Catania. 04.11.2025
Da un dato statistico reso noto oggi e riportato sulla stampa nazionale, emerge che la città di Catania, una delle tre città metropolitane siciliane, è la seconda in graduatoria, dopo Palermo, capoluogo di Regione, per quanto riguarda la criminalità. Ma da un sondaggio condotto dal giornale online Italreport, è stato possibile accertare che con la guida della Questura di Catania, affidata a Giuseppe Bellassai, “poliziotto nell’anima” qualcosa è cambiato in meglio.
Giuseppe Bellassai, a capo della Questura di Catania, ha posto in primo piano sin dal suo insediamento, l’analisi del fenomeno mafioso come multiforme, da un lato storiche grandi cosche come i Clan Santapaola‑Ercolano e altre articolazioni locali (ad esempio i gruppi Cappello‑Bonaccorsi, Clan Mazzei) attive nel traffico di stupefacenti e usura; dall’altro, con loro intrecciate, le “piazze di spaccio” diffuse nei quartieri periferici, con schemi di vedette e corrieri.
Fra le azioni strategiche segnalate,
l’adozione del piano denominato “Piano Trinacria”, che prevede uso di unità specializzate (squadre cinofile, reparto prevenzione crimine) per interventi mirati in aree critiche.
L’attivazione del sistema di “Controllo integrato del territorio” (CIT) che coinvolge la polizia di Stato, la polizia locale, e altre istituzioni per il contrasto al degrado urbano (illuminazione, strade, spazi pubblici) che favorisce il proliferare della illegalità.
L’intensificazione della prevenzione grazie al coinvolgimento delle scuole e di iniziative rivolte ai giovani, partecipando in prima persona a incontri con gli studenti nel quartiere Librino e sottolineando il ruolo della bellezza e della legalità per contrastare la mafia.
Sul tema della collaborazione con la cittadinanza, Bellassai ha fatto spesso riferimento al fatto che la lotta alla mafia passa anche attraverso la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e la loro capacità di denunciare estorsioni e usura (fenomeni che restano comunque in parte sommersi).
Ha inoltre insistito sulla sinergia istituzionale: Questura, Prefettura, Comune, Polizia locale, forze dell’ordine in genere e Magistratura. Inoltre Bellassai sottolinea che anche nei comuni della provincia è necessario un impegno condiviso per contenere la criminalità organizzata “silente”.
Un altro aspetto fondamentale è il contrasto alla microcriminalità come parte integrante della strategia generale. Anche se la mafia tradizionale resta al centro, Bellassai nota che la microcriminalità, furti di auto/moto, rapine, è percepita maggiormente dai cittadini e occorre rispondere anche su questo fronte.
Sul fronte delle risorse e organizzazione interna, ha segnalato le difficoltà dell’organico della Questura, difficoltà che riguarda quasi tutte le questure d’Italia. Ad esempio oltre 80 operatori impegnati in “vigilanze statiche” che limitono la capacità di impiego dinamico nelle indagini e nella prevenzione nei quartieri. Criticità questa che ha evidenziato il sindacato SIAP nel corso di un incontro con il Questore.
In audizioni parlamentari, Bellassai ha evidenziato che a Catania “la criminalità organizzata tende ad inabissarsi facendosi meno visibile, ma continua ad erodere l’economia sana”.
Sul versante delle misure specifiche:
sono stati emessi ammonimenti da parte del Questore nei casi di violenza domestica e atti persecutori, oltre all’applicazione di braccialetti elettronici per soggetti specifici, segnalando che la sicurezza non è solo mafia ma anche altri reati che si intrecciano.
Campagne di sensibilizzazione per la prevenzione di truffe online, furti e rapine, specialmente attive nel periodo natalizio, con la collaborazione della cittadinanza.
Infine, Bellassai attribuisce grande importanza al recupero del territorio, la legalità deve essere un valore vissuto, partendo in particolare dai quartieri più esposti, come San Cristoforo, San Berillo, San Giovanni Galermo, dove sono state identificate piazze di spaccio strutturate.
In sintesi, la strategia del Questore Bellassai a Catania si articola su tre pilastri:
contrasto operativo e investigativo alla criminalità organizzata e alle piazze di spaccio, con interventi mirati e unità specializzate;
prevenzione e controllo del territorio, con azioni integrate contro il degrado urbano e la microcriminalità per aumentare la percezione di sicurezza;
coinvolgimento della comunità, delle scuole, delle imprese e delle istituzioni locali, perché la lotta alla mafia non sia solo repressiva ma anche culturale.
Dal nostro sondaggio e dai dati acquisiti in rete, dalla nostra redazione, abbiamo accertato che i risultati ottenuti dall’attuale Questore del capoluogo etneo, sono i più significativi in Sicilia.