19 Marzo 2024

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“UNA PARTITA A DUE SCHIERAMENTI”, di Aurora Muriana

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Aurora Muriana, Acate (Rg) 25 agosto 2021.- La vita è quasi costantemente fatta di scelte, di strade che si biforcano, di concetti opposti (bene e male, mente e cuore, guerra e pace, ecc.), insomma di una certa duplicità di aspetti. Lungi dal volersi rifare al dualismo cartesiano [teoria secondo la quale la realtà consiste di una res cogitans (sostanza pensante, che è la parte spirituale) e res extensa (sostanza estesa, che si riferisce a tutto ciò che è materia)], è comunque vero che molto spesso occorre trovare un compromesso tra ciò che si vorrebbe fare e le esigenze con cui confrontarsi e da tenere in considerazione per prendere decisioni il più possibile giuste. Oggi la cosa sembra attuarsi su scala globale, quasi a contrapporre piuttosto che unire, come se si disputasse una partita – che a volte sembra quasi uno scontro – tra lo schieramento dei vaccinati e quello dei non vaccinati. La vera partita da giocare è però quella della razionalità! Sensibilizzare alla vaccinazione non equivale all’instaurarsi di una dittatura – una piena e corretta conoscenza della storia antica e purtroppo anche contemporanea dovrebbe peraltro aver chiarito il significato di tale termine – semmai significa indicare delle linee guida e rappresenta la presenza di un’istituzione governativa (al di là delle ideologie politiche) che mostra interesse verso la collettività, cercando a tal fine di tutelare anche salute ed economia (evitando effetti fisarmonica tra “alti e bassi”). L’uomo necessita di regole di convivenza e sembra quasi aver bisogno di dritte morali e comportamentali. Non occorre certo rispolverare pagine e pagine di libri di filosofia antica e moderna per asserire questo. È proprio vero che l’uomo dimentica spesso le conquiste fatte o quantomeno i sacrifici necessari per ottenerle! Ogni campagna elettorale, ad esempio, è scandita dallo slogan «Votare è un diritto e un dovere civico», frase che evidenzia il valore del suffragio universale ottenuto come conquista dopo aver superato gli ostacoli delle limitazioni di voto dovute a censo, cultura e sesso. Eppure tantissime persone non si recano a votare quando richiesto, preferendo non esercitare il proprio diritto e non espletare un dovere di responsabilità. La stessa cosa può dirsi riguardo i vaccini, che sin dalla loro scoperta e dal loro esordio nella pratica medica si sono profilati come la migliore arma di prevenzione  «la cui introduzione ha permesso di ridurre in pochi decenni, in modo sicuro ed estremamente rilevante, l’incidenza di malattie gravi e potenzialmente letali che erano diffuse da millenni, la mortalità infantile e varie forme di disabilità nel mondo» (Vaccino, Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Vaccino). Se alcune vaccinazioni non fossero state eseguite a tappeto o non ne fosse stata decretata l’obbligatorietà, oggi ci sarebbero ancora in giro gravi patologie, di quelle che una volta causavano la morte, complice anche un minor progresso medico-scientifico del passato. Nel 1796 il medico britannico Edward Jenner scoprì le capacità immunizzanti del vaccino (proprio in tale circostanza vennero coniati i termini vaccino e vaccinazione) dimostrando come contrarre la lieve infezione del vaiolo bovino proteggesse dalla forma più grave, quella del vaiolo umano. Nel 1820 la vaccinazione fu estesa in tutto il mondo. Ci sono voluti due secoli per eradicare completamente il vaiolo: questo avvenne nel 1980, come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sono molteplici le patologie debellate o comunque ridimensionate rispetto al passato. Stessi risultati importantissimi si ebbero per la poliomielite, malattia che, oggi rara nel mondo occidentale ma ancora endemica in alcuni Stati, non ha comunque attualmente la stessa incidenza dei secoli scorsi ed è in progressiva diminuzione. La “recente” introduzione del vaccino, avvenuta nel 1955, porta con sé il grande merito del dottor Albert Sabin di non averne brevettato la scoperta in quanto suo «regalo a tutti i bambini del mondo». Alcuni fatti della storia viaggiano in parallelo: sono svariati gli appelli a favore della vaccinazione anti-COVID lanciati dal Papa e dai leader di governo di quasi tutti gli Stati del mondo a vaccinarsi, a riconoscere il vaccino come atto d’amore e a renderli accessibili a tutte le popolazioni del mondo. Gli eventi passati a volte si ripetono, almeno