29 Marzo 2024

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Emanuele Bellio ritorna con “un’Antologica”: Opere dal 1981 al 2018 a cura di Amedeo Fusco

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Ragusa Ibla accoglie “Antologica”, personale di Emanuele Bellio, a cura di Amedeo Fusco. Si tratta di opere che vanno dal 1981 fino a giorni nostri. La mostra sarà inaugurata giorno 31 ottobre alle ore 18:00 presso l’Auditorium San Vincenzo Ferreri e sarà visitabile dal 1° novembre fino al 14 novembre dalle ore 10:00 alle 12:30 e dalle 17:00 alle 20:00, ingresso libero, chiuso la mattina di giorno 10 novembre. “Antologica” è un ritorno dell’artista nella scena culturale, dopo la pausa che va dal 1997 al 2015 dovuta a ragioni di lavoro e di famiglia. Dopo tale pausa riprende a dipingere nel 2015 e nel 2017 aderisce al Centro di Aggregazione Culturale di Ragusa, esponendo regolarmente le sue opere nelle diverse collettive ivi organizzate, tra cui “Omaggio a Frida”, mostra itinerante ospitata da diverse prestigiose sedi in Italia, “Notti al Castello” e “Iblea Generation”, dove le opere di Bellio appaiono insieme a quelle di altri artisti iblei attivi durante il periodo che va dal 1960 al 1980.

La sua necessità espressiva ha fatto sì che, una volta raggiunta la propria indipendenza economica, in quanto ultimo di sei figli maschi, perseguisse la propria inclinazione artistica e frequentasse i corsi della Scuola di Pittura Salvatore Ferma. Ѐ qui che incontra i suoi maestri di vita: Giovanni De Vita e lo stesso Salvatore Ferma. Grazie a Giovanni De Vita scopre la tecnica dell’acquerello e il valore della delicatezza e della bellezza della semplicità, mentre a Salvatore Ferma deve la ricerca, attraverso il proprio modo di vedere le cose, di ciò che vale la pena rappresentare, oltre ai vari consigli e idee. La Scuola di Pittura regala inoltre a Emanuele Bellio non solo l’opportunità per stringere amicizie fraterne e il confronto con gli altri allievi, ma anche la scoperta del piacere della pittura “en plain aire”.

I lavori di Bellio sono di tipo figurativo, in quanto è questo il linguaggio usato dall’artista per rappresentare il suo sentire. Inoltre, secondo il suo modo di vedere, il linguaggio concettuale potrebbe portare il lettore ad un’interpretazione lontana se non addirittura completamente diversa dalla chiave di lettura che si intende dare ad un’opera. Preferisce perciò esprimersi con naturalezza, ponendo l’accento sul particolare, inducendo quindi il lettore alla riflessione, grazie alla composizione, al soggetto e all’uso dei colori, dando l’opportunità quindi di cogliere la bellezza che l’artista vuole mettere in luce.

Maria-Antonietta Vitale descrive le opere di Bellio così: “Equilibrate stesure di colori che descrivono presenze naturalistiche del nostro territorio, creando un emozionale rapporto uomo-natura. Nei lavori di Emanuele Bellio emergono momenti di contemplazione del paesaggio che aprono una finestra sugli aspetti più cari in modo semplice, ma incisivo. Colori mediterranei e solari si alternano a toni cromatici tenui e intimi. Emanuele Bellio coglie il vero senso del reale, celato nelle semplici e umili “cose di tutti i giorni”. Il “fanciullino” pascoliano è presente nell’artista che è capace di commuoversi e di sperimentare ogni giorno emozioni e sensazioni nuove; osserva tutto quello che lo circonda e con spirito spontaneo elabora ed esprime la propria sintesi con un linguaggio personale e autentico.”

E poi ancora “Equilibrio, pacatezza e riflessione sono costanti delle sue opere, anche se non manca una certa vena di tristezza e di malinconia, che aiutano a capire la realtà nella sua più profonda crudezza, tutto si risolve nei colori, nelle forme con silenzioso lirismo.”

In un mondo in cui la frenesia la fa da padrona, frenesia che ritroviamo anche nei media e nella musica, che dà dunque poco spazio alla riflessione e quindi cede il passo all’istinto, visitare la mostra di Bellio o ammirare una sua opera regala un momento per recuperare una dimensione più umana, sicuramente meno veloce, ma certamente più legata a testa e cuore.

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