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Il dipartimento di Giurisprudenza ha istituito per il prossimo anno accademico un insegnamento specifico per gli studenti

Pisa, 29 maggio 2015 – In un atto giuridico o amministrativo capita sempre più spesso di imbattersi in errori e approssimazioni che testimoniano un livello di competenza linguistica molto basso. Grazie a un’iniziativa dei docenti di Diritto dell’Università di Pisa, dal prossimo anno accademico gli studenti di Giurisprudenza avranno l’opportunità di frequentare un insegnamento che avrà come oggetto l’elaborazione dei testi professionali a partire dall’uso consapevole delle strutture linguistiche di base per la comunicazione. “Quella di Pisa è un’iniziativa unica in Italia – spiega Eleonora Sirsi, docente nel corso di laurea in Giurisprudenza dell’Ateneo pisano – Pur nella consapevolezza che la preparazione linguistica degli studenti dovrebbe essere “risolta” nei cicli scolastici, si è deciso di intervenire non limitandosi a iniziative occasionali, come seminari ed esercitazioni, ma istituendo un insegnamento che avrà al centro l’analisi delle tipologie di testo giuridico e la riflessione sulla correttezza, la chiarezza e, quindi, la comprensibilità della lingua”.

Come è emerso nel corso della giornata di studi “L’Italiano per il Diritto. Del corretto e chiaro uso della lingua nelle istituzioni e nelle professioni giuridiche”, che si è tenuta a Pisa con la partecipazione di giuristi, linguisti, rappresentanti delle professioni legali e funzionari parlamentari, da anni i docenti di Diritto lamentano il progressivo decadimento della qualità della scrittura nelle tesi di laurea e, a loro giudizio, si tratta di una situazione preoccupante se si pensa non solo che uno dei criteri di valutazione delle prove scritte nei concorsi pubblici è l’uso corretto della lingua italiana ma anche che tutte le professioni legali si servono della redazione di testi scritti. “Le norme – per considerare il prodotto giuridico più noto – sono fatte di parole tessute fra loro a formare frasi, e così anche le sentenze e i moltissimi documenti amministrativi che accompagnano la nostra vita – continua la professoressa Sirsi – Attraverso la lingua insomma si impongono o si vietano comportamenti, si tutelano diritti e si infliggono sanzioni ed è fondamentale che i giuristi sappiano usarla nel modo corretto”.

Qualche esempio lo fa Francesco Sabatini, uno dei maggiori linguisti italiani, professore emerito dell’Università Roma Tre, già presidente e ora presidente onorario dell’Accademia della Crusca, citando alcuni errori riscontrati recentemente nel testo di una comparsa di un noto avvocato: nella frase “la somma da ella richiesta a titolo di risarcimento […]”, l’uso di “da ella” per “da lei” è un classico errore di chi vuole innalzare il tono dello scritto e ignora che “ella” può essere solo soggetto, come “egli”. Oppure “per quanto attiene X e per quanto attiene YY”: il verbo “attenere” richiede la preposizione “a” e ometterla è un errore tipico e frequentissimo nell’uso burocratico-legale. Senza parlare degli errori di ortografia latina, come ad esempio legittimatio anziché legitimatio.

L’iniziativa del dipartimento di Giurisprudenza nasce dalla collaborazione con il CAFRE, il Centro interdipartimentale per l’aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa, che ha tra i suoi compiti anche quello di elaborare e promuovere la sperimentazione di metodologie e strumenti didattici innovativi. La proposta è stata elaborata nel corso una serie di incontri con Francesco Sabatini di un gruppo di docenti del dipartimento di Giurisprudenza e di rappresentanti della Scuola di specializzazione per le professioni legali e della Scuola di formazione forense (Fondazione Alto Tirreno). L’iniziativa didattica sviluppata per gli studenti dei corsi di laurea del dipartimento di Giurisprudenza infatti troverà poi un completamento e un’opportunità di approfondimento per l’applicazione professionale nei programmi della Scuola di specializzazione per le professioni legali.

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