle pagine provinciali  “rubando” progressivamente tantissime copie a La Sicilia, grazie ad un team di collaboratori coordinato da Concetto Iozzia, il migliore, sotto ogni aspetto, tra i caporedattori con cui dialogavo giornalmente. Fino al 2014 pubblicai sul GDS una miriade articoli in un contesto di grande serenità che aumentava progressivamente il mio entusiasmo. Non mancarono – ricorda ancora Ferrera –  le tragedie che colpirono piccoli e adulti  in quel lungo periodo, i concreti atti di solidarietà della popolazione acatese, le accese dispute politiche e i tanti fatti curiosi: uno per tutti l’indefesso impegno di un anziano che inviava lettere alle Istituzioni per la soluzione dei problemi acatesi (e perfino a papa Giovanni Paolo II).

“Ma come  tutte le cose belle anche la collaborazione con il Giornale di Sicilia si concluse, mentre proseguiva quella con Acateweb, che si esaurì quando il sito, nel 2014, chiuse i battenti “per sfinimento”. Poi –  conclude Ferrera – in un rigurgito di passione  ho pubblicato sporadicamente qualche riflessione sulla  pagina Facebook del collega Pietro Mezzasalma. Recente, invece, un “ritorno di fiamma”, o “alle origini”, su La Sicilia, con degli articoli tesi a recuperare quella memoria storica del nostro paese ancora non sufficientemente approfondita e dalla quale non si può prescindere per conoscere meglio il presente”.

La piacevolissima ed appassionante “avventura” giornalistica di Salvatore Cultraro,  insegnante e apprezzata guida turistica delle nostre vestigia storiche, iniziò circa 37 anni addietro: “Quasi casualmente – ricorda –   nel lontano luglio del 1984. A darmene l’occasione è l’amico Pietro Mezzasalma, il quale dovendosi trasferire a Marina di Acate per le vacanze estive e non volendo lasciare scoperte le corrispondenze da Acate che lui seguiva già da tempo per il Giornale di Sicilia,  mi chiese se avessi voluto sostituirlo per il periodo estivo.  Accettai con titubanza, pensavo di non essere all’altezza del compito. Non sapendo cosa scrivere per il debutto, come primo articolo, scelsi una recensione storica sul nostro ex Convento dei frati Cappuccini”.

“Dopo poco tempo da aiutante  dell’amico Pietro divenni titolare quale corrispondente da Acate per il Giornale di Sicilia in quanto lui aveva optato per un altro quotidiano regionale, la Gazzetta del Sud. Fu una bellissima esperienza anche se molti disconoscono le difficoltà che dovevamo affrontare noi “giornalisti” dell’epoca. Non esisteva Facebook, né altri media, non esistevano le fotografie digitali ma le pellicole fotografiche,  non esisteva internet. Le notizie le scrivevamo a mano con la penna su delle striscette di quaderno, calcolando ad occhio lo spazio che ci veniva richiesto dalle redazioni, quindi si telefonava al Centralino, l’indimenticabile “10”, chiedendo una “R” (Richiamata) dalla redazione.

Altro capitolo le immagini a corredo dei “pezzi”:  una vera sofferenza!  Le foto le dovevamo spedire  con il “treno” dalla stazione di Acate con il “postale” delle 11 per Palermo. Certe volte approfittavo della generosità di alcuni amici acatesi, dipendenti dell’ex petrolchimico di Gela (ANIC), i quali quotidianamente si recavano al lavoro partendo con un pulmino da Acate fino alla stazione ferroviaria, dove attendevano il treno per Gela. La foto era inserita in un busta, il cosiddetto “Fuori sacco”, che un addetto del giornale avrebbe ritirato una volta arrivato il treno a Palermo. Un iter complesso e faticoso, che all’epoca, come ancora oggi, si supera grazie alla passione e non per avere certo una remunerazione”.

