29 Marzo 2024

ITALREPORT

Quotidiano on-line

Vittoria. Aiello analizza il voto. Riceviamo e pubblichiamo

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L'on Francesco Aiello

VITTORIA – La Destra ha vinto le elezioni amministrative a Vittoria. Dal dopoguerra a oggi, non era mai accaduto. E questo risultato arriva dopo 10 anni di una amministrazione Pd, di un monocolore ininterrotto, con qualche apertura a destra e molto qualunquismo, che hanno segnato per sempre la vita della città.
Uno per uno sono stati smantellati i capisaldi della vita civile e amministrativa della Città, che ne avevano prestigiosamente accompagnato lo sviluppo, in tutta la seconda metà del Novecento. Sono caduti presidi sociali importanti, servizi sociali e istituzioni pubbliche come Amiu ed Emaia, che svettavano nella realtà siciliana come conquiste della città e della Sicilia.
Uno smantellamento organizzato con metodo da un gruppo di potere equivoco che ha prima occupato il Pd e poi l’intera struttura pubblica, annientando qualunque tendenza all’autonomia della società civile vittoriese, asservendo la rete informativa e alzando muri a difesa dell’azione amministrativa, in permanente conflitto con cittadini e Consiglieri comunali. Nella rossa città di Vittoria il Pd si attesta a un misero 9%. Il candidato del Pd, la Dott.ssa Lisa Pisani è stata praticamente lanciata in avanti e subito abbandonata al suo destino elettorale. Un sacrificio premeditato, che puntava a raccordare il voto Pd verso i due candidati graditi dal gruppo municipale, cioè il candidato grillino, già in comunione lavorativa con l’amministrazione comunale uscente e con l’Avv. Moscato, detto amichevolmente “ tutti fuorchè Aiello “. Una disfatta costruita sul filo delle indicazioni di cordata, date discretamente, ma non tanto, ai grandi elettori della macchina clientelare del gruppo municipale.
Sembra però che tutto questo non interessi più di tanto ai superstiti di questa disfatta, paghi come sono di avere contrastato Aiello, candidato indipendente, per sostenere invece il candidato della Destra.
Hanno perso il Comune, hanno subito una disfatta elettorale ma brindano con il vittorioso candidato di Fratelli d’Italia per lo scampato pericolo di vedere Aiello di nuovo ritornare in Municipio.
Ma le elezioni Vittoriesi segnano anche lo scomponimento e la sconfitta del blocco storico che aveva guidato il processo di sviluppo degli ultimi 60 anni. Il mondo contadino della grande epopea serricola è stato lentamente eroso, mortificato, annientato. Al punto che i figli rinnegano le storie dei loro padri ed esaltano persino i loro carnefici. La Cooperativa Rinascita è solo un ricordo che evoca illusioni e cedimenti, errori e insufficienze. Il suo fallimento non è stato colmato da nient’altro che dall’abbandono della stessa memoria dello spirito associazionistico che trascino’ con Pietro Gentile centinaia di braccianti agricoli verso l’associazionismo.
La Cooperativa rossa è finita nel tritacarne delle burocrazie scompensate che dovevano vigiliare e affiancare il camminino della struttura. E in corrispondenza negativa, sulla linea di un amaro cambiamento, nel mercato si affermavano clamorosamente pratiche commerciali illecite, con quella che grosso modo e forse impropriamente noi abbiamo chiamato e denunciato come Doppia Attività, che è semplicemente rapina, abuso continuato, tollerato, diffuso e giunto a sistema perfetto di dominio e di vanificazione di ogni legalità nel meccanismo di formazione dei prezzi.
La fine di ogni politica creditizia assistita dalla Regione e dallo Stato, per imposizione della normativa Ue, ha eroso la capacità di intervento di migliaia di aziende familiari e le ha consegnate alla pratica dell’usura di massa, del soccorso clandestino, della dipendenza dal soccorritore, tanto bonaccione e accattivante quanto interessato al dominio sulla produzione e sui meccanismi di vendita. In questo contesto lo scontro sui temi della legalità era inevitabile e in tal senso ho impresso una accelerazione ai temi della libertà reale dei produttori dai poteri forti del Mercato, che hanno cercato riparo sotto le ali di una Destra disponibile a cancellare qualunque dirimente in questa direzione. La qual cosa è avvenuta con l’immediata dichiarazione del nuovo sindaco che la Doppia Attività che è dentro il Mercato sarebbe lecita. Lo ha promesso e lo ha detto. Possiamo allora ben dire che al Mercato ora regna la pace della illegalità dichiarata e certificata della Doppia Attività e dei prezzi a farsi ( in gergo si dice al produttore, “posa la merce e vattene”).
Ma accanto ai Mister 10 centesimi del Mercato ortofrutticolo hanno vinto le pratiche commerciali illegali e diffuse in tutto il territorio, che disegnano un mondo chiuso, inesplorato, attrezzato per resistere ai controlli, che trasforma l’intera filiera in un far west di precarietà e di sopraffazioni, che lo Stato non ha nemmeno tentato di scalfire.
