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Acate. “A figghia do parrinu”. Racconto della professoressa Giovanna Carbonaro.

Roma, notte del 15 gennaio 1963.

Quella notte non c’era proprio verso di dormire… L’agitazione si era impossessata di me. L’indomani sarei dovuta partire per la Sicilia, mia terra natia sebbene sconosciuta, dove sarei andata incontro al mio destino… Sarei diventata ‘ a barunissa Lanza ri Sammicheli’ per volere di Dio e di mio padre, medico illustre di Catania, trasferitosi nella capitale dopo la morte di mia madre e la mia venuta al mondo… Sì perchè ero stata io ad uccidere mia madre… ‘E morta dandomi alla luce diciasette anni or sono.

Per questa terribile colpa mio padre non si volle mai occupare di me e a pochi giorni dai miei primi vagiti, mi affidò al collegio delle “Suore della Misericordia”, sito a pochi passi dal Vaticano. Sono cresciuta senza amore e con rigore. Ogni tanto mio padre veniva a trovarmi… Mai una carezza, un abbraccio, una lacrima…Nulla…Vedeva in me il diavolo che le aveva portato via sua moglie… E come si poteva biasimare… Suor Paola, compaesana di mia madre e unica a potermi rivolgere la parola, essendo il loro un ordine votato al voto del silenzio, mi raccontava che mia madre era di una bellezza straordinaria, che aveva fatto impazzire anche gli uomini santi…Uomini santi? Ma che cosa voleva dire? Sono cresciuta praticamente da sola, tra preghiere, messe, pulizie e studio del latino e storia della religione…Conoscevo a memoria le vite dei santi, dei profeti e le storie degli angeli e dei demoni… Diciasette anni vissuti così senza vivere veramente…Ma quella notte la mia misera vita sarebbe cambiata…D’improvviso si spalanco’ la porta. Emisi un grido strozzato e balzai in piedi. Di fronte a me c’erano suor Paola piangente, padre Benedetto (il sacerdote del collegio) e mio padre.

<<Padre mio, che succede? Suor Paola! Padre Benedetto! Non capisco…Cosa sta

accadendo???>>.

<< Figghia mia bedda… Ora saprai la verità…>>. Mio padre disse questo e per la prima volta mi strinse tra le sue braccia. Fui pervasa da un immenso calore. L’odore di mio padre era di sigaro e gelsomino. Avevo tanto desiderato quel contatto. Avevo tanto desiderato essere amata.

<<Figghia…Figghia mia…Eppure non lo sei veramente…>>. La voce di mio padre si

ruppe.

<<Cosa volete dire???>>.

<<Lucia…Tu sei Lucia Niria, figlia di Agata Niria…>> disse padre Benedetto.

 

<< Sì, padre! Agata era mia madre e io sono Lucia Vernagallo, figlia di Gaetano

Vernagallo, qui presente…>>.

<<No!!! Purtroppo no…Figghia mia adorata…>> proseguì mio padre piangendo.

Ma cosa stava accadendo??? Erano tutti folli? Era un sogno, uno scherzo…Cosa stava

succedendo?

Suor Paola si fece coraggio e , con il suo accento siculo mai perduto, inizio’ a raccontare la storia delle mie origini : << Diciotto anni fa a San Michele, in provincia di Catania, nostro paese d’origine, alcune ‘figghie illabbate e picciridduzze’ furono trovate morte con il ventre squarciato… E con accanto feti maschi sgozzati…Per l’esattezza tredici donne, tra cui tua madre, e dodici picciriddi… Tu, Lucia, sei il tredicesimo feto mancante e rimasto in vita per volere divino e perchè femmina…>>.

<<Suor Paola ma cosa state dicendo? Che storia è questa?>>.

