20 Aprile 2024

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Vittoria e la sua “etichetta”.

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Vittoria. 21 giugno 2020
Sono passati quasi 24 mesi da quando a Vittoria si sono insediati i Commissari nel Comune sciolto per mafia.
Dopo poco tempo dal loro insediamento, “etichettarono” la città, e quindi i cittadini, con il pesante appellativo di “irredimibili”. Chi scrive non soffre e non ha mai sofferto della sindrome del napoletano, ovvero della superstizione. Ma da un po’ di tempo, nonostante la mia sperimentata attività giornalistica, che mi ha consentito di vedere e sentire, di tutto e di più, in una città che certamente ha vissuto momenti di grande tensione, subito contrastati da interventi delle forze dell’ordine che in poche ore reagivano con determinazione e professionalità, comincio a dubitare e pensare sia conveniente mettere in tasca un piccolo corno rosso.
Per quanto mi riguarda, da domani ne compro uno, non si sa mai.
Cosa mi spinge a fare questa cosa in cui non credo? La verificata circostanza che quell’etichetta, nata da un giudizio o impressione personale di uomini come tutti gli altri, quindi non di divinità, sia entrata nella testa bacata di alcuni, che assumono comportamenti del tutto incomprensibili e ingiustificabili.
Per questo si verificano atti di banale criminalità, che creano tensione e stress a chi li subisce: corse folli in auto tra le strade urbane ed extraurbane, arroganza, violenza, gesti di sfida a chi ha il compito del controllo, incendi, utilizzo delle strade pubbliche come depositi di spazzatura, inquinamento atmosferico con sostanze nocive e tanto altro ancora. Con l’aggravante che, mentre ieri ad ogni azione corrispondeva una reazione, adesso, purtroppo, non è più così.
Io mi chiedo perché, e non trovo risposte adeguate. Ma azzardo ipotesi, tra cui: prima c’erano giganti e adesso nani; c’era una cultura diversa; qualcuno che rappresentava il popolo spingeva perché tutto quello che si verificava venisse perseguito e punito?
L’interrogativo vale per tutte le domande, ma non ha risposte. Queste ultime le aspetto da chi è preposto a farlo.

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