Vittoria. 13.01.2019
“Un morto ogni tanto” è l’ultima fatica letteraria di Paolo Borrometi, il giornalista “braccato” che da anni vive sotto scorta. La mafia ha più volte giurato che Borrometi deve pagare per ciò che scrive e racconta con coraggio.
In una sala delle Capriate straboccante di gente, di autorità, di tutori dell’ordine, il Prefetto Filippo Dispenza, commissario prefettizio a Vittoria, dopo lo scioglimento del Comune per mafia, ha salutato a nome della città e dello Stato, tutti gli intervenuti, e ha ringraziato Paolo per il contributo reso nella lotta alla criminalità. I lavori sono stati introdotti dal collega Guglielmo Troina, capo redattore di Rai Sicilia, che ha svolto, con la professionalità di sempre, il ruolo di moderatore.
L’evento è stato fortemente voluto dalla dottoressa Eliana Giudice, presidente Fai antiracket e antiusura di Vittoria, che ha dato il suo contributo all’importante iniziativa. Si sono susseguti gli interventi, tutti interessanti e pregnanti, di: Giorgio Stracquadaino del direttivo Fai, Francesco Riccio, Sostituto Procuratore della Repubblica di Ragusa, Giorgio Salerno, comandante provinciale della GdF, Federico Reginato, comandante provinciale dei carabinieri, Salvatore La Rosa, questore di Ragusa, e ultima, ma non ultima, in quanto ha parlato subito dopo Dispenza, il Prefetto di Ragusa, Filippina Cocuzza.
“La libertà di stampa” ha detto il Prefetto Cocuzza nel suo intervento “è elemento essenziale della democrazia, il giornalista ha il diritto e il dovere, di raccontare, commentare e intervenire, quando vuole, senza che nessuno cerchi di fermarlo, così come sta accadendo con Borrometi”.
L’autore del libro, che vive fuori dalla Sicilia ormai da anni, ha fatto il punto sulla situazione che vive chiunque sia costretto a nascondersi e farsi tutelare, per il semplice fatto di denunciare atti illeciti compiuti dalla criminalità organizzata. Il suo libro, molto toccante, in quanto racconta la lotta giornaliera che combatte contro la mafia, racconta come, chi vive ai margini della società, si faccia quella che ritiene, sia giustizia, da solo, facendo tuonare le armi.
Un valido contributo all’evento, è stato dato da tutti i partecipanti, con interventi qualificanti e dal moderatore Troina.
Auspichiamo che da questi esempi, possa rinascere una città, allo stremo delle forze.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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