<<Figghia mia santa ti sto solo raccontando la verità…Devi sapere che San Michele fu ricostruito subito dopo il terremoto del 1693 dal principe Ignazio Barbera, adoratore del demonio… In cambio di fama e ricchezza per la sua città, il nobile promise che i suoi sudditi avrebbero adorato il maligno. Il maligno in cambio volle che tra le donne discendenti dal principe ci sarebbe stata la genitrice dell’anticristo in una notte senza giorno e in un giorno senza la notte nell’anno 1693 che si ripeterà…>>.

<<Suor Paola ma che vuol dire? Come può l’anno 1693 ripetersi e soprattutto come

può esserci una notte senza il giorno e un giorno senza la notte?>>.

Fu allora che pade Benedetto mi invito a sedere alla mia scrivania, prese un foglio e

mi indico’ di prendere una penna.

<<Lucia scrivi l’anno 1693…>>.

Obbedì al sacerdote ma ancora non capivo.

<<Bene…Adesso scrivi l’anno corrente…1963…che cosa noti?>>.

<<Padre ma sono gli stessi numeri…Gli stessi numeri in ordine differenti…”.

<<Brava!!! Il sei demoniaco che cambia posizione…1963…Dopo duecentosettantanni

si ripeterà il 1693…>>.

<<Padre è la storia del giorno e della notte?>> chiesi ancora cercandomi di sforzare.

<< Un’eclissi totale…>>.

E in effetti tra tre giorni ci sarebbe stata un’eclissi totale di sole.

 

<<Scusate ma io cosa c’entro con tutto questo? E mia madre? E le donne e i bambini

morti?>>.

Rispose suor Paola:<< Il principe e i suoi discendenti all’inizio non capirono quando

sarebbe arrivata questa gravidanza…Poi, una notte, Lucifero stesso apparve in sogno

al principe e gli disse che la genitrice dell’anticristo doveva avere particolari segni, sei nei neri per l’esattezza in tutto il corpo, non uno in più… E nel suo sangue doveva

scorrere sangue dei Barbera e sangue santo… Solo così sarebbe stato concepito colui che avrebbe riportato le tenebre sulla terra… E sarà il demonio stesso, incarnandosi in un suo nobile seguage, a far concepire la creatura malvagia, fine del mondo…Il tuo promesso sposo, il barone Lanza è il prescelto…>>.

Ad un tratto si spalancarono le finestre della mia stanza. Tre ombre nere si

materializzarano al centro e in un lampo si trasformarano in tre orribili e famelici lupi dagli occhi color sangue, che senza pietà si avventarono alle gole dei tre adulti senza lasciargli scampo.

Io, spaventata a morte, presi il crocifisso di Padre Benedetto e inizia a pregare. Le tre

fiere, consumato il delitto, scomparvero nel nulla. La stanza era tutta insaguinata e

piena dei resti dei corpi staziati. Era uno scenario da incubo. Presa dal panico e

sentendomi in colpa per queste ennesime morti decisi di porre fine alla mia di vita…

Salii sul cornicione della finestra credendo che gettandomi nel vuoto avrei risolto

tutto… Chiusi gli occhi e mi spinsi verso l’etere…Ma non fu la fine…Fu solo l’inizio…

Miracolosamente sopravvissi alla caduta…Mi risvegliai in camicia da notte sul prato

del collegio…Era l’alba. A mezzogiorno avrei dovuto prendere il treno che mi avrebbe portato in Sicilia. Così tutte le suore del convento, sempre chiuse nel loro religioso silenzio, nonostante i fatti terribile della notte appena trascorsa, mi aiutarono a ricompormi e mi prepararano per la partenza.

A mezzogiorno ero già sul treno che mi avrebbe portato verso il mio destino. Ero

scioccata, incredula e terribilmente sola. Ero a conoscenza della verità ma non avevo

una soluzione per risolvere il problema. Sarei stata io la madre dell’anticristo… Io avrei riportato le tenebre nel mondo. Furono ore terribili nonostante fuori dal finestrino si intravedevano paesaggi spettacolari. Fu solamente nel traghetto, il quale dal continente mi avrebbe fatto sbarcare in Sicilia, che ebbi un po’ di pace.

