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Cassibile non era Cassibile. 3 settembre 1943, quella famosa firma

Lorenzo Bovi

L’avvicinarci al 72° anniversario dello sbarco in Sicilia mi induce ad affrontare uno dei temi più spinosi della storia moderna italiana, la famosa firma dell’Armistizio.
Evitando di aprire discussioni infinite sul valore della parola data e su quella scritta, di cui spesso si è discusso, mi limiterò a far notare che armi-stizio (nella lingua italiana) sta ad indicare un “accordo per la sospensione delle ostilità” e non invece il passare da una parte all’altra nel corso della battaglia (che ha un altro nome). Quindi se posso comprendere la resa dell’Italia, che non sarebbe comunque mai dovuta entrare in guerra, vista le propria spaventosa incompetenza ed impreparazione militare, non posso invece accettare il fatto che chi quella guerra l’ha avallata si sia poi posto dalla parte dei “vincitori”, solito vizio tutto italiano.
Chiusa la premessa, quello che mi interessava affrontare in questa sede era invece un problema molto meno concettuale e più materiale, ovvero il LUOGO in cui quella firma fu siglata: Cassibile (frazione di Siracusa), direte voi! Ed invece no, le cose non sono così semplici.
Da decenni si discute su questo NON-LUOGO e malgrado innumerevoli interventi televisivi e sulla stampa, a sostenere la giusta tesi, ovvero che il luogo non fosse Cassibile ma ”una località vicina a Cassibile”, ancora c’è chi non è convinto e per questo mi vedo costretto a riprendere l’argomento.

Dopo avere per anni sentito parlare della vicenda, alcuni anni fa mi resi conto che nessuno dei relatori ricordava esattamente dove fosse stato firmato questo importante accordo. Per complicare le cose arrivarono anche una serie di involontari “depistaggi”, come alcune targhe appese ai muri di strane case (che non c’entravano nulla), tabelle stradali (ufficiali) con scritto “Casa dell’Armistizio” (quando tutti sanno che la firma fu posta dentro una grande tenda), e per ultimo una riproduzione della lapide lasciata dagli americani, però sistemata in piazza a Cassibile con scritto “Qui fu firmato l’armistizio”.
Dopo avere chiesto lumi alle varie associazioni di Siracusa e Cassibile, alla signora Graziella Calcagno e ai vari amici di Facebook (che immediatamente si sono mobilitati inviando decine di fotografie ed informazioni), arrivammo finalmente a dire una parola definitiva anche su questo argomento.

Risolutiva è stata la foto inviata dal sg. Matteo Masoli, tratta da “La resa dell’Italia – 7 anni di guerra” in cui è indicato il cippo fatto dagli americani. La foto, scattata nel 1959, ci permette di vedere ancora quel che resta del piccolo monumento (il cippo era stato asportato), ed è fondamentale la parte bassa della foto, in cui si vedono i tetti della masseria di San Michele su cui tutti sono ormai d’accordo nell’identificare come luogo della firma.

La signora Graziella Calcagno, che all’epoca viveva proprio nella Contrada San Michele (aveva 6 anni), ci racconterà tutto su quel luogo, sito a pochi passi dall’enorme accampamento anglo americano che circondava il vicino aeroporto di Torre Cuba.
Sappiamo così che appena si usciva dal portone della contrada (lato sud), dopo un centinaio di metri, sulla destra si incontrava proprio il primo accampamento. Si potevano vedere decine di tende, alcune monoposto, altre più grandi, tutte coperte di terra e teli mimetici e nascoste tra le piante. Un’altra signora ricorda ancora di quando da ragazza andava a vendere la verdura a quei
soldati. La tenda più grande era la MENSA (usata anche per le riunioni), con un grande tavolo, proprio quello che vediamo nelle foto ufficiali. Il tavolino di cui spesso si è parlato era invece un vero e proprio “souvenir” lasciato dagli anglo americani (non avrebbero altrimenti senso le firme fatteci sopra).
Dietro il tendone della mensa vi era un’altra grande tenda usata come CUCINA dove la piccola Graziella entrava spesso; proprio lì vicino veniva parcheggiato e coperto con teli mimetici il piccolo aereo biposto sul quale era salita tante volte per giocare. L’accampamento fu più volte bombardato da aerei tedeschi che si esponevano però alla reazione rabbiosa della contraerea anglo
americana che almeno in un caso andò a segno, col pilota tedesco che lanciatosi col paracadute, fu poi preso prigioniero.
La signora Graziella ricorda anche benissimo il cuoco, e ci dice che fu proprio lui a costruire quel piccolo monumento con la stele incisa e le quattro colonnine attorno, a perenne memoria del luogo della firma dell’armistizio, costruito sul posto in cui stava proprio la tenda della mensa (una volta
smontata). Il suo voleva essere un piccolo omaggio nel momento del commiato, sicuro che quel monumento avrebbe portato flutti di turisti e curiosi, in futuro pellegrinaggio “storico” su quei luoghi.

Non avrebbe mai potuto immaginare che non solo la stele sarebbe stata distrutta dopo pochissimi anni, ma che nei decenni a venire se ne sarebbe addirittura persa ogni traccia, di lei e del luogo
su cui era stata edificata, … per non parlare dei “turisti”.
Non si capisce come mai la Normandia sia invasa ogni anno da decine di migliaia di visitatori
“storici” e che lo stesso non debba invece accadere anche per la Sicilia che ebbe il primo sbarco in Europa, il più esteso ed il più innovativo di tutti i tempi.

Le foto che allego dovrebbero quindi chiudere anche quest’ultimo capitolo, chiarendo in maniera definitiva che il luogo della firma dell’armistizio fu ad un centinaio di metri a sud della Contrada San Michele (Santa Teresa Longarini). Gli americani indicarono quel luogo come Cassibile (anche Torre Cuba veniva indicata come Cassibile in tutte le foto ufficiali statunitensi), semplicemente per non svelare dove si trovasse veramente la loro base operativa, visto che nel settembre 1943 la guerra era ancora in pieno svolgimento.

Lana caprina? …. forse sì, ma chissa …

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