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La storia della Cassa Centrale di Risparmio V.E. sulla base di racconti fatti e aneddoti di ex dipendenti

Ragusa. 03/01/2018 – Dopo un approfondito studio, ricerche, richieste inoltrate agli ex colleghi e ricordi ricomposti alla stregua di un puzzle, è stato ultimato un volume sulla storia della Cassa di Risparmio in Sicilia e in provincia di Ragusa. Abbiamo ritenuto opportuno, affidare il lavoro di prefazione al Professore Giuseppe Barone, Preside della facoltà di scienze politiche presso l’Università degli studi di Catania, che ha accolto la nostra. Di seguito pubblichiamo integralmente quanto sapientemente redatto dallo studioso.

“La storia della Cassa Centrale di Risparmio “Vittorio Emanuele” si identifica con la storia stessa della Sicilia contemporanea e del suo laborioso popolo. Nata nel 1861 insieme al nuovo Regno d’Italia, essa ha rappresentato il secondo polo creditizio dell’isola (dopo il Banco di Sicilia) ed è stata per generazioni di famiglie, agricoltori e piccoli imprenditori un baluardo sicuro contro l’ usura e un affidabile “salvadanaio” per i risparmi di una vita. A differenza delle banche d’affari, pubbliche e private, il sistema gestionale delle Casse di Risparmio si è sempre basato sui principi della solidarietà fra le classi sociali e dello sviluppo locale. Il marketing territoriale ha così “fidelizzato” famiglie e imprese: i flussi finanziari venivano raccolti in Sicilia e distribuiti in Sicilia. L’articolazione capillare nei paesi ha fatto della Cassa un’istituzione centrale del paesaggio urbano dell’isola, cosicché in ogni Comune la storica “agenzia” si è configurata nell’immaginario collettivo come luogo identitario, accanto al Municipio, alla Chiesa e all’Ufficio postale.

Per oltre un secolo questo modello virtuoso di “credito diffuso” ha funzionato da sostegno e volano per l’economia isolana (si pensi al finanziamento del credito fondiario e dell’edilizia popolare), finché nel corso degli anni ’80 la tradizionale “impermeabilità” gestionale della “Vittorio Emanuele” ha cominciato ad essere scalfita dalla collusione clientelare del ceto politico regionale e dagli investimenti azzardati a favore di cordate speculative che ben poco avevano a che fare con la legalità e con lo sviluppo dell’isola. La privatizzazione del 1990 e la successiva liquidazione del 1997 non sono materia di questo studio, ma meriterebbero un’attenta ricerca circa la complessa operazione che mediante la fusione col Banco di Sicilia prima , l’incorporazione in Capitalia e l’assorbimento in Unicredit dopo, ha di fatto smobilitato il sistema bancario pubblico siciliano. A quella data la Cassa contava 4000 dipendenti, 245 sportelli, 11 000 miliardi di lire di depositi e altrettanti di impieghi, un cospicuo patrimonio immobiliare a fronte di 1200 miliardi di deficit. Con la contemporanea liquidazione “gemella” del Banco di Napoli, sotto la regìa inflessibile (ma non sempre trasparente) della Banca d’ Italia, l’autonomia creditizia del Mezzogiorno è stata alla fine sacrificata all’ altare della “finanza globale”.

Il volume curato da Angelo Battaglia, Piero Dell’Ali e Rino Strazzeri ricostruisce con rigorosa documentazione e partecipata narrazione la “storytelling” dei 136 anni della Cassa, sottolineando i “caratteri originali” dell’intervento economico-sociale a favore dell’agricoltura e delle piccole imprese, gli strumenti innovativi adoperati per l’intermediazione finanziaria, la composizione dei Consigli d’amministrazione e dei vertici aziendali. In particolare Angelo Battaglia ci consegna un sintetico profilo storico dell’economia iblea mettendo in evidenza il ruolo di protagonista svolto dalla “Vittorio Emanuele” nell’espansione del Sud-Est isolano. Non a caso, la nascita e il consolidamento del “modello Ragusa” basato sull’agricoltura ortofrutticola, sull’edilizia privata e sul fitto tessuto delle piccole e medie aziende hanno trovato nella Cassa la guida autorevole, generosa e sicura, che ha affiancato e supportato i processi di modernizzazione produttiva.

Il libro racconta anche un’altra storia, meno ufficiale e più intima, rivissuta con sobria nostalgia e talvolta con sorridente autoironia. Si tratta di una storia “parallela” dedicata al personale interno della Cassa, a quell’esteso ceto di funzionari che con professionalità e dedizione hanno costituito la spina dorsale dell’Istituto. Una grande famiglia di colleghi “bancari” che tra le varie agenzie e filiali delle città siciliane hanno tessuto una densa trama di relazioni amicali cementate da un forte senso di appartenenza. Un’ampia appendice fotografica impreziosisce il volume, testimoniando anche visivamente questa radicata identità collettiva che si è formata a livello plurigenerazionale, attraverso il lavoro collegiale in ufficio, le relazioni sindacali, le gite aziendali, i vincoli di parentela acquisiti, il tempo libero “consumato” in allegria nei fine settimana intrecciando discussioni di lavoro e momenti ludici. Il filo ininterrotto dei ricordi restituisce ancora intatto il senso di una “comunità di valori” estesa e condivisa, che recupera ed attualizza il significato profondo di un’esperienza di gruppo unica nel suo genere ed ancora viva nel segno della “Vittorio Emanuele”.

In foto l’ex sede centrale di Palermo della Cassa di Risparmio in Sicilia
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