Ma appena sbarcata i brividi si impossesarono di me. E una goccia di sangue mi uscì

dal naso. Una signora di mezza età, dai capelli color argento e vestita elegantemente

di nero, venne verso di me e mi asciugò il sangue che aveva raggiunto le mie labbra.

 

<<Barunissa picciridda sabbinirica…Sono Carmela, vostra serva…Vi accompagnerò io

nella vostra nuova casa…>>.

La signora mi prese la mano e mi tirò via verso un’auto nera. Salimmo di dietro. Ero

troppo stanca per fare domande. E comunque sapevo già tutto. Suor Paola mi aveva

avvisato che i servitori dei Lanza sarebbero venuti a prelevarmi per portarmi nel

palazzo dei padroni e prepararmi alle nozze.

Carmela durante il viaggio verso San Michele, che si trovava nell’entroterra siculo,

non fece altro che decantarmi le imprese della nobile famiglia Lanza… E soprattutto

della bellezza del baroncino… Ma le sue parole mi rimbombavano in testa e si

perdevano inascoltate… Io pensavo a come sconfiggere il demonio. E se tutto quello

che era successo a Roma fosse stato solo frutto della mia immaginazione? Eppure mio padre, suor Paola e padre Benedetto erano morti davvero. Le suore avevano tolto i resti. Non era la prima volta che dubitavo della mia mente. Quando ero più piccola vedevo un signore bellissimo, tutto luminoso, dall’aspetto gentile e una signora , anch’ella bella, ma con uno sguardo maligno. Mi dicevano entrambi cose. Io non ricordo. Il problema è che nessuno li vedeva tranne me. Lo disse a Suor Paola che ridendo mi disse che erano il mio angelo custode e il mio demone custode. A seconda di chi avrei ascoltato, sarei stata o meno una brava bambina. Io non ascoltavo nessuno dei due…

San Michele (Sicilia) , qualche ora dopo.

Ad un tratto la macchina si fermò davanti ad un suontoso palazzo barocco. Bellissimo nei suoi ghirigori ma al contempo tetro e inquietante…Le sue mura trasudavano tristi verità…E ora la presenza del demonio era sempre più forte…

Scesi dalla macchina con la mia borsa. Non avevo nulla con me, solamente una bibbia e la croce che padre Benedetto mi aveva regalato quando avevo sei anni. Mi disse che dovevo stringerla e pregare ogni volta che il male era nelle vicinanze. La notte prima avevo preso il suo crocifisso e aveva funzionato. Le belve demoniache mi avevano risparmiata. Mentre ero presa dai miei pensieri, Carmela mi prese il braccio e mi introdusse nella suontuosa abitazione. Scale, archi, colonne e afffreschi, un tripudio di barocco e mitologia… Eppure c’era qualche mancaza…

<<Carmela ma perchè non ci sono immagini sacre?>>.

<<Vossignuria curiusedda eni… Eni picchì i Lanza su sciarriati cco Signuri…>>.

Carmela scoppiò in una fragorosa risata. Mi fece entrare nella mia stanza. Mi spiegò

che i padroni e il mio futuro sposo erano fuori paese per sbrigare alcune cose e che

sarebbero ritornati venerdì 17 gennaio per celebrare il matrimonio. Avrebbero

pensato a tutto loro. Compreso il mio abito da sposa. Io dovevo solo riposarmi. Mi

disse che poteve uscire in giardino o andare in biblioteca ma che non avrei dovuto

lasciare per nessun motivo palazzo Lanza.

<<Non c’è nessun altro oltre a noi due adesso nel palazzo???>> chiesi stupita.

<<No…Tutti devono preparare…Tutti devono essere pronti…>>.

<<Per cosa?>>.

<<Ma per il vostro matrimonio…>>.

