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Acate. “Il contadino, la colomba e il re”, di Antonio Cammarana.

Antonio Cammarana, Acate (Rg), 23 marzo 2018.- Nella terra di Bompian abitava un contadino, che aveva la moglie e due figli ancora piccoli, uno di quattro anni, l’altro di due.

Il contadino lavorava con grande amore il suo campo, che gli rendeva soltanto quel poco, che consentiva alla moglie di preparare, ogni giorno, un pranzo e una cena modesti. Il contadino, però, si sentiva felice lo stesso, perché considerava una grande ricchezza il sereno sorriso della moglie e dei figli.

Quell’anno il raccolto andò male, perché la grandine distrusse tutti i germogli sul nascere. Ciononostante, quando il contadino vide davanti alla porta della sua casa una colomba ferita ad un’ala, le apprestò subito le sue cure e le diede da mangiare.

Un giorno la moglie disse al marito che c’era ormai poco cibo da mettere sulla tavola. Il contadino prontamente:

–          Dallo ai bambini e alla colomba.

La colomba apprezzò molto le parole del contadino e gli suggerì di andare al fiume, che non era molto distante dall’abitazione.

–          Forse porterai a casa dei pesci, forse troverai qualche oggetto prezioso.

Il fiume non era né in piena, né in magra e scorreva lento nel suo letto. Il contadino buttò la lenza nell’acqua e attese che qualche pesce abboccasse; intanto guardava intorno e meditava come avrebbe potuto essere la vita del pescatore, che teneva tutto il giorno i piedi in mezzo all’acqua.

Ad un tratto il contadino vide qualcosa che riluceva nel letto del fiume, si avvicinò, guardò meglio ed estrasse dall’acqua una pepita d’oro. Pensò, poi, alle parole che aveva detto la colomba, concludendo tra sé:

–          Ho fatto bene ad accoglierla nella mia casa.

Contento, il contadino ritornò tra i suoi e mostrò la pepita alla moglie, ai figli e alla colomba. Tutti si dimostrarono felici. La colomba gli suggerì:

–          Bisogna dare la pepita a qualcuno, in cambio di monete d’oro e d’argento. Così nessuno soffrirà la fame in questa casa.

Il contadino ritenne giusto il consiglio, dichiarando:

–          Vado in paese a trovare un tale, che io conosco molto bene.

Arrivato in paese, percorse alcune strade, superò la piazza, poi bussò ad una porta. Ad aprire venne un uomo con un paio di occhiali dai vetri rotondi, che gli scivolavano sul naso. Il contadino gli mostrò la sua pepita d’oro, chiedendogli:

–          Quanto mi date in cambio?

L’uomo con gli occhiali rispose:

–          Vi pagherò bene. Non vi pentirete di essere venuto da me.

Profferite queste parole, andò in un’altra stanza e dopo un po’ ritornò con alcune monete d’oro e d’argento, che mise nelle mani del contadino, al quale, prima di salutarlo, chiese:

–          Ne avete delle altre?

–          Forse – rispose il contadino –  Ma in realtà non sapeva se nel fiume ci fossero o no altre pepite d’oro.

Mentre il contadino andava a comprare del pane, della carne e del vino, l’uomo con gli occhiali prese in mano la pepita, chiuse il negozio e si diresse al castello del re. Ammesso alla presenza del sovrano gli disse:

–          Maestà, perché mi dimostriate sempre la vostra stima e benevolenza vi faccio dono di questa pepita d’oro.

Tutti nel reame facevano regali al sovrano, perché era molto avido e cattivo con i sudditi. Nessuno, però, gli aveva mai regalato una pepita d’oro.

Il re prese la pepita tra le mani, poi chiese all’uomo con gli occhiali:

–          Da chi l’hai ricevuta?

L’uomo con gli occhiali rispose:

–          Un contadino mio amico me l’ha portata questa mattina.

Il sovrano proseguì:

–          Dove abita costui?

L’uomo con gli occhiali disse ancora:

–          La sua casa si trova tra il castello e il fiume.

Soddisfatto della risposta, il re licenziò l’uomo con gli occhiali:

–          Non ti farò mancare i miei favori, se tu ne avrai bisogno.

Il sovrano mandò dal contadino i suoi soldati, i quali gli ordinarono di portare al re molte pepite d’oro, come quella che aveva venduto all’uomo con gli occhiali.

Il contadino, intimorito dalle parole dei soldati, disse che avrebbe fatto quanto gli veniva comandato, ma cominciò a disperarsi quando gli armati reali lasciarono la sua casa.

La colomba, per nulla turbata, gli disse:

–          Non abbatterti, ritorna al fiume, là forse troverai altre pepite d’oro.

