19 Aprile 2024

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Acate. Mestieri scomparsi: il carrettiere.

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Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 2 marzo 2019.- Recuperare i vecchi mestieri locali coinvolgendo nel contempo i giovani. Potrebbe esse questo un valido progetto da portare avanti, in modo particolare nelle scuole, avente appunto lo scopo di ripristinare l’antica arte della costruzione dei tipici carretti siciliani. I giovani interessati all’apprendimento di tale arte, pertanto, potrebbero lavorare insieme agli anziani, alla riscoperta delle tecniche costruttive del mezzo di trasporto locale più diffuso fino al dopoguerra, strettamente legato alla nostra cultura contadina. Un progetto simile era già stato sperimentato nel lontano 1988 nell’ambito delle “attività lavorative per gli anziani”, con la realizzazione da parte di due esperti artigiani locali, l’ebanista Giovanni Albani e l’esperto in pittura e scultura del legno, Vincenzo Tidona, di un caratteristico “carretto”, magnificamente dipinto ed intarsiato, completo in tutti i suoi particolari, con raffigurati, lateralmente, alcuni quadretti sull’antica leggenda relativa alla vita di San Vincenzo Martire. Carretto che ancora oggi fa bella mostra di se nell’androne dell’ingresso Nord del castello dei Principi di Biscari, quale interessante attrattiva per i numerosi turisti che settimanalmente visitano l’antico maniero. I caratteristici “carretti”, oggi nell’era dei tir, veri e propri reperti da museo, in passato rappresentavano per Acate una importante fonte di guadagno. Costruiti in legno robusto e resistente in modo da poter trasportare persone e merci, facevano la spola quotidianamente tra Acate ed i centri limitrofi.  Già verso la  mezzanotte i “carrettieri”, che generalmente lavoravano in proprio, dopo aver sistemato il cavallo, incominciavano a caricare la merce, in prevalenza, vino, olio, grano, carrube e frasche. Quindi alle prime luci dell’alba ci si metteva in viaggio verso i paesi vicini, intonando dolci nenie che si concludevano sempre con un incitamento al cavallo. Una delle nenie più gettonate era questa:

Lu suli si nni va

dumani torna

ma vui figliuzzu

nun utrnati cchiù.

Lu suli si nni va

dumani torna

si mi nni vaju jò

nun tornu cchiù

 

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