26 Aprile 2024

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Quotidiano on-line

La presa di Vittoria: La prima città d’Europa caduta per capitolazione

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Le spiagge meridionali della Sicilia, dalla foce del Dirillo a Punta Braccetto, erano presidiate dal 178° rgt ftr del col. Tommaso Franceschelli, in organico alla XVIII brg costiera. Il 178° aveva il comando a Vittoria e schierava sulle spiagge due battaglioni di fanteria: ad ovest, dalla foce del Dirillo a Capo Camarina, il 389° del magg. Roccuzzo con comando a Scoglitti; ad est, tra Capo Camarina e Punta Braccetto, il 501° del magg. Zotta con comando a Fattoria Randello. La 537a cp mitraglieri era sparsa sulla costa. L’artiglieria del settore consisteva in tre batterie da 75/27 del 21° gruppo del ten. col. Lauritana (6° rgp del col. Giustino Freda). Da ovest ad est erano schierate la 451a btr. divisa tra Casa Strasattata e Punta Zafaglione (a sud-ovest di Vittoria), la 288a a Capo Camarina (foce del fiume Ippari a sud di Vittoria), la 452a a Punta Braccetto (poco ad ovest di S. Croce Camerina).
A mezzanotte del 9 luglio 1943 migliaia di paracadutisti americani erano lanciati tra Gela e Vittoria. Prima del sorgere dell’alba del 10, il D-Day, dai posti di osservazione e controllo della costa erano avvistate in avvicinamento le navi nemiche. Immediatamente erano avvisati i comandi di battaglione, di reggimento e della brigata.
Fu avvisato anche il Ministero degli Interni:
– RAGUSA 10 luglio l943 – Telegramma per Ministero Interni /
Gabinetto – Roma – Precedenza assoluta su tutte le precedenze
nº 2425 – Gab/Stanotte numerosi paracadutisti stati lanciati territorio Acate Vittoria et altipiano Ragusa fra Genisi et Comiso alt Stamane preceduto bombardamento navale nemico effettuato sbarco levante Pozzallo et Punta Braccetto comune Vittoria alt Popolazione calmissima. Prefetto Moroni.
I militari italiani posti a difesa delle spiagge, increduli, attoniti, angosciati, videro il mare antistante a Scoglitti coperto da natanti nemici (circa 800), tra cui 11 o 12 navi da battaglia. Il comando italiano ordinò il fuoco all’artiglieria. Mentre la batteria di Capo Camarina (ai confini col settore del 501° btg) non poté sparare a causa delle munizioni non appropriate, quella di Punta Zafaglione e Casa Strasattata aprì il fuoco. Qui un artigliere, preso dal panico alla vista dell’immensa flotta nemica, tentò di fuggire e fu ucciso a colpi di pistola dal suo capitano. Prima di essere colpita e messa fuori combattimento dai cannoni navali dopo un’ora di fuoco, la suddetta batteria colpì sette imbarcazioni.
Erano circa le 4 a.m., quando due battaglioni del 179° Regimental Combat Team del col. Robert B. Hutchins sbarcavano sulle spiagge a nord-ovest di Scoglitti, incontrando una resistenza debole e intermittente. Il 1° btg del ten. col. Edward F. Stephenson sbarcò a destra, sulla spiaggia Yellow, in località chiamata Berdia, e deviò subito a sud-est, verso Punta Zafaglione e Scoglitti. Il 3° btg del t.col. Earl A. Taylor sbarcò a sinistra, sulla spiaggia Green, e puntò prima ad est, sulla SS115, poi a sud-est verso Vittoria.
Lo stato di tensione degli anziani riservisti italiani della difesa costiera, in attesa di affrontare le forze da sbarco nemiche immensamente superiori, è stata ben colta da Alfio Scuderi nel suo saggio “38 giorni di guerra in Sicilia”[1]:
“Stavolta il soldato Pluchino si strinse il sottogola dell’elmetto così forte che, pur avendo pizzicato la pelle, non s’avvide del rigagnolo di sangue che gli bagnava la guancia. Il fumo denso delle navi era giunto nella spiaggia velando il cielo, la campagna, gli occhi dei fanti.