Carmela mentiva. Carmela sapeva cosa si stava preparando. Dopotutto anche lei era

una fimmina di San Michele, una fimmina Barbera seguace di Lucifero. Ma io sapevo

la verità.

Erano ormai le undici di sera. Ero stremata. Carmela si congedò e io mi buttai nel letto piangendo. Da sola come avrei potuto evitare il matrimonio??? Come fare per

scappare? Ero sola e non conoscevo nessuno… Allora feci un altro atto estremo…Presi una lametta e provai a tagliarmi le vene… Avevo già inserito la punta nelle carni iniziando ad intravedere il sangue che un sonoro schiaffo mi fece cadere a terra.

<<Sciagurata!!!>>.

Ed ecco che dinnanzi a me apparve quell’uomo bellissimo che vedevo da bambina.

<<Chi sei???>> chiesi incuriosita.

<<Sono Raffaele Patanè, curato di questo paese, discendente degli angeli celesti che

si sono battutti contro i Barbera e…>>. La voce si interruppe. Poi ricominciò.

<<E tuo padre…>>.

<<Mio padre???>>.

<<Sì…Sono tuo padre. Sei sangue del mio sangue. Tu sei per parte angelo e per parte

demone…>>.

L’uomo allore mi prese da terra e mi strinse a sè come mai nessuno aveva fatto prima.

Iniziai a sentire bruciare la pelle.

<<Mi dispiace se ti ho fatto male…>>.

<< Padre…Se voi siete mio padre dovete dirmi la verità su Agata Niria, mia madre…>>.

<<Agata Niria era la più bella ragazza di San Michele… Così bella da perdere il

senno…E io lo persi… Diciotto anni fa, avevo solo venticinque anni ed ero appena

diventato prete. Sentivo che Dio era la luce e la via. Sin da piccolo amavo leggere la

Bibbia ed ero appasionati di santi. Diventare prete fu una scelta naturale. Ma non fu

una scelta casuale. Dio aveva un piano per me. Il giorno dopo la mia consacrazione,

l’arcivescovo di Catania mi convocò nel suo ufficio e mi disse che sarei stato mandato a San Michele. Mi diede una croce e mi disse che avrei dovuto salvare tutte le anime del paese. Io rimasi perperplesso. Non era forse mio compito come prete salvare anime??? Continuai a farlo parlare. L’arcivescovo mi disse allora che il diavolo aveva molti seguaci . Alcuni di essi avevano un aspetto ingannevole e che sarei dovuto stare attento perchè era molto facile cedere al male. Mi fece gli auguri e mi bedisse. Così carico del mio fervore giovanili, lasciai Catania per San Michele. Mi fu affidata l’unica chiesa del paese, la chiesa di San Raffaele Arcangelo…Ma nemmeno questo era un caso…San Michele mi parse da subito strana come cittadina…In primis la sua urbanistica….Il paese nasceva da una piazza esagonale dalla quale si irradiavano sei strade…Tutte le case nobiliari davano sulla piazza…Dietro e lungo queste sei strade le abitazioni del popolo…In giro non si vedeva mai nessuno… Alle mie messe ero da solo… Passarano due settimane così…Un pomeriggio entrai in Chiesa…Vidi tua madre…Agata Niria…La donna più bella che avessi mai visto… Avvolta in un mantello nero, aveva i capelli corvini e le labbra rosso fuoco. Fui pervaso da un ardore sconosciuto fino a quell’istante…Sorridendo si avvicino a me… E fu la fine…>>.

<<La fine???>> chiese io.

<<La fine e l’inizio…>>.

<<Non capisco…cosa vuoi dire padre mio?>>.

<<La passione mi acceccò così tanto che dovetti farla mia…Così quel pomeriggio ci fu

il tuo concepimento… Io ero inesperto. Andai in preda al panico. Tua madre non disse una parola…Mi sorrideva beffarda… Rivestitasi mi venne incontro e mi abbracciò…Fu l’ultimo mio respiro mortale…>>.

