18 Aprile 2024

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Greenpeace scrive a Renzi sulle trivelle. Continua l’azione nel mare di Sicilia

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Roma, 14 ottobre 2014 – Greenpeace ha spedito un fax al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi – e per conoscenza ai ministri dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e dello Sviluppo Economico, Federica Guidi – per informarlo dell’attività di protesta in corso dalle prime ore di questa mattina presso la piattaforma Prezioso di ENI Mediterranea Idrocarburi, nel Canale di Sicilia, al largo della costa di Licata (Agrigento).«Gli obiettivi principali dell’azione – è scritto nel fax – sono il decreto così detto “Sblocca Italia”, con il suo articolo 18 (che prevede misure che sbloccano le attività di prospezione ed estrazione di idrocarburi nei mari italiani), e la Valutazione d’Impatto Ambientale positiva concessa al progetto “Offshore Ibleo”, riguardo alla quale Greenpeace ha prodotto un rapporto che dimostra la lacunosità e l’approssimazione della decretazione in questione. Contro questo provvedimento, Greenpeace e una larga coalizione di governi locali e associazioni ha inoltre promosso un ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio».

Sempre nel fax spedito al Presidente del Consiglio, Greenpeace ricorda la natura pacifica e non violenta della sua azione: «Con questa protesta gli attivisti non intendono impedire la produzione del sito, danneggiarne o comprometterne alcuna struttura/parte, mettere a repentaglio l’incolumità di quanti operano sulla struttura. Gli attivisti di Greenpeace hanno già realizzato attività di questo stesso genere in passato. Possiamo garantire che sanno come operare senza interferire con i sistemi di sicurezza dell’impianto».

Piuttosto, gli attivisti vogliono dare voce ai “comitatini” (secondo definizione usata dallo stesso Renzi), cioè a quella crescente rete di cittadini sempre più preoccupati per la deregulation delle trivelle, e chiedono che il Governo si confronti quanto prima nel merito dei motivi della protesta con Greenpeace. Il fax si chiude ricordando al Presidente del Consiglio e ai ministri, gli stretti legami tra il modello di sviluppo basato sui combustibili fossili e i disastri causati dai cambiamenti climatici: «È inutile piangere i morti e i danni a Genova, se non si ha il coraggio e la responsabilità di cambiare verso alle politiche energetiche e ambientali».

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