“Pietro Mezzasalma,  qualche tempo, dopo propose anche a mia moglie Ermelinda  di avventurarsi anche lei nel complesso mondo del giornalismo, chiedendole di collaborare con lui, quale vice corrispondente da Acate per la Gazzetta del Sud. Ci siamo così ritrovati all’improvviso, “concorrenti giornalistici” in famiglia. Io a scrivere scrivevo per il Giornale di Sicilia e mia moglie per il quotidiano messinese. Il “confronto domestico”, tuttavia, durò poco, in quanto per divergenze con la redazione di Palermo, ben presto mi sono ritrovato a collaborare anch’io con la Gazzetta del Sud, questa volta come vice di mia moglie. Ma  questo “vicariato” fu breve in quanto, avendo ottenuto mia moglie una cattedra d’insegnamento in Emilia, mi cedette la titolarità”. Dell’esperienza alla Gazzetta del Sud, conservo un bellissimo ricordo – aggiunge Salvatore Cultraro –  per la grande disponibilità e gentilezza dei colleghi sia della redazione di Messina che di quella di Ragusa. La mia lunga collaborazione con la carta stampata si conclude con l’approdo al quotidiano, “La Sicilia” caratterizzato da un’altra splendida collaborazione, questa volta con la vice redattrice di Ragusa, Franca Antoci. Dopo alcuni anni, con rammarico, dovetti abbandonare anche questa collaborazione per il mio improvviso trasferimento in provincia di Modena per motivi familiari”.

“E se si chiudeva la collaborazione con la carta stampata se ne apriva un’altra,  immediatamente, con i nascenti giornali on-line. Le prime esperienze on-line sono  state con la testata giornalistica locale AcateWeb, diretta dall’amico Emanuele Ferrera e con il sito I 4Canti, che in precedenza aveva pubblicato anche un giornalino cartaceo. Successivamente, grazie all’invito di un altro carissimo amico, Giovanni Spada, ho iniziato a collaborare, e ancora oggi collaboro,  con la testata on-line nazionale Italreport. Ma in questo lungo arco di tempo ci sono state tantissime altre esperienze giornalistiche minori, ma non per questo meno gratificanti, quasi tutte espletate insieme al caro amico Emanuele Ferrera”.

“Per quasi 10 anni abbiamo effettuato Corsi di Giornalismo, promossi dalle varie amministrazioni comunali, per gli alunni della Direzione Didattica “Puglisi” e della scuola media “A. Volta” oltre ad aver curato varie pubblicazioni realizzate da giovani acatesi sempre in attività integrative comunali. Infine ho avuto  anche una breve esperienza “televisiva” con l’emittente privata di Comiso, “Free TV”, quale Direttore, insieme all’allora cameraman acatese, Emanuele Cirnigliaro. Un incarico che dovetti abbandonare ancora per motivi familiari”.

“I cronisti quasi sempre,  nelle notizie che riportano,  parlano di avvenimenti che riguardano  altre persone, siano esse notizie di cronaca, di attualità, di sport, cultura o altro. Raramente, o addirittura forse mai, parlano o raccontano  di se stessi. Purtroppo anni addietro, mi è capitato di “dovermi raccontare” quando, a causa della mia temporanea permanenza in Emilia Romagna, fui drammaticamente coinvolto, con la mia famiglia, nello spaventoso sisma che colpì parte della provincia di Modena il 20 e 29 maggio del 2012. Momenti di vero e proprio terrore, quando davvero ti ritrovi per ben due volte, “faccia a faccia con la morte”. Qualcosa che avrei voluto rimuovere dalla mia mente e che invece, su invito dell’amico Emanuele Ferrera, documentai dettagliatamente in un articolo  per il sito web da lui diretto: Acateweb. Un articolo che non avrei mai voluto scrivere!”.

“In 37 anni, però,   di belle notizie ne ho scritte tantissime e le belle notizie sono quelle che un cronista ama sempre dare. Penso che qualsiasi corrispondente si augura  di parlare sempre  bene della propria cittadina, ma non sempre i fatti sono “positivi”. Tra le tante notizie della prima tipologia quella che mi ha fatto più piacere rendere pubblica è stata l’inaugurazione, e finalmente la riapertura al pubblico, della Villa Margherita, dopo decenni di “fatti” e “fattacci”, costruzioni ed immediate demolizioni, recinzioni con lamiere esteticamente inguardabili, erette per proteggere e nascondere una vera e propria discarica in pieno centro storico”. A questo bisogna aggiungere il veto posto dalla Sovrintendenza ai Monumenti, la quale non voleva che si riedificasse una villa comunale davanti allo storico Castello dei Principi di Biscari, per non coprirne la facciata. Per fortuna la Villa si è potuta completare, riportandola quasi al volto originario. Pertanto è stato un sollievo darne notizia, evidenziando tutto lo splendore della nuova Villa con luci variopinte e giochi d’acqua che fuoriuscivano dalla sua vasca principale (anche se ora…). Una notizia che oggi sicuramente non darei più omettendo l’esistenza dello spazio verde, considerato lo stato pietoso in cui è stato nuovamente ridotto”.

