30 Aprile 2024

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PADRE PUGLISI QUANDO DIVERRA’ SANTO E COPATRONO DI PALERMO?

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IL RICORDO DI PAPA FRANCESCO A TRENT’ANNI DALLA MORTE DI PADRE PUGLISI. PALERMO SI CHIEDE: QUANDO DIVERRA’ SANTO E COPATRONO DI PALERMO?

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-08/papa-lettera-pino-puglisi-30-anni-morte-sacerdoti-poveri-giovani.html

Francesco ricorda don Puglisi: rispondere all’omertà con la comunione

Nel trentennale della morte del sacerdote ucciso dalla mafia, il Papa ne evidenzia l’impegno al fianco degli ultimi e dei giovani per strapparli alla delinquenza in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Palermo. Ai sacerdoti chiede di essere audaci nel servizio e di non fermarsi di fronte alle numerose piaghe umane e sociali di oggi

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

A trent’anni dalla morte di don Pino Puglisi, ucciso dalla criminalità organizzata la sera del 15 settembre nel quartiere Brancaccio di Palermo e beatificato il 25 maggio del 2013, Papa Francesco ha voluto unirsi spiritualmente all’arcidiocesi del capoluogo siciliano con una lettera indirizzata all’arcivescovo monsignor Corrado Lorefice, nella quale invita i presbiteri a seguire l’esempio del sacerdote martire della fede, a prendersi cura dei poveri, dei più deboli e degli ultimi, ad essere uniti contro l’omertà e ad avere particolare attenzione per i giovani. Il Papa ricorda che padre Puglisi ha concluso “tragicamente la sua esistenza terrena proprio in quel luogo dove aveva deciso di essere ‘operatore di pace’, spargendo il seme della Parola che salva, che annuncia amore e perdono in un territorio per molti ‘arido e sassoso’”, ma dove Dio “ha fatto crescere assieme il ‘grano buono e la zizzania’”.

Il quartiere Brancaccio, la Chiesa da campo di don Pino

Era il giorno del suo compleanno quando don Pino venne ucciso per strada, e proprio le strade del quartiere Brancaccio, “erano la Chiesa da campo che ha servito con sacrificio e percorso durante il suo ministero pastorale per incontrare la gente – sottolinea Francesco – in una terra da lui conosciuta e che non si è mai stancato di curare e annaffiare con l’acqua rigenerante del Vangelo”. Perché desiderava che “ognuno potesse dissetarsi e godere il refrigerio dell’anima per affrontare la durezza di una vita che non sempre è stata clemente”. “Me l’aspettavo”: disse il sacerdote al suo assassino con un sorriso, sorriso menzionato dal Papa durante la Messa celebrata in occasione della visita a Palermo cinque anni fa e che ancora “raggiunge come ‘una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore’”.

Un pastore mite e umile al fianco di giovani e famiglie

Francesco rimarca che “sull’esempio di Gesù, don Pino è andato fino in fondo nell’amore”, lui che aveva “i medesimi tratti del ‘buon pastore’ mite e umile”, che conosceva uno ad uno i ragazzi che cercava di strappare alla strada e alla malavita. Proprio loro “sono la testimonianza di un uomo di Dio che ha prediletto i piccoli e gli indifesi, li ha educati alla libertà, ad amare la vita e a rispettarla”. Impegnato instancabilmente nella “difesa della famiglia, dei tanti bambini destinati troppo presto a divenire adulti e condannati alla sofferenza”, comunicando loro “i valori di una esistenza più dignitosa”, il sacerdote palermitano, continua il Papa, “non si è fermato, ha dato sé stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue”.

“Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto”

E ai pastori della Sicilia Francesco chiede di non fermarsi di fronte alle numerose piaghe umane e sociali” odierne, da sanare “con l’olio della consolazione e il balsamo della compassione”. “È urgente l’opzione preferenziale verso i poveri; sono volti che ci interrogano e ci orientano alla profezia”, afferma il Papa, che sollecita un “discernimento sinodale per avviare una pastorale rinnovata che corrisponda concretamente alle esigenze d’oggi”. “Vi esorto quindi a fare emergere la bellezza e la differenza del Vangelo – continua Francesco -, compiendo gesti e trovando linguaggi giusti per mostrare la tenerezza di Dio, la sua giustizia e la sua misericordia”. Tutti segni necessari per costruire una “nuova umanità”. E richiamando la “sapienza pratica e profonda” di don Pino, che “amava dire: ‘Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto’”, il Papa invita tutti “a saper superare le tante paure e resistenze personali e a collaborare insieme per edificare una società giusta e fraterna”.

All’omertà contrapporre la comunione

Padre Puglisi si è anche “battuto perché nessuno si sentisse solo di fronte alla sfida del degrado e ai poteri occulti della criminalità”, evidenzia ancora Francesco, che fa notare “come l’isolamento, l’individualismo chiuso e omertoso siano armi potenti di chi vuole piegare gli altri ai propri interessi”. Dinanzi a tutto ciò “la risposta è la comunione, il camminare insieme, il sentirsi corpo, membra unite al Capo”, scrive il Papa, che incoraggia i sacerdoti a vivere “concordemente in Cristo, prima di tutto all’interno del presbiterio, assieme al vescovo” e tra loro.

