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Prezzi e Mercati. Unioncamere: Segnali di ripresa dei consumi: +1% l’inflazione alimentare

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30 aprile 2015 – Dopo 7 anni di crisi ed alcuni mesi di deflazione, il punto percentuale in più atteso in primavera per l’inflazione alimentare ha tutta l’aria di essere una buona notizia. Ad affermarlo è l’Osservatorio “Prezzi e mercati” di Unioncamere che certifica una ripresa dei prezzi alla produzione assente dal 2012, determinata in modo particolare dalle tensioni che hanno colpito alcuni prodotti tipici della dieta mediterranea (grano duro +36% a marzo 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, e olio di oliva +81%). La verità è che ciò prelude, questo almeno l’auspicio, a una ripresa dei consumi delle famiglie, che la Grande distribuzione organizzata – vero “polso” dei comportamenti di spesa degli italiani – già intravede, stimando nei primi mesi del 2015 un incremento delle vendite alimentari dell’1,9% in termini di valore e del +2,2% in termini di volume (e apprestandosi di conseguenza a ridurre al 27,6% la pressione promozionale, un punto percentuale in meno di quanto praticato nel 2014).
Due gli elementi che, però, potrebbero smorzare questo iniziale clima di euforia dei consumatori: le tensioni che ancora permangono sulle tariffe, sia a controllo nazionale (in aumento dell’1,5% a febbraio rispetto all’anno precedente), trainate soprattutto dalla crescita delle tariffe postali (+11,3%) e telefoniche (+4,8%), sia a controllo locale (+1% in media) con l’acqua potabile in aumento di oltre l’8%; la “spada di Damocle” della clausola di salvaguardia, che implicherebbe l’aumento automatico di 2 punti di Iva dal 1° gennaio 2016 e vanificherebbe gli sforzi riformatori sinora compiuti e la ventata d’ossigeno che sembra cominci a interessare l’economia nazionale.
“La primavera sta portando qualche segnale di recupero sul fronte dei prezzi”, commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “E’ un momento molto delicato, in cui occorre sostenere questo sentiment positivo che anima gli italiani, non dimenticando che le abitudini di consumo in questi anni sono cambiate e la parsimonia che i nostri connazionali hanno dovuto mettere in gioco per affrontare i colpi della difficile congiuntura potrebbe mantenersi anche in un contesto di ripresa del potere di acquisto delle famiglie”.
Spinta verso il basso dalla maggiore convenienza della spesa per carburanti e per le forniture energetiche, l’inflazione al consumo ha iniziato il nuovo anno con valori di segno negativo: più risorse, almeno sulla carta, per l’acquisto, a lungo rimandato, di nuovi beni e servizi da parte delle famiglie, e per ricostruire il risparmio eroso nella fase più acuta della crisi.
Agli auspici di un recupero guidato dal ciclo internazionale si sono affiancati nelle ultime settimane stimoli più concreti dalle politiche monetarie e dagli interventi di finanza pubblica. Ne è disceso un miglioramento del clima congiunturale: il sostegno del bilancio pubblico, con una Legge di Stabilità che restituisce risorse al sistema ed un Def che certifica il rinvio al 2017 del pareggio strutturale, insieme all’avvio di un programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce, rappresentano un mix di politiche in grado di porre le basi per un recupero all’attività economica. Il crollo del petrolio, il cui contributo alle quotazioni attuali può essere stimato in un risparmio dell’ordine di 9 miliardi di euro ed in circa un punto di recupero di potere d’acquisto dei redditi delle famiglie, unito al deprezzamento dell’euro, configurano un ulteriore impulso alla crescita ed un apprezzabile mutamento per lo scenario dell’inflazione nei prossimi mesi.
Il complesso di queste componenti è stato colto da famiglie e imprese con una euforia che potrebbe anticipare un prossimo rilancio di consumi e investimenti. Affinché questa fiducia si traduca in fatti, è tuttavia necessario che nei prossimi mesi le tendenze economiche si consolidino, che l’immissione di risorse dal bilancio pubblico non si arresti e che l’intervento della Bce si trasmetta via sistema bancario al canale del credito al consumo.
Per le sorti della domanda interna, infine, determinanti saranno gli esiti in termini occupazionali prodotti dal “Jobs Act”. L’inflazione, comunque, dovrebbe rimanere moderata nell’anno in corso, marginalmente sopra il valore nullo (+0.3%), in virtù dello scenario più distensivo prevalente sui mercati energetici e di un lieve supporto riconducibile alle componenti di fondo dell’inflazione offerto dalle politiche economiche.

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