19 Aprile 2024

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Roma, Crollo sul Lungotevere. Federarchitetti: “Ripristinare fascicolo di fabbricato”

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ROMA – Sul crollo, lo scorso venerdì 22 gennaio, di parte di un edificio a Roma sul Lungotevere Flaminio, che avrebbe potuto causare una tragedia, interviene Federarchitetti Roma. L’associazione dei liberi professionisti chiede che sia ripristinato l’obbligo del “fascicolo di fabbricato”, ossia il documento che racchiude la storia di ciascun edificio e gli interventi, ordinari e straordinari, che questo ha subito nel tempo. Un importante strumento di prevenzione dei rischi di tragedie come quella che avrebbe potuto verificarsi la settimana scorsa.

Scrive il presidente di Federarchitetti Roma, l’architetto Giancarlo Maussier: “Proprio a Roma, il 16 dicembre 1998, la cronaca dovette registrare un altro crollo, quello di un intero palazzo in via di Vigna Iacobini, che provocò la morte di 27 persone, tra cui cinque bambini.
All’indomani di quel crollo il Comune di Roma, con una lungimirante e tempestiva delibera del 4/11/1999 istituì il “Fascicolo del Fabbricato”, un utilissimo strumento per conoscere la storia dell’edificio e degli interventi di manutenzione ordinaria e/o straordinaria che si sono succeduti negli anni, ma anche la sua consistenza, strutturale e non solo. Si trattava di uno strumento formidabile, una carta d’identità dell’immobile, nella quale venivano puntualmente indicate tutte le caratteristiche costruttive, strutturali, manutentive e urbanistiche di esso, che consentiva ai tecnici interpellati per interventi di varia natura e dimensione, di progettarli e calibrarli tenendo conto di tutte le condizioni dell’edificio all’interno del quale si andava ad intervenire, uno strumento che quindi poteva contribuire a prevenire crolli come quello del Lungotevere Flaminio”.

Ecco la lettera:

IL CROLLO SUL LUNGOTEVERE – IL PREZZO DELLA SEMPLIFICAZIONE

Il disastroso crollo di Roma dovrebbe fare riflettere sull’opportunità di ripristinare il “Fascicolo del Fabbricato” e la figura del Direttore dei Lavori, ingiustamente sacrificata, oltre all’obbligo di comunicare la Fine Lavori.

Al momento di scrivere questo articolo non sappiamo, anche se le immaginiamo, quali siano state le cause del crollo di una porzione consistente di un palazzo di Roma, né quali responsabilità verranno accertate, ma non possiamo tuttavia tacere su alcuni aspetti usi e consuetudini che prescindono da esse.

Lasciamo quindi ai Consulenti della Procura della Repubblica, che sta indagando sul grave fatto, il compito di accertare le cause del crollo e di permettere quindi alla magistratura di risalire alle responsabilità individuali, ma non possiamo non ricordare che proprio a Roma, il 16 dicembre 1998, la cronaca dovette purtroppo registrare un altro crollo, quello di un intero palazzo in via di Vigna Iacobini, che quella volta provocò la morte di 27 persone, tra cui cinque bambini.

All’indomani di quel crollo il Comune di Roma, con una lungimirante e tempestiva delibera del 4/11/1999 istituì il “Fascicolo del Fabbricato”, ancor prima che la Regione Lazio provvedesse poi nel 2002 a dare ai Comuni la facoltà di istituire anch’essi tale importantissimo documento, un utilissimo strumento per conoscere la storia dell’edificio e degli interventi di manutenzione ordinaria e/o straordinaria che si sono succeduti negli anni, ma anche la sua consistenza, strutturale e non solo. Si trattava di uno strumento formidabile, una carta d’identità dell’immobile, nella quale venivano puntualmente indicate tutte le caratteristiche costruttive, strutturali, manutentive e urbanistiche di esso, che consentiva ai tecnici interpellati per interventi di varia natura e dimensione, di progettarli e calibrarli tenendo conto di tutte le condizioni dell’edificio all’interno del quale si andava ad intervenire, uno strumento che quindi poteva contribuire a prevenire crolli come quello del Lungotevere Flaminio.