Rincuorato da quelle parole, il contadino si recò al fiume, camminò nell’acqua per diverse ore e, proprio quando aveva deciso di fare ritorno a casa, scorse alcune pepite d’oro, che prese e subito portò al sovrano.

–          Maestà, ecco le pepite che mi avete ordinato di portarvi.

Il sovrano prese le pepite d’oro e, senza dire grazie al contadino, ingiunse:

–          Portamene ancora, altrimenti faccio mettere in prigione tua moglie e i figli.

Quando il contadino fu già lontano dal castello e cercava nel fiume altre pepite, il sovrano si accorse di tenere tra le mani delle pietre. Subito fece venire il contadino al suo castello, mostrandogli le pietre. Il contadino gli disse:

–          Sire, verificate voi stesso se quelle di cui vi faccio dono ora sono pepite d’oro o soltanto pietre.

Il sovrano riconobbe che il contadino diceva la verità, poi aggiunse:

–          Queste sono pepite d’oro, ma quelle di prima erano delle semplici pietre. Portami altre pepite d’oro oppure i tuoi familiari finiranno in prigione.

Allontanatosi il contadino dal castello, il sovrano ritornò a guardare le nuove pepite, ma con suo grande disappunto dovette constatare che erano soltanto delle pietre senza valore. Poi, assieme ad alcune guardie, si recò nella casa del contadino, che stava riposando stanco di tutta la strada percorsa.

–          Vieni con me al fiume – ordinò il sovrano indispettito – e prendi le pepite in mia presenza.

Il re le guardie e il contadino andarono al fiume, dove il contadino trovò tante pepite quante ne bastavano per riempire un sacco. Il re, soddisfatto, prese le pepite e ritornò al castello, il contadino a casa. Una volta nella sua abitazione, il contadino disse:

–          Forse, ora, potrò stare tranquillo accanto ai miei cari, senza che la mia casa venga invasa dalle guardie, né io sia minacciato dal sovrano.

La colomba, che era in via di guarigione, gli disse:

–          Se fossi in te, non ne sarei tanto sicuro.

Il re, infatti, proprio in quel momento, aprì il sacco che aveva portato con sé e, con suo grande stupore, vide che esso era pieno di pietre soltanto. Furente, ritornò con i suoi soldati dal contadino, gli mostrò il sacco con le pietre e lo minacciò di morte.

–          Quanto pane caldo e profumato! – esclamò il contadino – Grazie, maestà, per quello che mi date. Io e la mia famiglia avremo da mangiare per parecchi giorni.

Effettivamente nel sacco del re non c’erano pepite né pietre, ma pane ben cotto. La colomba, in tono ironico, disse al re:

–          Come siete generoso con i poveri, Maestà!

Il sovrano gridò:

–          Come si permette una colomba di parlare con questo tono sarcastico al sovrano?

La colomba rispose:

–          Sire, adesso io non voglio offendervi, ma indicarvi la strada giusta, perché possiate avere le pepite d’oro, che tanto desiderate.

–          Che cosa dovrei fare?

E la colomba:

–          Invitate cortesemente il contadino a cercare alcune pepite d’oro al fiume e fatevele portare al castello. In cambio gli darete due pani per ogni pepita.

Il sovrano si adirò, inveì contro la colomba, poi andò via con i suoi armati, ammonendola, in preda alla collera, che non sarebbe finita lì.

Il mattino seguente il contadino, i suoi familiari e la colomba sentirono bussare alla porta.

–          Avanti, la porta è aperta  – disse il contadino.

Era il re, il quale non aveva più l’aria minacciosa del giorno precedente, né i soldati al suo fianco. Il sovrano chiese al contadino:

–          Puoi portarmi alcune pepite d’oro al castello, se riesci a trovarne? In cambio ti darò del pane.

–          Se ne troverò, ve le porterò volentieri alla reggia.

Il re ritornò al suo castello, il contadino al fiume, dove trovò ancora delle pepite, che portò ancora al sovrano.

–          Prendi questi pani – disse il re.

Nei mesi seguenti il re ricevette dal contadino tante pepite d’oro da riempire tre forzieri, il contadino tanto pane da trascorrere serenamente con la famiglia tutto il rigido inverno.

E la colomba? Passò i mesi freddi dell’inclemente stagione al calduccio in casa del contadino. Quando arrivò la primavera, completamente guarita, ringraziò il contadino per l’ospitalità e le amorevoli cure ricevute; ma, prima di andare via, volle presentarsi per quello che realmente era: una bellissima fata dai riccioli d’oro, che aveva constatato quanto fosse stato generoso l’umile contadino, anche nei momenti di grave difficoltà economica e che, appunto per questo, essa aveva voluto aiutare con i suoi saggi ed efficaci consigli e virtù magiche.

 

Tratta da “ I diamanti della nonna “

di  Antonio Cammarana

 

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