Acate. Visita al Castello dei ricercatori dell’Antica Trasversale Sicula.
5 min readRedazione Due, Acate (Rg), 9 maggio 2017.- Piacevole tappa acatese di alcuni componenti del movimento, Antica Trasversale Sicula nel corso della loro penultima sosta prima di rientrare a Scoglitti, luogo di partenza del loro entusiasmante viaggio. Naturalmente per degli amanti delle “bellezze sicule” come loro non poteva mancare la visita d’obbligo al quattrocentesco Castello dei Principi di Biscari da dove ci hanno rilasciato una interessantissima intervista. Ricordiamo che il gruppo di ricercatori vittoriesi, compresi due archeologi, della Trasversale Sicula hanno percorso, a piedi, in senso antiorario, partendo da Kamarina il 4 ottobre del 2016, circa 1500 chilometri di antichi sentieri storici con lo scopo di realizzare, al loro rientro, una accurata mappatura di tutto l’antico percorso esplorato che si rifà ad un antico tracciato medioevale del XII secolo elaborato, su commissione di Ruggero II, re di Sicilia, al geografo arabo, Al-Idrisi. L’idea di ricostruire, ripercorrendola a piedi, la mappa dell’itinerario noto come Trasversale Sicula, la si deve a due studiosi di storia antica locale, Giuseppe De Caro e Gaetano Melfi ed al volontario della Protezione Civile, Claudio Lo Forte ai quali, successivamente, si sono aggiunti l’archeologo Giuseppe Labisi, la moglie Sareh Gheye, anche lei archeologa e l’artista Tamara Marino. “L’idea- spiega l’archeologo Labisi- nasce innanzitutto dall’amore per la nostra terra che abbiamo voluto valorizzare attraverso il nostro avventuroso cammino. Perché Trasversale Sicula ? Perché è un idea, una intuizione dell’archeologo Biagio Pace il quale, nel suo libro, “Arte e Civiltà della Sicilia Antica”, descrive una ipotetica Trasversale Sicula che collegava Kamarina con l’entroterra e tramite due biforcazioni con Catania e Palermo. Il nostro auspicio è che grazie a questo viaggio le persone possano acquisire una coscienza dell’immenso patrimonio culturale siciliano, comprendendone l’importanza. Gli splendidi siti archeologici che abbiamo visitato durante il nostro lungo viaggio meritano di essere valorizzati e non c’è, a nostro avviso, modo migliore per farlo se non attraverso il cammino che ci permetterà di amare ancora di più la nostra adorata terra”. “Il nostro viaggio- ci racconta Giuseppe De Caro- è iniziato lo scorso anno ad aprile. Abbiamo percorso circa 480 chilometri seguendo l’antica Trasversale Sicula, da Kamarina fino a l’isola fenicia di Motia, passando da Morgantina e Segesta, i simboli di una Sicilia composta da Siculi, Sicani ed Elimi. Un vero e proprio abbraccio tra questi popoli, attraverso la più antica via del vino che era quella di Kamarina, dove si produceva e che proseguiva per Caltagirone, dove venivano realizzate le anfore che lo conservavano. Quindi la zona del grano, ovvero il Centro della Sicilia ed infine l’antica via del sale che era quella trapanese. Ad ottobre, grazie al lavoro dell’archeologo Giuseppe Labisi, abbiamo voluto fare uno studio e creare un percorso basandoci sul libro che il geografo arabo, Al-Idrisi scrisse per conto di re Ruggero II. Il suo lavoro è stato fondamentale in quanto ci ha permesso di ricostruire le ipotetiche rotte per raggiungere i luoghi descritti da Idrisi e quindi, sempre ad ottobre, partendo da Kamarina e seguendo l’itinerario ricostruito da Labisi, abbiamo iniziato a girare la Sicilia a piedi percorrendo il suo periplo in senso antiorario. Ci siamo dovuti fermare, dopo 950 chilometri, a Cattolica Eraclea a causa del maltempo e il 5 dicembre, sempre a causa delle avverse condizioni atmosferiche e su consiglio della Protezione Civile, abbiamo deciso di rientrare. Il 24 aprile di quest’anno abbiamo ripreso il cammino da