Vittoria, 25/11/2015 (italreport.it) – Quando è morto Emanuele Giudice, qualcuno, in verità tanti, hanno detto: da oggi viene a mancare un patrimonio culturale della città di Vittoria e dell’intera provincia iblea. Un uomo dalle innate qualità etiche e morali, che ha “vissuto” la politica come servizio per la collettività. Neli, così lo chiamavano tutti, è stato punto di riferimento essenziale per un partito politico, la Democrazia Cristiana, di grande pregio e spessore. Dirigente del partito, sia a livello locale che provinciale, era anche componente del Consiglio Nazionale, oltre che apprezzato amministratore pubblico nel decennio 80/90. E’ stato vice sindaco di Vittoria, consigliere comunale, consigliere provinciale e presidente della Provincia regionale di Ragusa, oltre che Manager dell’Asl di Siracusa. Uomo coerente e molto cattolico, ha sempre sacrificato le ambizioni personali, per portare avanti ideali politici che potessero essere utili alla collettività. Ma Giudice ha sempre avuto un doppio volto, quello del politico di rango, e quello dell’intellettuale scrittore, poeta e saggista.
Autore di molti testi letterari che hanno contribuito a fare riflettere una larga percentuale di persone, persino quelle che nei suoi confronti sono state critiche.
La scomparsa di Giudice ha reso più povera la città di Vittoria, ma le sue opere vivono e il suo ricordo rimane indelebile.
Il romanzo di Emanuele Giudice, “Il poeta e il diavolo”, altro non è se non un viaggio retrospettivo nella vita del ghetto di Varsavia, ma Giudice, dimostra con forza, di avere davanti ai suoi occhi, un’altra ambientazione, quella di Saraievo in cui, sotto lo sguardo dell’umanità e suo, si è consumato un eccidio. In questo modo, la sua narrazione, triste ma scorrevole e ben comprensibile, si raddoppia, richiamando in modo speculare, un evento dietro l’altro. In questa opera, l’uomo Giudice, presenta il suo trauma di uomo in un mondo contemporaneo che non gli apparteneva, direttamente connesso al tormentoso tema morale.
L’autore avrebbe potuto scegliere vari modi per trattare l’argomento documentario su una materia ancora di scottante attualità.
Ma la sua scelta letteraria del romanzo non lascia adito a interpretazioni, in quanto la certosina costruzione del testo, costruisce una resa sul campo del pensiero razionale per sconfinare nelle dimensioni simboliche profonde dell’interiorità, inducendo i lettori a porsi interrogativi a volte persino laceranti.
Una sorta di letteratura “esemplare” che scruta l’animo e pone a volte, e non solo tra le persone più sensibili, dubbi e perplessità.
Un “Neli Giudice” dunque, che, nonostante schivo dagli onori della ribalta della cronaca, riesce ancora a coinvolgere i sentimenti e attirare l’attenzione.
Un uomo di cui tutta la sua famiglia, ma non solo, deve sempre conservare un ricordo indelebile.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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