Per una breve stagione collaborò con La Sicilia anche l’ingegnere Giuseppe Di Natale : “Ho scritto dal 1996 al 1998 – ricorda – cessando il mio rapporto con il giornale catanese quando mia moglie fu eletta sindaco. Mi occupavo di tanti argomenti, tra cui lo sport e in particolare il calcio. Quando la domenica la Polisportiva Acate giocava in casa l’impegno era oneroso e se non potevo essere presente per entrambi i tempi mi avvalevo delle note che già avevano appuntato i colleghi Ferrera e Cultraro”.

Fu breve anche la collaborazione con la Gazzetta del Sud di Giuseppe Lorefice, che oggi insegna materie letterarie al Nord Italia. Appassionato di archeologia, non poteva che approfondire nei suoi articoli alcuni aspetti interessanti del nostro territorio.”La mia esperienza di corrispondente pubblicista della Gazzetta del Sud è durata un quinquennio, dal 2002 al 2007. “Devo l’inizio di quella splendida avventura-ci racconta- ad un invito da parte dell’amico Salvatore Cultraro, che in quel periodo passava alla corrispondenza con La Sicilia, lasciando senza cronaca acatese le pagine della Gazzetta. La mia passione per la scrittura ha avuto così la possibilità di arricchirsi di un’esperienza del tutto nuova e impensata, ma anche molto formativa, interrotta solo per esigenze di conclusione degli studi universitari. Ricordo vivamente come la veste giornalistica mi consentisse facilmente di avvicinarmi agli ambienti e ai personaggi della politica locale. Il ruolo mi consentiva di essere presente in tutte le occasioni più importanti della vita paesana e questa cosa mi riempiva di orgoglio e di voglia di continuare. Non mancavo di occuparmi di situazioni ed episodi meno canonici della cronaca cittadina, come per esempio l’intervista personale che condussi
al frontman dei Tinturia in occasione della loro esibizione per un San Vincenzo. Tra i pezzi più eclatanti, lanciati addirittura in prima pagina, ricordo la cronaca di un furto in un magazzino acatese con conseguente inseguimento e speronamento dei malviventi ad opera dell’imprenditore derubato. La mia voglia di denunciare le cose che non funzionavano bene e che arrecavano disagi o danni ai compaesani mi attirò qualche antipatia, ma la circostanza non mi preoccupava affatto. Per esempio, le lunghe e interminabili code che allora si formavano quotidianamente alle Poste mi valse un chiarimento “edulcorato” (e ci mancherebbe altro!) dell’allora direttrice locale. In altra occasione, la cronaca di un disagio di una anziana signora (mia nonna!) provocato da un disservizio della Guardia
Medica fece scattare nei giorni seguenti un controllo ispettivo della sede locale. Mi sentivo in dovere di dare voce a tutti, sicuro che anche un piccolo articolo pubblicato costituisse una formidabile cassa di risonanza per migliorare un servizio nel mio paese. Come in tutte le cose belle, anche qui c’era il rovescio della medaglia: mi
annoiava mortalmente la cronaca sportiva, quando la domenica pomeriggio dovevo assistere alle partite di calcio della prima squadra acatese!! Fortunatamente, ad un certo punto, con l’amico e collega Emanuele Ferrera trovammo una soluzione congeniale per alleviare il peso di quelle domeniche calcistiche (ovviamente, per rispetto
dell’amico, tacerò!!)”

E oggi? A collaborare proficuamente  con La Sicilia è una donna, l’insegnante, Valentina Maci. Ma questa è una storia…ancora tutta da scrivere.

Gli altri quotidiani isolani, Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud, che hanno chiuso  da qualche anno (per motivi di bilancio) le  redazioni provinciali, non dispongono più di corrispondenti. Una figura questa destinata a scomparire perché le testate tagliano gli organici e un’intera pagina provinciale si regge sul lavoro (durissimo) di due o tre redattori. D’altronde è finito il tempo del giornalista (ci sono ancora rare eccezioni) “talpa di città”, sguinzagliato alla ricerca di spunti interessanti ed iniziata da un pezzo  la fase del giornalista “comodo”, che riceve i comunicati stampa e che  non conosce esattamente, spesso, luoghi, personaggi e circostanze dei fatti.

Un segno dei tempi che prelude forse alla scomparsa della carta stampata, alla quale ovviamente, auguriamo lunga vita.

 

 

 

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