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Casa. Cgil e Sunia: “Decreti su edilizia popolare pubblica non rispondono a disagio abitativo”

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Roma, 29 maggio 2015 – “Positivo che dal decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che disciplina la dismissione del patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica (ERP) siano stati eliminati alcuni punti critici da noi denunciati, come la vendita in blocco e l’asta come strumento di alienazione, ma permangono forti perplessità su un processo che porterà alla riduzione delle abitazioni destinate alle fasce più deboli”. Così Cgil e Sunia, il sindacato degli inquilini affiliato alla confederazione di corso d’Italia, commentano il decreto del 24 febbraio 2015, pubblicato lo scorso 20 maggio sulla Gazzetta Ufficiale in attuazione di quanto stabilito dalla Legge 80/2014.

“Rispetto alla versione iniziale sono stati fatti passi avanti che hanno permesso di ricondurre il provvedimento a un processo che trova attuazione da tempo nei territori. Nonostante questo – proseguono Cgil e Sunia – permane la nostra preoccupazione nei confronti di un percorso in cui l’obiettivo di recuperare risorse non fa i conti con le complesse problematiche inerenti la gestione dell’edilizia pubblica”. “Siamo sempre stati contrari alla vendita del patrimonio ERP – continuano – pur riconoscendo la necessità di un processo di razionalizzazione”. Per la confederazione e il sindacato degli inquilini “in una difficile fase caratterizzata da una domanda crescente e dalla scarsità di risorse, sarebbero necessari un programma per aumentare la disponibilità di alloggi da destinare a fasce in condizione di maggior disagio e finanziamenti destinati a tale scopo: oltre 600mila domande di famiglie aventi diritto sono inevase da Comuni ed ex IACP”.
“E’ difficile pensare che quella degli alloggi pubblici sia una potenziale domanda propensa all’acquisto di abitazioni – spiegano – in quanto un terzo delle famiglie che li affitta percepisce un reddito inferiore a 10.000 euro annui. Così come non è pensabile reperire risorse adeguate alla realizzazione di nuovi alloggi dal piano di dismissione: secondo i dati diffusi il prezzo medio di vendita degli ultimi anni è stato di circa 39.000 euro”.

Oltre a questo decreto, sulla G.U. del 21 maggio è stato pubblicato il Decreto Ministeriale 16 marzo 2015 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che stabilisce i criteri per la formulazione di un programma di recupero degli alloggi ERP. Per Cgil e Sunia “l’ulteriore misura che avrebbe dovuto contrastare il dilagante disagio abitativo e, come dichiarato dal governo, rispondere al problema degli sfratti in sostituzione della proroga, permetterà di rendere disponibili i primi alloggi verosimilmente non prima di un anno”. “Peraltro – proseguono – i fondi non sembrano sufficienti a mettere in campo un concreto piano di recupero, e la previsione di stanziamento pluriennale non fa i conti con le necessità reali, urgenti e di rilevante entità”.

“In aggiunta al ritardo nella pubblicazione del decreto – sottolineano da corso d’Italia – l’iter previsto implica tempi non certamente brevi per l’erogazione concreta dei finanziamenti: le Regioni hanno 4 mesi per selezionare e verificare gli interventi da finanziare e inviare la lista al Ministero che, sulla base degli elenchi forniti assegnerà le risorse agli enti con decreto; poi toccherà nuovamente alle Regioni dare l’input a Comuni e IACP per appaltare i lavori”.
“In definitiva – concludono Cgil e Sunia – quelle che erano state annunciate come concrete e immediate forme di contrasto al forte disagio abitativo non hanno ancora prodotto concreti e immediati risultati”.

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