EMERGENZA RIFIUTI. PRESIDENTE CROCETTA, PER IL BENE DEI SICILIANI: SI DIMETTA
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La questione rifiuti dei comuni siciliani è diventata un caso nazionale. Se andiamo a visitare piccoli, medi e grandi comuni ci accorgiamo il degrado che vige in questa martoriata terra.
Il Governatore Crocetta continua a cercare alibi nel tentativo di ribaltare la responsabilità sui Sindaci dei Comuni ma purtroppo per Lui nessuno di crede.
Un Superesperto ambientale descrive la situazione obiettiva che si è creata. Si tratta del Prof. Aurelio Angelini, docente Universitario. Ecco cosa scrive sulla sua pagina facebook il Prof.Angelini:
“L’INVOLUZIONE DEL GOVERNO DEI RIFIUTI IN SICILIA
NON E’ COLPA DEL DESTINO CINICO E BARO!
La responsabilità nella gestione dei rifiuti del governo della regione è chiarissima, per inadempienze, effetti economici e disastri gestionali e ambientali.
I provvedimenti “emergenziali” che in questi giorni sono stati adottati da Crocetta, autorizzando nel continuare il conferimento di rifiuti in discarica in deroga alla norme di legge, e quindi, in danno alla salute e all’ambiente, avviene con la compiacenza degli organi di controllo, che rilasciano pareri favorevoli a tali provvedimenti, senza emettere una valutazione puntuale e motivata sull’incidenza della gestione delle discariche in deroga alle norme ambientali, potevano essere evitati, compresi i gravosissimi costi economici per i cittadini.
Cosa è fatto in questi quattro anni di governo della regione? Nulla! Anzi il quadro complessivo si è ulteriormente aggravato. E’ aumentato il debito, è aumentato l’inquinamento, si è aggravata la condizione igienico sanitaria in tantissimi comuni. Il caos nella gestione è generalizzato e per molti aspetti -nei tempi brevi e medi- incontrovertibile.
Ciò che plasticamente rimane immutabile è la destinazione dei rifiuti nelle discariche. Anzi, sono aumentate le quantità conferite in impianti che non operano a norma, che però sono remunerati come se lo fossero.
Il presidente della regione nella campagna elettorale del 2012, promise all’elettorato e successivamente ottenne, l’approvazione di una norma che assegnava la gestione dei rifiuti ai sindaci. Si trattava di una proposta scellerata, diametralmente opposta alle migliori pratiche europee e nazionali e finora ha sortito l’effetto di lasciare tutto immutato per altri quattro lunghissimi anni. Scelta stupida quando onerosa, quella di dare più poteri ai sindaci per “gestire direttamente i rifiuti”. Eppure in tanti gli diedero credito e lo votarono e lo stesso fecero i parlamentari approvando una norma che ha contribuito al fallimento gestionale, i cui costi verranno pagati dai cittadini, seppur teoricamente imputabili dalla Corte dei Conti, a specifiche responsabilità politiche e gestionali, per questo caso e per tanti altri, ma in Sicilia (finora) vige in materia, quello che troviamo scritto sul tram: “non disturbate il manovratore”.
La gestione diretta dei sindaci, attraverso i cosiddetti ARO, non è stata solamente una manovra diversiva gattopardesca, ma ha rappresentato un nuovo e rilevantissimo tassello della strategia di DISARTICOLAZIONE SISTEMICA della gestione dei rifiuti. L’esito di queste genialata, accompagnata da un incredibile e doloso immobilismo, ci ha portati fin qui.
I burattinai del “cambiare tutto per non cambiare nulla”, che si avvalgono negli apparati della regione di dirigenti infedeli e/o incompetenti pronti a tutto, hanno impedito che in Sicilia -in questi due decenni- avvenisse un cambio di rotta nella gestione dei rifiuti. Bisognava passare “dallo svuotamento dei cassonetti in discarica” alla “raccolta differenziata”, che recupera materia, genera lavoro e impresa, togliendo la “centralità” gestionale alla discarica. Invece nulla è cambiato, tutto ancora va in discarica in condizioni malsane, con il timbro apparente della “legalità”.
Nel corso di questi 20 anni, in cui in Europa e l’Italia si è costruita la gestione dei rifiuti basata sul riciclaggio, riuso e riduzione, la Sicilia è stata e continua ad essere, un buco nero nella galassia dei rifiuti. Una galassia questa, popolata da faccendieri, mafiosi e corrotti. Un sistema organizzato in modo funzionale per “garantire” che i rifiuti vadano in discarica.
Oggi il sistema rifiuti nella quasi totalità è lo stesso 20 anni fa, con l’aggravante che in questi quattro lustri, è stato abbancato -con un onere per i cittadini e un ristoro per i gestori di 5 miliardi- dentro e fuori dalle discariche, 50 milioni di tonnellate di rifiuti, in più di 1000 siti e nessuno di questo è stato mai bonificato, nonostante centinaia di milioni sono stati spesi per questa finalità.
