29 Marzo 2024

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“La famiglia al tempo del Coronavirus”.

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Vittoria. 10/04/2020
Riceviamo e pubblichiamo
STUDIO, INDAGINE E CONSIDERAZIONI DI UN ESPERTO, NEI GIORNI DI ISOLAMENTO. DI: GIUSEPPE RAFFA.

Il tempo ritrovato. Per genitori e figli. Complice la lunga permanenza a casa, i primi hanno cominciato a conoscere, ascoltare e capire cosa pensano i ragazzi, che sogni hanno e di cosa hanno paura i cosiddetti nativi digitali. Nei quali si intravvedono i prodromi di una migliore consapevolezza nell’uso delle tecnologie e di una maggiore volontà nel collaborare alle faccende di famiglia. Succede nelle case degli iblei. Dove un mese e mezzo di permanenza forzata ha già cambiato genitori ed adolescenti.
Almeno è questo quanto emerge dai risultati della mia indagine dal titolo “La famiglia al tempo del Coronavirus”, che come primo step ha toccato la provincia di Ragusa: a partire dalla prossima settimana l’azione coinvolgerà gran parte delle famiglie siciliane. Avvalendomi della preziosa collaborazione di una ventina di dirigenti scolastici e di un centinaio di docenti , io e il mio collaboratore, Giovanni Macca, esperto in statistica, abbiamo raggiunto più di 1500 genitori con figli tra 10 e i 17, 18 anni.
Ai quali abbiamo chiesto se e come il lockdown avesse contribuito a migliorare il rapporto coi figli e se questi ultimi stessero cominciando, o meno, ad utilizzare più responsabilmente le tecnologie. Il tutto attraverso un semplice questionario whatsapp i cui risultati sono automaticamente confluiti su Google moduli.
I risultati. L’82,73% del campione dei genitori ha rivelato che stare più tempo a stretto contatto coi figli è stato utile per riappriopriarsi del ruolo di primi agenti educativi della prole. Ai cinque quesiti hanno risposto più mamme (82,73%) che papà (10,86%). E’ solo un caso? Magari i padri sono oggi più impegnati fuori casa rispetto alle madri. O forse perché sono ancora tanti, troppi i papà che preferiscono rimanere periferici nella educazione dei figli? Vedremo. Di certo il grande vento del cambiamento ha cominciato a soffiare anche nelle famiglie, a partire dalle famiglie, e non solo qui da noi. E’ in atto una vera e propria rivoluzione, che diversi studiosi della educazione e dei costumi stanno mettendo in evidenza. Una rivoluzione della stessa portata di quelle firmate da Copernico, Darwin, Freud e Turing, come sostiene il filosofo italiano naturalizzato britannico, Luciano Floridi, il padre del concetto di Onlife, che cioè non c’è più alcuna differenza tra l’online e l’offline.
Se così’ è sono dell’avviso che il Coronavirus e la quarantena hanno determinato una nuova rivoluzione, la quanta rivoluzione. Che riguarda la digitalizzazione di massa, l’avvio della didattica distanza per le scuole, lo smartworking e, appunto, la famiglia. Un mutamento epocale che in tempi di normalità avrebbe chiesto un periodo molto più lungo, almeno due, forse anche tre generazioni. Un kairos, avrebbero detto gli antichi Greci. Cioè una discontinuità irreversibile, un punto di rottura. Ed anche una grossa opportunità di cambiamento.
Che da quanto emerge dai risultati della mia indagine nessuno vuole farsi sfuggire. Detto del cambio di rotta dei genitori, va poi evidenziata la virata, anzi la strambata dei ragazzi, che finalmente hanno cominciato ad apprezzare cose che prima d’ora non avevano considerato. Partecipano alle faccende domestiche, si producono in piccoli lavori che impegnano creatività e fantasia. Ce lo ha confermato il 72% delle famiglie iblee. Una roba mai vista prima.
Come il rapporto tra i giovani e le tecnologie. Niente più uso compulsivo, scomposto e deleterio della rete. I nativi digitali iblei avrebbero cominciato ad usare Internet, i social e le messaggerie con maggiori responsabilità e consapevolezza.
Lo giura il 77,70% dei genitori iblei. I giovani si starebbero anche riappriopriando del presente, in attesa di scoprire il futuro. Ciò grazie ai social, che lentamente stanno tornando ad essere quello che erano in principio, una importante rete di supporto reciproco. L’impiego massiccio di Instagram, Snapchat e Twitter non rappresenterebbe più un rifugio o, peggio ancora, una fuga di massa dalla vita reale, ma una nuova soluzione per costruire reti di solidarietà, amicizia e supporto reciproco. Un modo finalmente benefico per scacciare la solitudine ed offrire e facilitare la sensazione di comunicare come nel reale.
Insomma, nelle famiglie è scattato il primo, importante step del cambiamento. Sapremo presto se i nuovi atteggiamenti di genitori e figli verranno confermati, e si procederà versa la stabilizzazione definitiva nei rapporti a casa, oppure se tutto questo sarà stato solo un bellissimo fuoco di paglia destinato ad esaurirsi con la ripresa delle routine quotidiane.
Dr. Giuseppe Raffa, ambulatorio antibullismo Asp Rg

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