Federarchitetti Roma fu all’epoca tra i sostenitori del Fascicolo, partecipando, con un proprio rappresentante, l’arch. Renzo Oscar Amato, alla Commissione istituita dal Comune per lo studio e l’aggiornamento di esso, ma di questo argomento conserviamo purtroppo l’amaro ricordo di una sconfitta legato all’iniziativa del Presidente di Confedilizia, avv. Sforza Fogliani, che ottenne, con un ricorso al TAR Lazio, la cancellazione del Fascicolo del Fabbricato. In quell’occasione l’avvocato Fogliani, dalle pagine locali del Messaggero del 15/11/2006 rivolse anche una grave offesa all’intera categoria dei colleghi arrivando ad affermare che il Fascicolo del Fabbricato sarebbe stato istituito “… per compiacere professionisti senza lavoro …” (sic), e costringendo chi scrive ad una immediata presa di posizione e richiesta di scuse con una lettera di protesta prontamente pubblicata nelle stesse pagine locali del quotidiano il 19/11/2006.

Alla luce di quanto accaduto riteniamo che tale improvvida iniziativa ha forse procurato soddisfazione all’avvocato Fogliani, e a qualche altro proprietario di immobili, e il risparmio di qualche denaro, ma ha certamente arrecato un danno gravissimo sul fronte della sicurezza degli edifici e, in definitiva, alle persone, la cui incolumità può essere messa a rischio da interventi edilizi che non tengono nel giusto conto le condizioni del fabbricato.

Auspichiamo quindi che l’obbligo del “Fascicolo del Fabbricato” venga immediatamente ripristinato, almeno per gli edifici privati, con un nuovo provvedimento di Legge, al quale siamo fin da ora disponibili a collaborare.

Per quanto riguarda invece gli aspetti amministrativi, ovvero il titolo abilitativo che precede, o dovrebbe precedere l’inizio dei lavori di manutenzione straordinaria, è opportuno ricordare che la C.I.L.A. (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) che a Milano si chiama C.I.A.L., prevede, ai sensi dell’art. 6 del D.Pr 380/01 e s.m.i., la presentazione al Comune di una semplice comunicazione relativa ai lavori da eseguire, corredata, tra gli altri, dall’indicazione del nominativo dell’impresa, da una relazione tecnica e da elaborati grafici, a firma di un tecnico abilitato, ma non prevede, o meglio non prevederebbe la nomina del Direttore dei Lavori, e, in questo caso, il condizionale è d’obbligo, visto che invece il Comune di Roma, nella modulistica predisposta per la presentazione di una CILA prevede l’indicazione del nominativo del Direttore dei Lavori e la sua firma per l’accettazione dell’incarico.

Riteniamo utile segnalare, a questo proposito, che in nome della semplificazione lo schema di disegno di Legge Brunetta-Calderoli (“disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese … ecc.”) approvato dal Consiglio dei Ministri del 12/11/2009 all’art. 6, ex art. 7, prevedeva che i lavori di manutenzione straordinaria che non andassero ad interessare le strutture portanti di un edificio fossero considerati “attività edilizia libera” per i quali non veniva richiesto alcun titolo abilitativo, ma una semplice comunicazione contenente l’indicazione dei lavori da eseguire e del nominativo dell’impresa, e quindi la totale esclusione del tecnico dal processo edilizio, la cui gestione sarebbe stata affidata al committente/proprietario e al titolare o alle maestranze dell’impresa. Una vera assurdità, un colpo micidiale alla pubblica incolumità e alle professioni tecniche ingiustamente sacrificate sull’altare della semplificazione. Fu grazie al tempestivo e pressante interessamento di Federarchitetti, portato avanti dalla sezione di Roma, su delega dell’allora Presidente, arch. Paolo Grassi, che, in sede di conversione del Decreto Legge, fu accolto, sia pure parzialmente, un nostro emendamento che prevedeva appunto, a tutela della pubblica incolumità, la restituzione al professionista del ruolo e delle responsabilità che gli competono, anche se non è stato previsto l’obbligo di nominare il Direttore dei Lavori .

Riteniamo quindi che, anche alla luce dei recenti fatti di Roma, tale obbligo sia ripristinato per legge, unitamente all’obbligo di comunicazione della Fine Lavori, nell’interesse della collettività e della pubblica incolumità, anche per prevenire il rischio che un impresa assuma in corso d’opera iniziative, o esegua lavorazioni, anche in variante al progetto, senza quelle adeguate cautele che solo un tecnico preparato può garantire.

Arch. Giancarlo Maussier

(Presidente della sezione di Roma di Federarchitetti )

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