26 Aprile 2024

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Acate. I lavori di ristrutturazione al Collegio di Maria ed al Castello dopo il sisma del 1693.

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Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 22 febbraio 2019.- 1693 l’anno del grande Giubileo indetto, per l’otto dicembre, da Papa Innocenzo XII ma anche l’anno del disastroso terremoto delle ore quattordici dell’undici gennaio, preceduto da una forte scossa due giorni prima, il nove gennaio, che distrusse tutta la Sicilia Orientale, provocando la morte di migliaia di persone. Anche il piccolo borgo di Biscari (antico nome di Acate) subì ingenti danni con la quasi totale distruzione delle abitazioni private e dei monumenti. In base a quanto riportato nei registri parrocchiali dell’epoca, i morti sarebbero stati circa duecento, di cui, ben undici persone rimaste sepolte sotto le macerie della Chiesa Madre. Gravi danni subì anche la Chiesa di Sant’Agata, ubica nell’attuale via Duca D’Aosta, come si evince dall’atto di fondazione del Collegio di Maria, riportato da don Rosario Di Martino nella sua opera,” Biscari e il suo Martire che sorride”-dicembre 1996: ”Giorno tre maggio seconda indizione 1739. Fondazione per la riedificazione e l’ampliamento della Chiesa, dedicata a Sant’Agata, esistente in terra di Biscari, diroccata a causa del terremoto avvenuto in questo Regno di Sicilia nell’anno 1693…” (Archivio di Stato di Palermo- La Gancia-Notai defunti-vol.6527-VI stanza). Anche l’imponente Castello dei Principi di Biscari, subì notevoli danni, ancora oggi visibili con la totale mancanza del piano superiore di una parte del prospetto Nord e di tutta l’ala destra, quella soprastante i magazzini, locali che attualmente ospitano la Sala Conferenze. Indubbiamente la parte più colpita dal sisma, tanto da indurre i Paternò Castello a sistemarla alla meglio senza più ricostruirla. Dove i danni furono più lievi, invece, si intervenne gradualmente, dopo qualche anno, con opere di ristrutturazione. Compito gravoso che toccò portare a termine, con grande dispendio di denaro, ad Ignazio Paternò Castello, III Principe di Biscari. Ignazio, infatti, come si legge nella citata opera di Don Rosario Di Martino, stipulò, a Biscari, un contratto di lavoro, registrato dal notaio Antonino Garaffa, con alcuni mastri scalpellini di Comiso. “ Il giorno ventisette dicembre VI ind. 1697. Il Mastro Rosario Brancato….il Mastro Giovanni Battista Girlando e il mastro Stefano Lo Jacono della terra di Comiso…a me notaro conosciuti… pronunciando giuramento…promisero, promettono, si obbligarono e si obbligano al presente contratto… L’Illustre Don Ignazio Paternò, Principe della terra del Biscari…nel suo palazzo vuole farci dui balconi, cioè uno di quattro cagnoli e l’altro di tre, una porta di sala, tre finistruni, et una finestra….” (Archivio di Stato di Modica- Fondo notarile di Biscari, n.1 vol. 8). Elementi architettonici, questi, crollati durante il terremoto.

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