EMERGENZA FUMAROLE
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Ci risiamo. Con la nube tossica che “avvolge” il litorale della fascia trasformata. L’ennesimo scempio che si consuma, oramai da anni, nel litorale ragusano. Una prassi tristemente consolidata, di pochi, per fortuna, agricoltori fuorilegge, che smaltiscono in maniera illecita con un danno irreparabile all’ambiente cumuli di rifiuti agricoIi. I tubicini in PVC per l’irrigazione, semenzai in polistirolo, contenitori vuoti di diserbanti e pesticidi e teli in plastica fanno la fine meno auspicabile che si possa immaginare: vengono bruciati sprigionando enormi quantità di fumi tossici. Le colonne di fumo nero sono visibili a decine di chilometri di distanza, eppure generalmente passano nell’indifferenza più totale. Questa volta sono i campeggiatori di Punta Braccetto, il cui territorio è diviso a metà tra i comuni di Santa Croce e Ragusa a chiedere controlli serrati.
“Questo lembo di Sicilia – spiegano – cosi’ bello dal punto di vista naturalistico con delle spiagge favolose, viene costantemente deturpato. Non possiamo, di certo, continuare a respirare veleni. Andremo via da questa provincia”. Una pessima recensione in un momento in cui l’economia turistica è a picco. I controlli della polizia provinciale ben vengano. Ma adesso è arrivato il momento di porre fine a questo scempio.
Marcello Digrandi