Ma ciò che trovo strabiliante è il fatto che il governo della regione, continuando e perpetuando nella stessa omissione di cui erano resi responsabili i suoi predecessori, è ancora alle prese con il Ministero dell’Ambiente, per la definizione del “Piano emergenziale” del 2012, predisposto dal commissario Raffaele Lombardo. Quando con una semplice delibera di giunta e senza nessuna “intesa” con il ministero dell’ambiente, potrebbe adottare un proprio Piano di gestione.
Il motivo di tale defaillance e omissione, va ricercato nel fatto che il Piano di gestione “ordinario” non può “derogare” da quanto previsto dalla legge, che ne dispone i contenuti. L’assenza di questo strumento d’indirizzo politico-gestionale e organizzativo, ha favorito il nascere il consolidarsi di un grumo di interessi affaristici e mafiosi che tiene in scacco tutto il sistema dei rifiuti, che vale un miliardo (le sole discariche “alleggeriscono” i contribuente per 300 milioni l’anno).
L’adozione del piano regionale e tutti gli atti successivi e connessi, all’interno di un quadro giuridico e gestionale certo, che metta insieme territori, impianti, risorse, per realizzare un sistema basato sulla solidarietà territoriale, l’efficienza economica e ambientale, è stata la prima azione che tutte le regioni d’Italia hanno posto in essere nel corso del 1997 (decreto Ronchi). Le uniche che non si dotarono di un “Piano”, fondamentale per costituire un quadro economico, organizzativo e impiantistico, sono state le regioni del Sud, che fino a tre/quattro anni fa condividevano con la Sicilia, percentuali di raccolta differenziata ad una cifra. Ma anche nel meridione le cose stanno cambiando, con la sola eccezione della Sicilia.
Abbandonata la lunga stagione dei commissariamenti, che nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati i luoghi ideali di corruzione e immobilismo, oggi, regioni come la Sardegna e la Campania che hanno improntato la gestione sulla raccolta differenziata, attraverso un quadro organizzativo e una migliore impostazione tecnico-economica, raggiungono percentuali del 50%.
La Sicilia non è più neanche il fanalino di coda, perché è staccata da parecchi percento dalle altre regioni, e che cosa fa, chiede: il commissariamento, che dovrebbe rappresentare un affronto per chi governa, in quanto atto d’imperio che certifica l’incapacità di chi governa, invece, con sfrontatezza, viene invocato per poter “esercitare nella legalità” azioni meretrici in deroga alle leggi, in nome e per “conto” dell’emergenza.
Questa direzione “ostinata e contraria” alla pianificazione e all’adozione delle migliori pratiche -in linea tecnica ed economica- ci ha fatto precipitare nel baratro. Cosa c’è in fondo al baratro? la buca, la discarica, accompagnate nei momenti più alti della crisi, dagli inceneritori, come promessa e ricetta da sbandierare per superare l’emergenza di cui ci si è resi responsabili.
Nel frattempo, come è successo nell’attesa degli inceneritori promessi da Cuffaro, ci aspetta la stessa sorte: discariche à gogo, appannaggio dei soliti monopolisti, in barba alla libertà di mercato. Ma come la storia ci narra, in una terra di mafia il monopolio è il paradigma del potere di Cosa Nostra (in toto o in società).
Non aver mai approvato il Piano di gestione dei rifiuti, ha implicato parecchie conseguenze, ne indico due per brevità:
1. il Piano dei rifiuti regionale deve solo individuare “le aree idonee e non idonee”, in cui è possibile realizzare gli impianti;
2. demanda ai soggetti territoriali, il compito di scegliere e di realizzare gli impianti necessari per assicurare l’autosufficienza gestionale.
In sostanza la regione non è il soggetto decisore (come surrettiziamente avviene), ma svolge un ruolo di mera programmazione. Ebbene, il punto 1, innesca l’ipotetica possibilità che per affari lucrosi, come quelli delle discariche, altri soggetti, in seguito alle mappature delle “aree idonee” si offrono per realizzare impianti di smaltimento, proponendo tariffe competitive, rompendo o riducendo i lucrosi affari dei monopolisti delle discariche.
Il punto 2, toglierebbe alla regione il ruolo di arbitro per la realizzazione degli impianti, quindi, si sgretolerebbe quel aggregato di BRAVI (manzonianamente) funzionari che in questi anni hanno fatto ciò che non avrebbero potuto fare in punta di diritto.
Nel primo caso, si romperebbe il monopolio e nel secondo, verrebbe meno il ruolo di manovra/controllo esercitato in regione.
Oggi si sta giocando la partita di far precipitare il sistema per sotterrare le responsabilità e per ottenere poteri speciali, un pò di quattrini per gli amici e per le clientele, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.”
E’ inutile caro Presidente Rosario Crocetta che continui a cercare a ribaltare colpe proprie dei quattro Governi da Lei presieduti.
E’ assurdo che Ella vorrebbe risolvere parte del problema attraverso l’utilizzo della discarica di Bellolampo poichè la stessa non reggerebbe e dopo poco tempo il suo Governo dovrebbe dichiarare l’inagibilità facendo un bel regalo ai cittadini palermitani.
Una cosa di buono comunque potrebbe farla ed è un concetto da me ribadito da tempo: presentare le sue dimissioni e andare a elezioni anticipate.
Questo sarebbe un gesto di coraggio e apprezzato dalla stragrande maggioranza dei siciliani.