29 Aprile 2024

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Il poeta Clemente Rebora (1885-1957) al centro di una conferenza di Domenico Pisana

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MODICA – A 60 anni dalla morte, Clemente Rebora, poeta del Primo Novecento che ebbe legami di amicizia e rapporti con grandi figure poetiche del ‘900 come Montale, Pasolini e Caproni, è stato ricordato da Domenico Pisana, Presidente del Caffè Letterario Quasimodo, con un conferenza tenuta ad un reading poetico svoltosi lo scorso 9 settembre a Firenze presso lo storico Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse” . Una iniziativa che si è aperta con un intervento della poetessa fiorentina Mary Bianchi, Madrina onoraria dell’evento che ha portato il saluto del sindaco di Firenze, che ha visto la presenza di poeti provenienti da diverse regioni italiane e che rientra nell’ambito del Premio Europeo Rebora, ideato dall’associazione culturale “La Fenice” e coordinato dall’attore, regista e poeta Diego De Nadai, e del quale Pisana è anche membro di Giuria.

Pisana ha poggiato il suo discorso sui tre aspetti fondanti della poetica reboriana: il periodo della prima guerra mondiale, il tempo della scelta vocazionale e del cammino di Rebora verso Dio tra ricerca, domande di senso e approdo alla scelta sacerdotale, e il periodo della malattia, che è il tempo del dolore in cui la poesia di Rebora diventa colloquio con l’Eterno.

Domenico Pisana ha analizzato diverse poesie relative a questi tre momenti e nella sua conclusione ha affermato , partendo dalla poesia “La speranza”, che “in un tempo come il nostro, nel quale tutte le speranze sembrano naufragare, la poesia di Clemente Rebora, specie quella dei ‘Canti dell’infermità’(1955-1956) si connota come un invito a saper lottare per la conquista della ‘certa speranza’ capace di placare l’ inquietudine dell’uomo. ‘La certa speranza’ reboriana è quella che ci pone nella condizione di vivere: per un amore, per una fede, per un ideale, per la realizzazione dei nostri sogni, per qualcosa che migliori la nostra condizione morale e materiale. ‘La certa speranza’ è quella che ci aiuta a lottare contro quello che ci sembra il nemico più assurdo e imbattibile: l’idea della morte! La morte ci ricorda che non siamo infiniti ma che siamo destinati alla corruzione, a sparire da questa Terra, ad essere dimenticati da tutto e da tutti: solo le nostre idee, le nostre azioni importanti, le nostre scoperte verranno ricordate e per esse noi diventiamo eterni.

La ‘certa speranza’ di Rebora – ha concluso Pisana – è l’ossigeno della nostra esistenza, e chi non spera non vive: vegeta. Ecco perché il poeta l’ha cercata e accolta nella Croce di Cristo: perché è l’elemento essenziale della vita, e perché dice ad ogni uomo che i suoi peccati sono perdonati, che Dio non si rimangerà quello che ha promesso e che, alla fine dei tempi, il male sparirà in modo definitivo dal mondo, così da far dire al poeta : Ed ecco la certa speranza: la Croce./ Ho trovato Chi prima mi ha amato/ E mi ama e mi lava, nel Sangue che è fuoco,/ Gesù, l’Ognibene, l’Amore infinito,/ L’Amore che dona l’Amore,/ L’Amore che vive ben dentro nel cuore.”

Al termine della conferenza, si è registrato un armonico intreccio di voci poetiche di autori contemporanei selezionati dall’Organizzazione del Premio, provenienti da diverse regioni italiane, i quali hanno letto, coordinati da Elisabetta Bagli, poetessa italo-spagnola, e da Diego De Nadai, una loro poesia incentrata sulla poetica di Clemente Rebora. Il Premio Europeo Clemente Rebora 2017 è stato organizzato con il patrocinio, tra gli altri, della Regione Sardegna, del Comune di Firenze, del Comune di Monserrato, di Busto Arsizio, di Amnesty International 296 e della Filodrammatica Ambrosiana. L’obiettivo del Premio è quello di dare un contributo per capire meglio e approfondire quale sia il cammino che ognuno di noi deve intraprendere per perseguire le azioni che portano alla pace.

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