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Vittoria. Emergenza minori.

Vittoria. 9 settembre 2021
Parole che pesano come macigni quelle scritte dal pedagogista Peppe Raffa, parole che dovrebbero fare riflettere chi è pagato per svolgere un ruolo. Troppo spesso sono state parole al vento, chissà che stavolta non colpiscano dritto al cuore di chi è troppo impegnato per apparire e molto meno per agire. Noi non ci crediamo, ma la speranza è l’ultima a morire. Se nessuno alza un dito, inutile poi fare le passerelle e le manifestazioni per manifestare e condannare la violenza giovanile.
(n.d.r.)

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.

Piccoli delinquenti crescono. Si tratta di sei, forse sette elementi. Sono tutti assai giovani, anzi più che bambini: hanno dieci, undici anni, il più grande non supera i dodici anni. Un paio hanno l’accento dell’Est Europa, gli altri sono locali. Si ritrovano sempre allo stesso posto, nel quadrilatero costituito dalle vie Bixio, Milano, Cavour, Firenze. Ogni santo pomeriggio. Sono soli, sono aggressivi, sono arrabbiati, soli. E pericolosi. Ragazzi di vita, li avrebbe chiamati Pier Paolo Pasolini. E come loro attaccano i più deboli, sfogano frustrazione e rabbia verso coetanei e anziani, soprattutto. Ai quali rivolgono spesso epiteti irripetibili, minacce, sberleffi, a volte si permettono di accerchiare la vittima e spaventarla facendo esplodere decine di petardi. Succede da mesi con cadenza giornaliera. Ieri hanno preso di mira un anziano venditore di telline. Un anziano signore, cittadino gelese, che ogni pomeriggio, per sbarcare il lunario, si posiziona con la sua carriola colma di telline all’angolo tra le vie Firenze e Bixio. E’ il loro territorio. Il territorio dei piccoli delinquenti. Che prima lo hanno accerchiato prendendolo pesantemente in giro, e poi hanno fatto esplodere i petardi. L’uomo si è spaventato, ha fatto finta di niente, poi gli ha urlato contro, senza tuttavia ottenere nulla. “Ogni pomeriggio è sempre la stessa storia”, ha mugugnato il povero uomo. Come tutti sanno nella vita faccio il pedagogista, mi occupo di bullismi e prepotenze giovanili. Appena ho avuto la piena consapevolezza di ciò che stava accadendo sono intervenuto. Mi sono avvicinato a uno dei piccoli delinquenti, gli ho parlato. Avrà avuto si e no undici, dodici anni, l’accento straniero, la spocchia di chi già conosce i dettami della violenza di strada. “Non vedi che è un anziano? Che male vi fa?” ,gli ho detto. “Stavamo solo giocando”, mi ha risposto. Incredibile? No, vero e assurdo assai. Che ne sarà di questi piccoli uomini? Forse si perderanno per strada. Quest’ultima non perdona i giovani abbandonati dalle famiglie: li attira e poi li fagocita senza troppo pensarci. Una situazione, quella di cui sopra, che denuncio da mesi, forse da anni. Ci ho realizzato persino uno studio. Uno studio sulle baby gang, che i commissari del Comune ben conoscono, ma non hanno mosso un dito per affrontare la questione. Che oggi rischia di sfuggire di mano a tutti. Che si aspetta? Sono giovani soli, allo sbando, vanno aiutati. E’ dovere civico, morale, educativo. Le istituzioni locali devono essere le prime a scendere in campo. Invece non si muove foglia. Solo autoreferenza e vetrinizzazione del nulla. Sia chiaro che tocca anche alle altre agenzie educative intervenire, mi riferisco alla chiesa, ai gruppi di volontariato, ai club service. Non si più stare a guardare. Nel quadrilatero prima citato è in atto una enorme emergenza educativa e sociale che denuncio da anni, e che presto potrebbe degenerare ancora. Lo sanno bene i residenti, ne sono al corrente quei pochi soggetti professionali, e tra questi vi sono io, che hanno a cuore le sorti dei ragazzini violenti e di tutta la gioventù locale.
Dr. G. Raffa – pedagogista e cittadino –

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