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Acate. “A.D. 1722- Prima Edizione del Palio di San Vincenzo”.

Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 29 aprile 2015.- Calato il sipario sull’edizione 2015 dei festeggiamenti in onore di San Vincenzo Martire, protettore di Acate, si inizia già a parlare di bilanci e consuntivi che, senza ombra di dubbio, possono definirsi più che positivi. L’impegno degli organizzatori passati ed in modo particolare di quelli odierni hanno fatto si, a costo di grandi sforzi, che la molteplicità di eventi programmati, che spaziavano da quelli culturali a quelli ricreativi, facessero rimpiangere il meno possibile la principale attrazione del passato, ovvero il “Palio”, soppresso ormai da circa otto anni per motivi di pubblica sicurezza. E proprio per mantenere ancora vivo quel legame tra i “cavalli” ed il “Santo”, sono state organizzate, in alternativa, spettacolari sfilate equestri sul rettilineo e centralissimo Corso Indipendenza, con da cornice, l’esibizione di gruppi folkloristici ed in costume, i quali hanno attirato, ugualmente, quasi come ai tempi del “Palio”, nella piccola cittadina iblea, numerosissimi forestieri attratti dalla spettacolarità degli eventi. Certo affermare che tutto ciò abbia fatto dimenticare del tutto il “Palio”, sarebbe indubbiamente una forzatura, anche perché, “le corse dei cavalli”, come comunemente venivano definite, rappresentano un fortissimo ed indissolubile legame con le tradizioni e principalmente con la storia di Acate. Secondo quanto espresso dall’ex parroco di Acate, don Rosario Di Martino nella sua opera, “Biscari e il suo Martire che sorride”, le radici di questa competizione equestre, probabilmente, risalirebbero a parecchi secoli addietro quando, “il Principe, per saggiare e dimostrare il valore dei suoi cavalieri, per diletto suo personale, della corte e dei vassalli, offriva la possibilità di simili competizioni sportive. E l’occasione era data dalle feste e da alcune ricorrenze particolari”. “Con l’avvento del Corpo di San Vincenzo- continua don Rosario- tali competizioni vennero concentrate nei giorni della festa che, da allora fino ai giorni d’oggi, si celebra nella terza domenica dopo la Pasqua”. E sempre grazie alle dettagliate e minuziose ricerche storiche, portate avanti per decenni dal parroco Di Martino, sappiamo che la “Prima Edizione del Palio”, risalirebbe, addirittura al 1722. E da un documento dell’epoca, un piccolo contratto di lavoro, stipulato il 18 marzo del 1722, in coincidenza con l’inizio dei festeggiamenti in onore di San Vincenzo Martire, si evince, già, quando grande fosse l’interesse degli antichi “viscarani” nei confronti del Palio. Nel contratto, riportato da don Rosario, infatti, si legge:” Un certo Gaetano Rizza di questa Terra del Biscari si impegna di lavorare alle dipendenze di un certo Nigita per un anno continuo e completo a patto che, oltre alla paga di tre onze e sei tarì, prometta al figlio suo Innocenzo, ancora ragazzo di poter fare la Corsa di San Vincenzo dell’anno 1723 prossimo venturo” (Archivio di Stato di Modica, fondo notarile- Carlo Molè-n.583 vol.5). Oltre a rappresentare un momento di fede e di puro e genuino agonismo, il Palio nel 1700, rappresentava anche una piccola occasione di introito extra per le casse dello,”Stato e Terra di Biscari”, in quanto i partecipanti dovevano pagare una specifica quota. “Dai bilanci delle feste, a cominciare dal 1723- ci fa sapere don Rosario Di Martino nel suo libro citato- una delle voci delle entrate era quella dei palii, il cui introito si aggirava attorno alle 50 onze, I palii erano tre caratterizzati dagli animali: giumente, cavalli e muli”. (Archivio di Stato di Catania-fondo Biscari-n.p. 387).

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