<<In che senso?>>.

<<Tua madre mi infilzò nelle carni una lama…Proprio all’altezza del cuore… E da allora sono un anima vagante…Un fantasma…Un fantasma che è stato sempre con te a proteggerti…>>.

<<Padre…Se tu eri quell’uomo che vedevo da piccola, chi era quell’altra??? La

donna…Chi era?>>.

Raffaele allora prese uno specchio, mi sciolse i capelli e me lo puntò contro…

<<Guardati…Guarda bene il tuo volto…>>.

Mi specchiai prima timidamente e poi intensamente fino a quando il riflesso dello

specchio rivelo’ un sorriso maliardo con il mio volto…

<<Padre sono io!!! Padre…Sono identica a quella donna che vedevo in

giovinezza…Padre che significa???>>.

<<La donna che vedevi era tua madre…E tu sei identica a lei…>>.

<<Padre come è diventata un fantasma?>>.

<<Nella notte della tua venuta al mondo, altre diavolesse stavano partorendo i loro

mostri…Anche loro si erano accoppiate con uomini santi per pocreare la madre

dell’anticristo… Nacquero tredici bambini…Il dottore del paese, uomo timorato di Dio e la levatrice, avendo scoperto la verità grazie ad una partoriente che in fin di vita si era convertita alla luce e che aveva raccontato tutta la storia, presero una terribile decisione: uccidere tutti i bimbi nati. Ma la diavolessa non raccontò tutta la verità.

Non specificò che il genitore dell’anticristo doveva essere una femmina con sei nei

neri. Il dottore allora soffocò ad uno ad uno tutti gli infanti. Le loro madri morirono

dissanguate poichè don Gaetano aveva dovuto fare dei cesarei d’urgenza…>>.

<<Don Gaetano??? Gaetano Vernagallo???>> chiesi io.

<<Sì…Gaetano Vernagallo, l’uomo che tu hai conosciuto come padre…>>.

<<Ma io allora? Perchè sono viva?>>.

<<Perchè lui mosso da pietà e da tanto orrore arrivato da te fu bloccato. Non ebbe il

coraggio di procedere… E ti porto’ via a Roma…Per salvarti…”.

<<Ma perchè allora ha acconsentito al mio matrimonio se sapeva chi erano i Lanza e

i Barbera e il loro progetto?>>.

<<Gaetano era venuto a Roma per avvisarti e insieme a Padre Benedetto e a suor

Paola ti avrebbero istruito su come spezzare la maledizione…>>.

<<Ma sono stati uccisi…>>.

<<Sì…Ma il demonio sì è scordato di me… Io ti svelero’ come fare a porre fine a questo incubo…Domani mattina vai in biblioteca e cerca il Liber vitae mortisque. Devi imparare a memoria la formula magica che annienta il demonio e recitarla prima che tuo marito ti baci alla fine della cerimonia nuziale…L’incantesimo sarà spezzato e tutti noi saremo liberi…>>.

Raffaele così scomparve. Ed io caddi in un sonno profondo.

Sera del 16 gennaio 1963.

Pensavo fosse mattina , invece era già sera. Avevo dormito tutto il giorno. Una

stanchezza strana mi pervadeva. Ma dovevo trovare il libro. L’indomani avrei dovuto

sposarmi e sciolgliere la maledizione. Mangiai il pasto frugale che mi aveva preprato

Carmela e chiesi di andare in biblioteca.

<<Barunissa cchi circati???>>.

<<Niente Carmela…Volevo leggere una storia d’amore per preparami per

domani…>>.

Carmela scoppio’ in una fragorosa risata e mi lasciò entrare nella stanza. La biblioteca di palazzo Lanza era enorme…Dove avrei potuto trovare il libro indicatomi da Raffaele? Migliai di volumi antichi erano presenti. In più c’era buio ed io avevo

solamente l’ausilio di un lume. L’odore del vecchio e della muffa si facevano sentire.

