15 Maggio 2024

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Acate. “L’economia agricola di Biscari”.

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Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 3 aprile 2024.- Come si legge sulla rivista, “Monserrato”, del giugno 1925, edita a Catania, il feudo di Biscari si estendeva per circa 10.770 salme e confinava con i feudi di Modica, Caltagirone e Terranova. Per tale motivo era un feudo molto ambito, ricco di sorgenti, ben irrigato  e coltivato, in gran parte  a seminativo. Gran parte della sua estensione era occupata da selve e boschi dove crescevano anche alberi da sughero, che producevano ghiande, e pioppi i quali costituivano una buona riserva di legname, inoltre era molto abbondante anche la selvaggina. All’interno del feudo esistevano molti mulini i quali erano operativi per tutto il corso della giornata, macinando grano e rappresentando la ricchezza fondamentale del feudo. Il più antico doveva essere quello di contrada Casale (erroneamente identificato come una parte del muraglione del castello di Odogrillo) mentre il più importante era quello chiamato, ancora oggi, “il mulino vecchio”. Tra i ruderi di questo mulino era visibile un’architrave con su scolpita la data: “ 1207  ”. Dopo circa un secolo e mezzo dalla sua fondazione, Biscari (antico nome di Acate), era già diventata una cittadina di tutto rispetto grazie all’abbondanza delle acque del fiume Dirillo che rendevano molto fertile la sua terra tanto da permettere la coltivazione della canapa, del frumento, dell’orzo, dei cereali e del riso. Questa situazione, vero e proprio richiamo per chi era alla ricerca di una vita migliore, favorì un continuo aumento dei suoi abitanti  anche se non raggiunse mai cifre di un certo rilievo per il severo controllo sulla moralità di chi chiedeva ospitalità, da parte dei feudatari. I numerosi mulini, trappeti e frantoi, dati in affitto erano una valida garanzia di lavoro per chi non ne aveva. La coltivazione della canapa era, poi, una preziosa fonte di benessere tanto che se ne produceva una tale quantità da poterla esportare sul Continente ed anche a Malta e con il tempo sorsero anche delle fabbriche per la sua lavorazione. Infine un’ altra importante fonte di ricchezza furono gli allevamenti di bestiame (ovini, suini, equini).

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