quelli belli e positivi: circa 100 anni dopo le scoperte di Jenner, Louis Pasteur portò avanti i suoi studi – simili ai precedenti nel “significato” e nelle dimostrazioni – sulla possibilità di proteggere da malattie infettive tramite colture microbiche avirulente. Considerati imprudenti sia Jenner che Pasteur per aver eseguito i loro studi sui bambini, il primo addirittura sul proprio figlio? Sì, ma avevano in mano la certezza di un’intuizione di sicuro successo. Esistono poi i parallelismi rovesciati – a volerli così definire: gente (soprattutto donne) che scendeva in piazza nel napoletano negli anni ’70 chiedendo insistentemente il vaccino contro il colera (con tanto di striscioni approntati alla chetichella) in un’epoca di scarsa apertura mentale per ovvie ragioni storico-sociali, mentre oggi, nell’era moderna caratterizzata dall’evoluzione, si teme un’arma così efficace al punto che governi e amministrazioni locali non sanno cosa inventarsi per invogliare alla vaccinazione. I progressi vanno accolti e sfruttati al meglio! I vaccini permettono di controllare malattie batteriche e virali contro le quali vengono vaccinati i neonati, seguendo calendari vaccinali diversi. Esistono purtroppo casi di correlazione tra problematiche di salute e vaccinazione sia con i vaccini destinati alla popolazione pediatrica che con quelli attualmente in uso contro il Coronavirus – ed è chiaro che ciò non dovrebbe accadere neppure in bassissima percentuale – ma non si può negare l’importanza di tali preparati. Quelli oggi disponibili in ogni ambito sono vaccini sicuri e innovativi, basati sulla tecnologia del DNA ricombinante. Tutti abbastanza favorevoli all’utilizzo degli anticorpi monoclonali come nuova frontiera diagnostica e terapeutica (con tutti i pro e contro che li caratterizzano, come ogni altra cosa), soprattutto in ambito neoplastico, e anche come cura contro l’infezione da SARS-CoV-2. «Cura» implica aver contratto una malattia, «profilassi» (tramite farmaci – come nel caso di somministrazione preventiva in vista di interventi chirurgici – o vaccinazione) significa giocare d’anticipo. In tempo pandemico questi risvolti si avrebbero non solo su se stessi ma anche più direttamente verso i propri cari e indirettamente nei confronti della collettività. Ma le contraddizioni sono sempre evidenti! Anticorpi monoclonali introdotti dall’esterno: sì. Stesso effetto che si va a perseguire con la vaccinazione non introducendo anticorpi dall’esterno ma facendoli produrre all’organismo in modo naturale: no. È una contraddizione ammettere l’utilizzo degli anticorpi monoclonali e rifiutare il vaccino. Bastano già coloro che non possono vaccinarsi per problematiche varie a concorrere alla “scopertura” di una fetta della popolazione, che verrà protetta indirettamente tramite la vaccinazione di massa. Non in senso menefreghista però. Nella globalizzazione che sperimentiamo oggi è facile che un agente patogeno “corra” e sono dunque necessari più accorgimenti per limitarne la diffusione. Bisogna ragionare e agire secondo uno spirito di gruppo pensando direttamente all’immunità individuale ma andando via via a creare l’immunità di gregge o immunità di gruppo. Se un patogeno non trova ospiti infettabili, circola di meno. È vero che esistono le mutazioni che danno origini alle varianti del patogeno, ma la vaccinazione nei confronti del ceppo originario (wild type, ceppo selvatico) garantisce una certa copertura pure contro la forma mutata concorrendo anche a limitare la sintomatologia clinica, migliorando sensibilmente il decorso clinico della malattia, imprimendo una frenata alla trasmissione del patogeno stesso. Riguardo la pandemia attualmente in corso [in merito alla quale ricordiamo che il vaccino Pfizer-BioNTech ha superato la fase emergenziale ricevendo l’approvazione definitiva dalla FDA (Food and Drug Administration)] occorre sicuramente correggere il tiro sia sul target che sulla tipologia di vaccino ma è necessario proteggersi personalmente e a vicenda. Evitiamo di essere messi fuori gioco! Muoviamo bene le nostre pedine, schieriamo la parte migliore della nostra sensibilità e il meglio delle nostre capacità intellettive. L’intelligenza si tinge di dubbi («Il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza» – scriveva l’argentino Jorge Luis Borges); non però il concetto di dubbio agostiniano (inteso come espressione di verità) ma quello cartesiano (dal quale scaturisce la verità), evitando di cadere in un’anomia antropologica.

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