Di colpo parecchi sbiancarono, Savasta, piuttosto agitato, si girava e si rigirava inquieto, finché, capito ch’era rimasto bloccato e non gli restava altro da fare …. si carcava il ferreo copricapo per la prima volta; era sfuggito sempre a tale supplizio, convinto che quel coso in testa gli danneggiava la capigliatura tanto più che papà suo gli aveva confidato ch’era diventato calvo per l’elmetto portato tre anni nelle pietrose trincee carsiche.
Dietro il muro a secco il timido Micieli rimaneva muto, riandava colla mente ai racconti di vita militare del suo vecchietto e tastava con eccitazione le sue rinomate tasche piene di manifestini lanciati dal nemico […].
Più in là, in posizione ridicola come un quadrupede, Vannino Marotta allungava il collo sopra il muretto e non finiva senza volerlo di dare in volgari escandescenze mescolando il sacro nome del patrono con le più profane delle sconcezze.
<<Maria! Maria>> esclamava da dietro un cespuglio di spine il sergente Di Geronimo che non si era mai sognato, in precedenza, di mettersi sotto la protezione di un santo […].
In quella calda mattinata d’estate un commilitone visibilmente impaurito chiese a Rubino fuoco con la sigaretta in bocca, ma per il tremore delle labbra ed il battere dei denti poté accontentarlo solo quando fece finire le vibrazioni con la mano.”
ufficiali-artiglieria-vittoria-rgI soldati italiani del 389° btg costiero tentarono in qualche modo di affrontare lo sbarco, ma a causa della loro netta inferiorità in uomini e mezzi, la loro resistenza fu inefficace. Nonostante ciò, il battaglione ebbe numerose perdite. Così fu esposta l’azione difensiva dal comando di reggimento a quello di brigata[2]:
Il 389° btg a Canale Mangiauomini combatte contro 500 uomini sbarcati. E’ impiegata la 4a cp dello stesso btg e la cp Casa Strasattata. Comando btg chiede invio qualche rinforzo. Questo comando non può aderire alla richiesta avendo già impegnato la cp di riserva. […] Il mare d’innanzi a Scoglitti è in parte ingombro di grossi natanti. La situazione va chiarendosi con l’aggiramento di forze nemiche da parte del Canale Mangiauomini – Berdia e da parte di Punta Braccetto – Randello. Ore 07,50: navi antistanti Scoglitti calano in mare zatteroni con direzione Scoglitti. Magg. Zotta, sempre a mezzo 389°, comunica che il nemico è sbarcato anche a Branco Piccolo. Col. Franceschelli.
Il colonnello Hutchins, comandante del reggimento americano, tirò un sospiro di sollievo quando gli giunse il messaggio radio che sulle spiagge c’era solo una leggera e sporadica resistenza. Alle 09,30 il colonnello e il suo staff raggiunsero la riva, dove gli LCP (Landing Craft Personal) affrontarono frangenti fragorosi e colpirono banchi di sabbia. Con quel mare le operazioni di sbarco di truppe e rifornimenti si rivelarono molto difficili. Ad un miglio nell’entroterra fu impiantato il primo posto di comando del 179° sul suolo siciliano, da dove diresse l’avanzata delle truppe con staffette, radio e telefono.
Le perdite inflitte nella mattina alle truppe italiane furono 187 tra morti e feriti e 800 prigionieri. I militari americani dei due battaglioni sbarcati avevano subito poche decine di perdite.
Il 3° battaglione di Taylor prese rapidamente le alture a un chilometro dalla spiaggia, si riorganizzò e puntò a tagliare la SS 115, dove all’alba si unirono ad esso 60 paracadutisti del 3°/505° PIR e tre obici della btr “C” del 456° btg d’artiglieria aviotrasportata.
