FDV Cgil e Tecnè: “Peggiora clima fiducia tra famiglie, lavoratori e pensionati”. 70% italiani favorevoli permanenza Unione Europea
4 min readRoma, 18 luglio – Il secondo trimestre del 2016 registra un peggioramento del clima di fiducia complessivo rispetto al trimestre precedente, in particolare tra famiglie, lavoratori e pensionati, ma la valutazione negativa sulla situazione economica dellItalia riguarda tutti e tre i campioni osservati dallindagine. E quanto emerge dalla ricerca sulla fiducia economica delle famiglie e delle imprese, realizzata dalla Fondazione Di Vittorio e dallIstituto Tecnè, relativa al 2° trimestre 2016.
Solo il 4,7% delle famiglie – secondo lo studio – dichiara di aver migliorato la propria condizione economica, a fronte di un 32,5% che dichiara di averla peggiorata.
Ma a soffrire di più è ancora una volta la popolazione a basso reddito: lavoratori dipendenti, precari, disoccupati e pensionati. Di questi solo il 3,3% dichiara di aver migliorato la propria condizione a fronte di un 43,7% che dichiara di averla peggiorata.
Anche dal lato delloccupazione calano le attese positive con giudizi che sembrano riflettere i timori, per lanno in corso, non solo per la fine delleffetto degli sgravi contributivi ma anche per il raffreddamento delle attese su crescita e domanda interna, in particolare sul versante dei consumi. Tra lavoratori, pensionati, disoccupati e precari, la quota che prevede una diminuzione del numero di occupati sale addirittura al 47,7%, in crescita del 7,4% in un solo trimestre.
70% italiani favorevoli permanenza Unione Europea
Restare o uscire dall’Unione europea? Per il 70% degli italiani intervistati non bisogna seguire l’esempio del Regno Unito, solo il 21,7% è favorevole alluscita, e l’8,3% non esprime indicazioni. E quanto emerge dallo speciale: Gli italiani e lEuropa realizzato dalla Fondazione Di Vittorio e dallIstituto Tecnè.
A favore della permanenza nell’Unione europea sono il 58,5% dei lavoratori in proprio, il 62,6% dei lavoratori dipendenti, il 78,6% dei pensionati e l’88,5% degli studenti.
Per quanto riguarda lanalisi per titolo di studio, favorevoli il 72,1% dei laureati, il 68,2% di chi ha conseguito un diploma superiore e il 68,1% di chi ha una licenza media o elementare.
I favorevoli alla permanenza nellUE sono cresciuti rispetto alle precedenti rilevazioni: 70% questanno, il 69,4% nel 2015, il 67,3% nel 2013. Leggermente più bassa, ma comunque ampia e in crescita, anche la quota degli italiani favorevoli alla permanenza nell’Eurozona: il 68,6% questanno, il 67,1% un anno fa e il 62,5% a dicembre 2013.
Nonostante cresca la quota ditaliani a favore della permanenza dell’Italia nell’Unione e nell’Eurozona, peggiora la fiducia nelle principali istituzioni europee. Il 26,1% ha fiducia nel Parlamento europeo (28,1% nel 2015 e 29,8% nel 2013). Stessa tendenza ha interessato la fiducia nella Commissione europea (22,4% questanno, 27,9% nel 2015 e 31,3% nel 2013) e nel Consiglio dell’Unione Europea (22,5% nel 2016, 28,4% nel 2015 e 32,1% nel 2013). In controtendenza solo la BCE che registra il 38,5% di giudizi positivi in questultima rilevazione, contro il 35% dello scorso anno e il 31,3% del dicembre 2013.
Tra gli aspetti positivi dello stare nellUnione ci sono le opportunità di crescita economica, il vantaggio competitivo rispetto a starne fuori e il fatto di sentirsi più sicuri perché non isolati. Di contro gli aspetti negativi riguardano elementi dindirizzo politico: la scarsa influenza dellItalia sulle decisioni, la disattenzione ai bisogni dei cittadini e la mancata promessa di un miglioramento degli standard di vita.
“Il clima di fiducia sulla situazione economica attuale e sulla sua prospettiva peggiora ancora, in particolare per i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i precari, vale a dire per tutte quelle persone che per le loro condizioni di reddito più risentono degli effetti della crisi, e anche sul futuro delloccupazione aumenta consistentemente il numero di coloro che prevedono un peggioramento“. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta i dati della ricerca sulla fiducia economica delle famiglie e delle imprese, realizzata dalla Fondazione Di Vittorio e dallIstituto Tecnè, relativa al 2° trimestre 2016.
“Risposte, quelle emerse dallindagine, – aggiunge il leader della Cgil - che riscontriamo quotidianamente nei luoghi di lavoro e negli incontri con pensionati, disoccupati, precari e giovani“.
Per Camusso: “Risulta evidente linsoddisfazione, la domanda di cambiamento e di interventi concreti, che emergono da questi giudizi, sia per quanto riguarda la necessità di politiche economiche espansive che di risposte positive alla condizione concreta delle persone, a partire dal fisco, dal lavoro e dalla previdenza, come richiesto unitariamente dalle confederazioni sindacali.
Anche per quanto riguarda l’Europa è evidente la domanda di cambiamento che emerge dai giudizi degli italiani, aggiungeil segretario della Cgil.
Il dato positivo è che le critiche non mettono in discussione la permanenza dellItalia nellUE e che, al contrario, dopo il referendum del Regno Unito, si è rafforzata. Una contraddizione solo apparente, che si spiega col fatto che gli italiani inequivocabilmente vogliono stare in Europa, ma la vogliono molto diversa da comè oggi e richiedono un cambiamento profondo sia nelle politiche, sia nel funzionamento dellUnione Europea”, conclude Camusso.