Iniziai a girare per i scaffali ma nulla. Ad un certo punto un mio starnuto scosse il

silenzio della sala e mi cadde addosso un libro impolverato…

<<Figghia bedda…liggiti ca duoppu tiempu navviti cchiu…>>. Dicendomi questo

Carmela si dileguò. Io raccolsi il libro e iniziai a scrutarlo.

Il libro era strano. Foderato di pelle nera sbiadita, non aveva nessuna scritta. Anche la rilegatura era strana. Ma la cosa più strana era l’interno: pagine bianchissime quasi splendenti senza alcuna scrittura. Che razza di libro era??? Ad un tratto si spalancò la finestra ed entro’ un corvo nero. Senza darmi il tempo di capire, il volatile si scagliò contro di me. Io portai le mani al viso per proteggere gli occhi dall’artigli, che comunque riuscirono a ferirmi. Alcune gocce di sangue caddero sulle candide pagine del libro che giaceva a terra. Ci fu allora un gran fragore. Il libro si sollevo’ da terra e inizio a prendere vita. Il nero della copertina si trasformò in oro luccicante tutto pieno di intarsi barocheggianti. Le pagine si riempirono di scrittura in calligrafia e simboli esoterici. Rimase sospeso nell’etere per qualche istante per poi adagiarsi aperto tra le mie mani. Una sensazione di profondo calore mi pervase. I miei occhi si posarono sulle pagine e la mia bocca, comandata da non so quale forza oscura, inizio’ a pronunciare come un mantra infinito: << Dominus tenebrarum te invoco. Excita te et omnes tuos fideles! Dominus tenebrarum te invoco. Excita te et omnes tuos fideles!

Dominus tenebrarum te invoco. Excita te et omnes tuos fideles! Dominus tenebrarum te invoco. Excita te et omnes tuos fideles…>>. Ripetei quella frase non so quante volte, era impossibile fermarmi. Intanto nella stanza era entrata Carmela seguita da tanti altri corvi neri. Ad un tratto le mie labbra si serrarono e caddi a terra stremata…

<<Signore delle tenebre io ti invoco. Ridesta te e tutti i tuoi fedeli…Povera

sciocca…>>.

Il corvo che mi aveva attaccata di colpo prese le sembianze umane. Erano quelle del

mio vero padre, Raffaele.

Pochi secondi dopo anche gli altri corvi si traformarono in uomini e donne. Erano tutti i discendenti dei Barbera.

<<Padre…Io non capisco…>>.

<<Non ti facevo così ingenua…Ci sei cascata…Hai seguito le mie indicazioni e invece

di sciogliere la maledizione ci hai riportati tutti qui…Il matrimonio con il barone Lanza era un trucco per convincere il tuo padre adottivo a mandarti qui…>>.

<<Padre ma cosa state dicendo???>>.

<<Io sono il demonio e questi sono i miei seguaci… A mezzanotte noi ci

congiungeremo e concepiremo colui che regnerà sulla Terra… Il regno delle tenebre

avrà inizio…>>.

Raffaele, mio padre, non era altro che Satana. Io non avrei sposato nessun barone

Lanza. I Barbera e i suoi seguaci non erano sopravvisuti se non per reincarnarsi in

animali come corvi o lupi. Gli uomini di Chiesa si erano sempre battuti affinchè la

maledizione non si fosse compiuta e passavano le loro giornate a proteggere i

sanmichelesi timorati di Dio…Ma allora mia madre??? Non era un demone così come mi era stato detto…No. Mia madre non era un demone. Era una vergine come le altre, le quali diciotto anni prima erano state sedotte dal demonio che si era impossesato del corpo di don Raffaele, ultimo discendente dei Barbera…Iniziò a girarmi la testa e svenni.