Sacche di lavoro precario e di sfruttamento che si sono affacciate al voto del caporalato e con le facce smunte e tristi delle operaie e degli operai sui quali si è riversato lo squallore e la volgarità di chi è costretto a concedere prima la propria prestazione lavorativa, poi anche il voto ( e talvolta molto di piu’) , a ospiti che attraversano frettolosamente il proscenio. Al massimo un invito alla salsicciata, alla festa, di vario livello, popolare o raffinata, ma sempre attorno ai candidati, sostenute da mecenati interessati.
In questa circostanza la possibile elezione di Aiello ha scatenato ondate di panico reazionario che ha introdotto nel voto la rabbia di chi si sentiva minacciato nei privilegi e nelle pratiche illegali.
L’ostilità dunque tracimava dal Mercato al territorio e poi galoppava verso l’indotto di nuova formazione, dei nomi difficili, dei percorsi accidentati, delle possibili contiguità. E’ su questo crinale che ho perso la campagna elettorale. Ho toccato la vittoria, l’ho sentita come possibile, solo che mi fossi acconciato a fare queste visite e a seguire questi percorsi. Ma non era possibile. Per ovvi motivi. Ne ho avuto consapevolezza e ho scelto di andare avanti per la mia strada. Ho percepito subito pero’ che la città prendeva un altro indirizzo e che il blocco storico eroico del Novecento veniva soppiantato bruscamente dal nuovo precario mondo dei poteri forti dell’economia vittoriese. In cui io non c’ero.
Ho perso dunque non solo e non tanto sul terreno di un conflitto generazionale, rispetto al quale ho toccato con mano i ritardi accumulati dalla Sinistra e dalla cultura democratica nell’approccio con le giovani generazioni, quanto sui temi della legalità non solo predicata ma -devo dire con effetto dirompente non sempre positivo- rilanciata dalle diverse interrogazioni parlamentari che hanno scandito i tempi e i ritmi di una campagna elettorale che mi trasformava sempre più in astratto castigatore di una normalità comunque inaccettabile.
Queste incursioni esterne non mi hanno aiutato. Anzi hanno spinto la campagna elettorale sul terreno dei risentimenti e abbiamo dovuto assistere addirittura all’accusa di amicizie particolari con esponenti dell’Antimafia nazionale. Accuse ridicole che hanno tuttavia mi hanno costretto a resistere a velenose offensive su piani diversi. E intanto il consenso si erodeva. Anche per le frizioni interne della coalizione, per le gelosie personali, proprie di una fase debole della politica, per le centinaia richieste di lavoro non corrisposte e per le promesse mancate o per gli appetiti vari che crescevano con l’avvicinarsi al voto e alle scadenze.
Le vicende della Tekra e degli appetiti che covano da anni nel sottobosco della politica vittoriese in ordine alle assunzioni di operai all’Amiu o alla Sap come alla Tekra e dell’ accaparramento di lucrosi segmenti della filiera dei rifiuti hanno catalizzato contro di me e contro la mia coalizione pressioni e risentimenti assai pesanti. Ho dovuto sostenere un vero e proprio assedio quotidiano alla correttezza del progetto amministrativo, ogni giorno di questa esasperante e difficile campagna elettorale in cui un sì equivaleva alla conquista di uno o piu’ voti, un no equivaleva invece alla perdita di intere aree di consenso.
Ho trovato audience in alcuni settori della società e per alcuni versi anche nelle periferie. Ma vecchi e nuovi operatori dell’edilizia speculativa si saldavano nel nuovo patto con la Destra mentre operai e artigiani sono stati solo parzialmente partecipi e consapevoli della posta in giuoco. Probabilmente anche in questo ambito il mio radicalismo sul Prg mi ha alienato parecchi consensi. C’è gente oggi in Sicilia che chiede alla politica fatti, non necessariamente legittimi. E non tutti si è disponibili in questa direzione.
Quanto al mondo giovanile vorrei osservare che solo un percorso di lungo tempo ci avrebbe potuto aiutare a recuperare la fragilità dei contatti episodici giocati sui temi del lavoro e delle prospettive di vita. Tranne alcuni episodi particolari, quali gli incontri per un voto consapevole con gli scout, il dialogo col mondo dei teen agers e dei giovani si è presentato di fronte a me con le difficoltà immaginabili. Potrei anche dire di avere cercato di introdurre il tema del conflitto sociale su quello generazionale e in qualche modo questo profilo mi ha collegato di più al mondo reale della sofferenza dei ceti popolari e dei ragazzi. Temi drammatici sui quali dobbiamo ritornare.
Scuola, Sanità, Disabilità, Randagismo, Convivenza animale, Liberty a Vittoria sono i temi per i quali mi sono speso nella campagna elettorale. In modo nuovo.
Ma non è bastato. A un certo punto viene fuori un Avviso di garanzia per voto di scambio politico-mafioso e mi ritrovo accanto nella stessa lista con gente contro cui ho combattuto per anni, ricevendone condanne per diffamazione. A 72 ore dal voto. Alla fine il voto trasversale e cieco di Pd e grillini ha fatto la differenza. Nelle ultime ore ho capito che era una babilonia difficile. E ho pensato che non potevo piu’ vincere in quelle condizioni.
Anche se il 46% dei consensi e 12 mila voti sono quasi la metà dei votanti, un messaggio significativo, una consegna non eludibile, una battaglia a farsi.

Francesco Aiello

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