dove lo avevamo interrotto ripercorrendo i restanti 240 chilometri che ci avrebbero riportati al luogo di partenza ovvero: Kamarina concludendo, così, la prima parte del nostro progetto che si è limitata semplicemente alla mappatura”. “Uno degli aspetti importanti di questo nostro cammino- conclude De Caro- è che negli oltre 1500 chilometri che abbiamo percorso, abbiamo avuto la possibilità di conoscere e confrontarci con tante altre associazioni che operano, facendo promozione, sul proprio territorio. Abbiamo creato, quindi, una Rete Libera di associazioni per la Trasversale Sicula e su di una apposita pagina di facebook, Rete Sicilia, pubblichiamo tutti gli eventi che le singole associazioni organizzano sul proprio territorio tenendoci costantemente in contatto in un confronto continuo. Ad oggi le associazioni siciliane che facciamo rete siamo quasi quaranta. Solo lavorando insieme, facendo rete, si può proporre un valido pacchetto turistico sulla Sicilia, una splendida terra che ha un enorme patrimonio storico, artistico, paesaggistico ed archeologico non ancora del tutto ben sfruttato come stiamo cercando di dimostrare con il nostro progetto”. Come precedentemente anticipato, alla spedizione dei ricercatori, quest’anno si è aggiunta anche l’artista vittoriese Tamara Marino la quale ha effettuato tutto il lungo viaggio indossando un abito da sposa, inizialmente bianco e poi al termine del cammino ricoperto dai colori dei vari fiori raccolti durante il percorso. Un abito da sposa che, simbolicamente, vuole rappresentare il matrimonio tra l’artista e la sua terra, inizialmente abbandonata, la Sicilia. “In quanto artista del gruppo- tiene a sottolineare Tamara Marino- sto portando avanti una performance legata a quell’abito da sposa indossato simbolicamente per unirmi in matrimonio con la mia terra. Una riappacificazione simbolica tra me e questa meravigliosa Isola che per anni ho quasi respinto al punto da abbandonarla per andare a vivere in Toscana. Dopo qualche anno, però, è subentrata la nostalgia, un po incominciava a mancarmi e quindi ho deciso di ritornare. Un ritorno non facile in quanto ho dovuto nuovamente confrontarmi con tutto ciò che mi aveva indotto a scappare, ovvero tutte le sue contraddizioni, i particolari aspetti legati alla mancanza di rispetto e soprattutto al disprezzo della gente verso le persone e le cose. Il mio intento, pertanto, è quello di proporre un alternativa a come vivere questa terra. Quindi ho approfittato dell’occasione offertami dalla Trasversale Sicula per intraprendere un viaggio insieme a questi splendidi amici, per poter vedere ed osservare la Sicilia passo per passo, quasi a misura d’uomo. Durante il cammino ho fissato le memorie attraverso i fiori sul mio abito, un abito inizialmente bianco, ora ricco di colori, i colori della natura. Siamo partiti in un periodo meraviglioso, la Primavera ed insieme alla gente che abbiamo incontrato abbiamo tinto l’abito con gli stessi pigmenti dei fiori. Il progetto finale sarà quello di realizzare una mostra in cui l’attrazione principale sarà proprio questo abito che potrà essere ammirato, unitamente alle numerose foto che abbiamo fatto e che raccontano minuziosamente tutto il percorso. Il mio, quindi, vuole essere un gesto forte, anche se simbolico, quello di sposare la Sicilia in contrapposizione a tante altre persone che, come fatto da me inizialmente, verrebbero divorziare da quest’Isola. Per me, dopo questa esperienza, la Sicilia è unica, con una sua identità ben definita. E’ la mia terra, qui ci sono le mie radici e voglio riappacificarmi con essa dopo il tentativo di fuga, cercando di evidenziare, insieme agli amici del gruppo, la sua immensa bellezza ed attraverso di essa sconfiggere tutto il male che la circonda”.