Al risveglio mi ritrovai nuda su di un altare in mezzo alla piazza esagonale di San

Michele…Intorno a me gente in tunica nera e incappucciata che teneva in mano

candele e intonavano strane cantilene in una lingua sconosciuta. Gli abitanti fedeli al

Signore erano stati tutti trucidati e i Barbera ne avevano bevuto il sangue per

rinvigorirsi.

Era ormai mezzanotte…Il diavolo nel corpo di Raffaele iniziò ad avvicinarsi a me per

consumare l’orribile atto… Era davvero la fine??? Il mio grembo avrebbe davvero

concepito l’anticristo e messo fine alla pace??? Nel pensare questo portai la mano sul mi collo e mi accorsi che indossavo la croce regalatami quando ero piccola. La strappai velocemente e la strinsi nella mano destra a cercar protezione.

Mezzanotte in punto. Il diavolo si fermò dinnanzi a me. Levò il suo manto nero e si

appropinquò su di me per consumare l’orrido atto carnale…Ma prima che ci riuscisse la croce che stringevo tra le mani si trasformò in un pugnale.

<<L’arma di Dio è nelle tue mani… Colpisci al cuore!!!>>.

Era la voce di mia madre. Eseguii l’ordine. In un attimo conficcai il pugnale nel cuore

di Raffaele…

Raffaele iniziò a prendere fuoco così come tutti i suoi seguaci che in un attimo

diventarono cenere. Dai resti dell’uomo però si levò un orrida bestia.

<<Folle!!! Cosa hai fatto? Potevi essere la regina dell tenebre!!! Adesso mi prenderò

la tua vita!>>.

Il demonio inveiva contro di me. La terribile bestia stava per divorarmi quando tredici angeli scesi dal cielo mi fecero da scudo.

Erano le tredici donne che erano state sedotte dal demonio. Tra di esse c’era mia

madre.

Inziarono ad attaccare la bestia. La battaglia durò tutta la notte fino a tarda mattinata.

Alla fine gli angeli riuscirono ad ucciderla.

Io ero incredula di quello che era successo. Tutto era una menzogna. Tutto il contrario.

Mia madre si avvicino’ a me e mi strinse.

<<Piccola mia…La battaglia è vinta ma non la guerra…Abbiamo distrutto tutti i

Barbera e i suoi seguaci…Ma tu, figlia mia, tu sei il suo sangue. I sei nei neri sono il suo marchio. Tu sei destinata ad essere la madre dell’anticristo…Il demonio ci riproverà e forse noi non riusciremo a batterlo…>>.

<<Sono cose che una madre non dovrebbe dire…Ma devo prendere la tua vita…>>.

Mia madre scoppio’ a piangere. Il suo lato umano era vivo come non mai nonostante

fosse diventato un angelo.

<<Madre…Se sacrificare la mia vita significa salvare l’umanità io son ben felice di

farlo…Il male non deve vincere…Ma sarò io stesso a privarmi della vita…>>.

17 gennaio 1963

Era quasi mezzogiorno. Il sole splendeva come non mai su San Michele. Ad un tratto

l’astro si oscuro’. Era iniziata l’eclissi solare. I tredici angeli scomparvero. Il paese era

deserto.

<<Un giorno senza la notte e una notte senza un giorno>>.

In collegio avevo letto che durante le eclissi le maledizioni si spezzavano per sempre.

Ma come avrei fatto a togliermi la vita se ogni volta che ci provavo era un fallimento?

Gli occhi allora andarono sulla mia croce. Feci come mi era stato detto. Iniziai a

stringerla tra le mani e il prodigio si compì. Gli edifici intorno alla piazza e tutti gli altri iniziarono a crollare. Io fui investita da una luce. Ad un tratto la mia anima ascese in cielo lasciando il mio corpo senza vita al centro della piazza. Un terremoto violento fu l’atto finale di questa terribile storia . San Michele e il mio corpo furono inghiottiti per sempre da una voragine e di noi non vi è più traccia…Di noi rimane solo una leggenda, la leggenda da “figghia do parrinu”.

 

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