A Vittoria il col. Franceschelli aveva forze insufficienti per difendere la città: la compagnia comando del 178° rgt ftr, una batteria da 20 mm[3] della 22a Legione Milizia Artiglieria Contraerea (MACA), il 458° NAP e un piccolo reparto d’artiglieria della Luftwaffe, troppo poco per contrastare un battaglione americano di mille uomini, appoggiato dall’artiglieria. I due battaglioni dipendenti, il 389° e 501°, erano stati sbaragliati nella mattinata sulle spiagge. Il comando del 178° rgt costiero comunicava che all’interno di Vittoria c’era un nucleo di paracadutisti nemici di circa 15 uomini asserragliati nei pressi di casa Andolina. Era intervenuto il 458° NAP e 15 uomini del comando reggimento, ma privi di armi di reparto non riuscivano ad eliminare i paracadutisti. Si richiedeva un carro armato di rinforzo. Le comunicazioni avvenivano per mezzo motociclista, a causa delle interruzioni delle comunicazioni telefoniche.
Il battaglione di Taylor percorse velocemente la SS 115 e passò attraverso boschetti d’ulivi e gruppi di laceri siciliani spaventati, e alle 14,40 entrò a Vittoria con l’avanguardia. C’erano, però, ancora truppe italo-tedesche in città, e appena la compagnia comando del 3° btg iniziò ad attraversarla, entrando da Via Milano, i tedeschi, nascosti dentro la scuola elementare utilizzata come alloggiamento, aprirono il fuoco con le mitragliatrici e con due cannoni contraerei.
All’insaputa di Hutchins e di Taylor, il tenente dei paracadutisti William J. Harris, prigioniero degli italiani, cercò di convincere il col. Franceschelli a capitolare, spiegando che la città era avvolta da due battaglioni supportati da abbondante artiglieria e che la resa avrebbe evitato la distruzione del centro abitato e perdite tra i civili.
Il col. Tommaso Franceschelli, nato nel 1889 a Montazzoli, paesino in provincia di Chieti, aveva partecipato al conflitto italo-turco del 1911-12 quale ufficiale di complemento. Nel 1915, allo scoppio del conflitto con l’Austria, l’ufficiale abruzzese era capitano in SPE della fanteria, partecipando valorosamente alla grande guerra e guadagnandosi una medaglia d’oro. Dopo la guerra era entrato in forza all’11° reggimento di fanteria di Forlì, nel quale aveva progredito di carriera fino al grado di colonnello. All’inizio del 1943 era stato inviato a Vittoria per assumere il comando del neocostituito 178° reggimento di fanteria, in previsione di uno sbarco nemico in Sicilia. Egli, sposato con Rina Aschi, bellissima donna di origine ebraica dagli occhi azzurri, avrebbe combattuto a fianco delle truppe naziste per contrastare l’avanzata delle truppe americane?[4]
… la cronaca completa della presa di Vittoria, prima città d’Europa a capitolare dopo lo sbarco anglo-americano, è raccontata con dovizia di particolari dai seguenti testi:

  • Anfora Domenico – Pepi Stefano, Obiettivo Biscari – 9-14 luglio 1943: dal Ponte Dirillo all’Aeroporto 504, Mursia, Milano 2013;
  • Anfora Domenico, La battaglia degli Iblei – 9-16 luglio 1943, Youcanprint, Tricase (LE) 2016.

Domenico Anfora – TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI, per copie o riproduzioni contattare l’autore


[1]- Alfio Scuderi, “38 giorni di guerra in Sicilia”, pag. 180-181.
[2]- A.U.S.S.M.E., Relazione Cronologica degli Avvenimenti del Comando della XVIII brg costiera, pag. 5
[3]- I cannoncini da 20 mm erano piazzati nei pressi della villa comunale e del Calvario.
[4]- Tratto dall’articolo di Mimma Dragani, nipote del colonnello Franceschelli, apparso sul periodico “Paese Me’”, n° 10, agosto 2009.

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