Vittoria. 29 aprile 2019
Sono tante le persone che si rivolgono agli organi di informazione per potere avere quella voce che molti non hanno, soprattutto quando l’interlocutore o “l’avversario” è un ente importante. Il dovere di un buon giornalista, quando riceve una denuncia o una segnalazione, è quello di accertare la veridicità dei fatti che gli vengono raccontati. In questo caso, chi scrive, è un testimone diretto, pertanto sicuro di ciò che si sta verificando in Sicilia. Come si ricorderà, il 13 dicembre del 1990, in alcune zone della Sicilia orientale, si verificò un sisma che produsse danni ingenti e perdite di vite umane. Dopo qualche tempo, fu varata una legge che avrebbe consentito agli abitanti delle zone colpite, di pagare i tributi, per tre anni successivi all’evento calamitoso, ridotti al 10%, risparmiando così, il 90% dei tributi dovuti.
La notizia, oltre a non essere stata resa nota in maniera adeguata, rimanendo quindi sconosciuta alla stragrande maggioranza della popolazione interessata, fu addirittura, in alcuni casi, ovviamente documentati, smentita, tanto è vero che tutti, continuarono a pagare l’intero importo delle somme dovute e non solo il 10% come prevedeva la legge. Per questo motivo, dopo tante interrogazioni parlamentari, (n.d.r. Venerina Padua) dopo tante peripezie, dopo una serie di ricorsi e proteste, furono stanziate le somme che avrebbero dovuto percepire tutti i cittadini aventi diritto, a condizione che questi avessero inoltrato regolare domanda di rimborso, entro il 2010, nella misura del 90% delle somme pagate e non dovute.
Ottenuti i finanziamenti, l’Agenzia delle Entrate, ente che è opportuno ricordare che quando deve ricevere tributi dai cittadini, riesce persino a “soffocare” gli stessi con pressioni di ogni tipo, ha stabilito che i rimborsi, sarebbero stati effettuati al 50% e non al 90%, così come prevede la legge. Ha quindi avviato un percorso per procedere al pagamento delle somme, utilizzando mezzi e metodi poco chiari, o comunque non resi noti a quanti, in verità tantissimi, lo hanno chiesto, trattandosi di soldi pubblici. Così si è verificato che, chi aveva presentato domanda nel 2008 o 2009, ha già ottenuto i rimborsi, a scapito di chi ha presentato domanda nel 2007; chi si è rivolto al giudice, in alcuni casi è stato liquidato al 50% e in altri al 90%, insomma, una sorta di marasma e confusione che rende, agli occhi della gente, l’Ufficio pagatore, inviso. Soprattutto, quando a dirigere alcuni uffici, ci sono elementi che trattano il pubblico come se fosse spazzatura.
Infine, in molti casi, ci sono pratiche già trattate, deliberate e confermate, che giacciono, non si sa dove e perché, in quanto nessuno riesce a dare indicazioni, nemmeno il call-center aperto 10 ore al giorno, a disposizione degli utenti, che non trovano la giusta collocazione finale, quella degli accrediti sui conti degli aventi diritto. Ora ci si chiede, ma se l’Agenzia delle Entrate dovesse avere somme dai cittadini, nella stessa proporzione di quelle che deve erogare e che trattiene ancora nei propri conti, non avrebbe già provveduto a mettere gli stessi nelle condizioni di fallire, se imprenditori, o di essere sottoposti a pignoramenti presso terzi sui conti, se privati? Come mai in uno Stato di diritto, si verificano ancora queste incresciose angherie che generano sfiducia nei confronti di chi dovrebbe essere al di sopra delle parti e a favore della comunità? Ma queste cose le sa chi dirige l’Ufficio? Ma i nostri politici, così solerti nei confronti dei deboli, come mai si stanno dimostrando tanto deboli nei confronti dei forti, nonostante siano a conoscenza dei fatti? Che fine hanno fatto?
Chissà se qualcuno vorrà rispondere a questi quesiti, penso proprio di no, ma sono sicuro di avere fatto la mia parte, per dare quella voce cui mi riferivo all’inizio, a chi voce non ha e rendere pubblico quanto accade confidando nell’impunità.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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