G7 a Taormina. SiciliAntica critica la gestione dei beni culturali in occasione del summit internazionale
2 min read“La riunione del G7 che si aprirà a Taormina non è certamente neutra e senza effetto per i beni culturali siciliani. La presenza nella cittadina ionica, perla del turismo isolano, dei “Grandi della terra”, per discutere di migranti, Corea del Nord, clima, sicurezza, economia, ha reso necessario blindare il suo splendido centro, rendendo difficili per alcuni giorni l’accesso e la libertà di circolazione anche ai suoi stessi abitanti, mentre i turisti sono stati banditi dal paese per tutta la durata del summit“. Apre così una nota inviata alla stampa da parte della presidenza regionale di SiciliAntica.
“In questo contesto – continua la nota – ci chiediamo il senso di “deportare” nella cittadina in provincia di Messina alcune importanti opere d’arte siciliane, quali il “Ritratto di ignoto” e “L’annunciata di Antonello” da Messina o La tavola bifronte di Leonardo da Vinci, che serviranno solo a solleticare la curiosità e l’ammirazione dei “potenti”, troppo impegnati a discutere di altro, per apprezzare la bellezza rappresentata da tali dipinti. Altro sarebbe stato, invece, se questi quadri fossero stati inseriti in un percorso culturale-educativo, esposti nell’ambito di una mostra tematica, aperta all’ammirazione di tanti, cittadini e turisti.
Per non parlare poi della discutibile istallazione realizzata in legno sulla cavea del teatro greco-romano di Taormina, un intervento invasivo che mortifica lo splendore della struttura, realizzata solo per ospitare un parterre internazionale, o del rapido restauro del maestoso palazzo dei Duchi di Santo Stefano, che attendeva da anni un intervento e che l’ha ottenuto solo adesso, ma non perché esso ritorni alla libera fruizione dei cittadini, ma solo per ospitare la centrale operativa che gestirà la sicurezza del G7“.
L’associazione SiciliAntica esprime un “giudizio fortemente critico sulla gestione dei beni culturali ed artistici siciliani in occasione del summit internazionale, ridotti solo a “merce”, a vetrina del potere e della “potenza” di un’Italia che non ha mai, se non raramente, valorizzato e protetto davvero il suo immenso, prezioso e inestimabile patrimonio storico-culturale“.