Il sorriso disarmante di don Pino, una spinta ad essere audaci

A tutti i presbiteri, che quotidianamente devono affrontare “le responsabilità del ministero sacerdotale a contatto con le realtà” del territorio, infine Francesco chiede di essere “sempre e ovunque immagine vera del Buon Pastore accogliente”, di avere “il coraggio di osare senza timore” e di infondere speranza specialmente ai più deboli, agli ammalati, ai sofferenti, ai migranti e quanti “sono caduti e vogliono essere aiutati a rialzarsi”. “I giovani poi siano al centro delle vostre premure: sono la speranza del futuro”, conclude il Papa, che ancora una volta richiama alla memoria “il sorriso disarmante di padre Pino Puglisi”: “Vi sproni ad essere discepoli lieti e audaci, disponibili anzitutto a quella costante conversione interiore che rende più pronti nel servire i fratelli, fedeli alle promesse sacerdotali e docili nell’obbedienza alla Chiesa”.

 

Tra le tante iniziative il Giornale di Sicilia in data 26.3.2015 ne citava alcune:

https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2015/03/26/padre-puglisi-tra-i-patroni-di-palermo-il-popolo-del-web-dice-si-a77d669c-cf8b-4523-bdf4-cd682d7167ed/

L’iniziativa è stata rilanciata da tantissime testate d’informazione regionale e nazionale, fra cui Avvenire, il Sir, la newsletter dell’Arcidiocesi di Palermo, il forum Cattolici Romani. Tra le molteplici adesioni alla petizione, c’è certamente quella del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che aveva già inviato una richiesta del genere a Papa Francesco.

Sull’idea di proclamare padre Puglisi patrono si sono riuniti i vecchi amici di «3 P» come il suo ex viceparroco Gregorio Porcaro, uno dei suoi giovani impegnati in parrocchia a Brancaccio e poi diventato testimone di giustizia, Giuseppe Carini, suor Carolina Iavazzo, sua stretta collaboratrice al Centro Padre Nostro e oggi nella Locride. La religiosa commenta: «Sono felicissima della campagna… Teniamo viva la memoria di padre Pino Puglisi, merita tutto il bene del mondo, della Chiesa e della gente onesta e pulita».

Hanno aderito all’iniziativa anche tantissimi laici, sacerdoti e religiosi palermitani, tra cui lo storico della Chiesa don Francesco Stabile, il vicerettore del seminario e direttore del Centro diocesano vocazioni, don Giuseppe Tavolacci, il direttore dell’ufficio diocesano per i Problemi sociali e il lavoro, Giuseppe Notarstefano, il francescano padre Paolo Fiasconaro. E ancora l’ex preside e amico di don Puglisi, Antonino Raffaele, il magistrato Laura Vaccaro, il missionario comboniano padre Gaspare Di Vincenzo dal Congo, l’assistente sociale missionaria Anna Alonzo, Maurizio Bernava (Cisl) e il segretario della Fabi (bancari) Carmelo Raffa. Tantissimi i ragazzi dell’istituto Don Bosco coinvolti dal preside Nicola Filippone, dal cui articolo sul blog è scaturita l’idea della petizione. Tra le riflessioni più interessanti quella di Pippo Russo del Pd, che dà una valutazione laica, proponendo che Puglisi possa diventare patrono della Sicilia.

Don Pino Puglisi Santo? Speriamo a settembre. La sua vita vissuta nel libro curato da Francesco Deliziosi

Sul sito fabipalermo.it in data 17 luglio 2018 veniva pubblicata una nota del Coordinatore Carmelo Raffa

 

L’ultimo mio intervento su Padre Puglisi risale al Congresso Provinciale della FABI di Palermo tenutosi a Palermo il primo dicembre ultimo scorso. In quell’occasione ed in presenza del Sindaco Leoluca Orlando e di numerosi parlamentari dei vari gruppi politici veniva proiettato un video dal quale si evincevano le motivazioni della forte richiesta della Comunità di Palermo di riconoscere Don Pino Puglisi Santo e Coopatrono della città capoluogo della Sicilia.

A settembre ci sarà a Palermo Papa Francesco e si spera che pronunzi l’annuncio aspettato.

Oggi c’è un consiglio per coloro che vogliono saperne di più sulla vita di Don Pino Puglisi:

LEGGETE il LIBRO:” Don Pino Puglisi – se qualcuno fa qualcosa si può fare molto. L’edizione è stat curata da Francesco Deliziosi.

Una breve nota è stata pubblicata su questo sito nel 2006.

«Era uno che non si era incanalato, che faceva di testa sua». «Predicava, predicava, prendeva ragazzini e li toglieva dalla strada… Martellava e rompeva le scatole».
Queste parole di Gaspare Spatuzza e di Giovanni Drago, mafiosi divenuti collaboratori di giustizia, basterebbero a spiegare, nella loro rozza schiettezza, perché don Pino Puglisi è stato ucciso. Con queste frasi di Don luigi Ciotti, pubblicate da Francesco Deliziosi sul sito www.beatopadrepuglisi.it,  ho iniziato il mio intervento al Consiglio Nazionale della Fabi tenutosi a Roma dal 28 al 30 aprile.

Ai circa duemila partecipanti ho esplicitato, quindi,  i motivi che hanno indotto me in unità con la Segreteria Provinciale della Fabi di Palermo a sposare in pieno l’iniziativa finalizzata a far riconoscere il Beato Puglisi, Santo e Compatrono di Palermo.

Carmelo Raffa

Sono passati tanti anni e i palermitani e i siciliani onesti si chiedono quando il Martire Pino Puglisi diverrà Santo e Copatrono della città di Palermo.

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