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Gli italiani hanno speso 18 miliardi in sicurezza, CNA: “Non basta spendere”

Per evitare intrusioni impreviste dentro casa quattro famiglie italiane su dieci hanno installato un impianto antifurto e/o, nella stessa percentuale, una porta blindata. Per proteggere l’abitazione, insomma, gli italiani hanno speso oltre 18 miliardi di euro. Lo svela una indagine condotta da CNA Installazione e Impianti tra le imprese associate.

Secondo l’Istat, le famiglie italiane sono circa 16,5 milioni. Un impianto antifurto di qualità comprensivo di centralina, sensori esterni e interni, sirena e combinatore telefonico costa mediamente 1500 euro. Una porta blindata 1300 euro.

Italiani super-prudenti, allora? No, stando ai dati del ministero dell’Interno e dell’Istat. Nel 2016 i furti in abitazioni ed esercizi commerciali denunciati sono stati 330.598, vale a dire quasi 904 al giorno e 38 all’ora. Secondo il Servizio analisi criminale della polizia, circa 300 in meno che nel 2015. Poca cosa rispetto a un reato che genera un giustificato allarme sociale. E, comunque, un numero probabilmente approssimato per difetto, considerato che solo sette responsabili di furti su cento vengono arrestati. Un dato che non invita alla denuncia, piuttosto alla frustrazione. Nel decennio 2006/2015 l’Istat ha registrato poco meno di due milioni di furti nelle sole abitazioni, con un incremento pari al 94 per cento tra 2006 e 2015. Un’enormità. Che colloca l’Italia nella fascia alta della graduatoria europea stilata da Eurostat-Unodc, dalla quale risulta che nel rapporto popolazione/furti in appartamento il nostro Paese è sesto, dietro Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia, superando di gran lunga i “pari taglia” Francia, Spagna, Germania e Regno Unito.

Se oltre 330mila furti rappresentano un’enormità in sé, rispetto a 16,6 milioni di famiglie e a 24 milioni solo di abitazioni occupate (dati Istat) sono una quota obiettivamente ridotta. E se non sembra pagare la paura della giustizia, visto il numero ridottissimo di arresti per furto, evidentemente a pagare è la prevenzione. Dopo anni in cui ci si è affidati al fai-da-te, al vicino o alla provvidenza, ma con scarso successo. Anche se ancora troppe persone sembrano attendere il primo furto, o se va bene il primo tentativo di furto, per correre ai ripari. Un comportamento molto rischioso, soprattutto all’approssimarsi del grande esodo estivo.

Ma come fare per evitare brutte sorprese al rientro dalle ferie? Innanzitutto – segnala CNA Installazione e Impianti – evitando di postare sui social media foto delle proprie vacanze in luoghi lontani mentre si è ancora in ferie. Molti, infatti, non resistono alla tentazione di far conoscere ad amici e conoscenti, ma anche a sconosciuti follower, quanto trasparenti siano le acque o quanto bianche siano le spiagge dei luoghi in cui si è scelto di villeggiare, con la spiacevole conseguenza di rendere noto a tutti, quindi anche ai malintenzionati, che non si è in casa e non si è intenzionati a tornare presto.

Poi, è necessario installare un impianto antintrusione che può andare da una semplice inferriata alle finestre ai vetri antisfondamento, dalla porta blindata o ai più sofisticati impianti antifurto con allarme e telecamere di sorveglianza.

Oltre agli allarmi antifurto e alle porte blindate, dall’indagine di CNA Installazione e Impianti emerge che le famiglie italiane hanno installato anche tapparelle metalliche con bloccaggi (17%), grate di protezione (14,8%), telecamere (19%).

Per ogni intervento CNA Installazione e Impianti raccomanda di affidarsi a installatori abilitati. Va ricordato, inoltre, che il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, entrato in vigore il 24 maggio 2016, ha un notevole impatto sulla videosorveglianza in quanto per poter garantire l’utilizzo corretto delle telecamere sono richieste competenze specifiche.

Le famiglie che non hanno problemi di bilancio possono adottare soluzioni più complesse che prevedono una miscela di sistemi anti-intrusione e sistemi domotici per tenere sotto controllo la propria casa da remoto tramite tablet o smartphone. Basta infatti programmare l’accensione delle luci a determinati orari (magari non sempre gli stessi) per simulare, a esempio, una presenza in casa che potrebbe indurre i ladri a rinunciare al furto.

 

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