Scicli, 18 marzo 2024
Professioni sanitarie a confronto: si punta sulla formazione. Servono nuove specializzazioni per raccogliere le sfide demografiche e sociali, e il bisogno di salute. Nasce la figura “dell’infermiere di comunità”
Le professioni sanitarie a confronto per garantire la migliore assistenza possibile e per indicare le piste di lavoro per nuovi assetti sanitari in Italia.
In un’epoca di transizione, in cui muta l’organizzazione delle cure negli ospedali e nel territorio, le “professioni sanitarie” e, in special modo, gli infermieri assumono un ruolo importante.
Le nuove linee guida del sistema sanitario individuano nuovi metodi di cura e di accompagnamento: gli “ospedali di comunità” per le patologie meno gravi o croniche, gli “infermieri di comunità” cui spetta il compito di accompagnare il paziente, nella fase delle dimissioni ospedaliere, per creare un ponte con le cure somministrate dalla medicina territoriale e dai medici di famiglia.
Sono questi alcuni dei temi affrontati dalla conferenza internazionale “Strategie globali per un’assistenza sanitaria equa e resiliente. Sfide e prospettive future per le professioni sanitarie”, che si è svolta a Casa Imbastita, organizzata dall’Associazione Professione Salute, con la collaborazione di A.I.Stom Sicilia e il patrocinio del Comune di Scicli.
“La conferenza – ha detto il presidente della conferenza Gennaro Rocco – ha messo a confronto modelli organizzativi efficaci per migliorare la possibilità di accesso alle strutture sanitarie e quindi alle cure in modo celere ed efficace. Dobbiamo tenere conto di vari fattori: da quello socio-demografico (una società che invecchia rapidamente e la diminuzione del numero dei nati), da quelli della sostenibilità economica, fino a quelli organizzativi, in sinergia con i servizi socio-assistenziali e a quelli della ricerca, che tocca gli ambiti organizzativi, clinici e formativi”.
Una delle piste di lavoro riguarda la formazione. “In Italia – spiega Rosaria Alvaro, ordinario di Scienze infermieristiche e Pro Rettore all’Università di Tor Vergata – oggi per esercitare la professione infermieristica, il nostro sistema formativo prevede un corso di laurea triennale. Gli infermieri possono poi frequentare una laurea magistrale che ad oggi non prevede degli indirizzi clinici, ma soprattutto lo sviluppo di competenze in ambito formativo, manageriale e organizzativo. Visto il cambiamento dei bisogni di salute che si è avuto negli ultimi anni e le attuali normative crediamo che sia necessario prevedere un indirizzo anche clinico per le lauree magistrali in particolare nell’area chirurgica, medica, area critica (emergenza/urgenza), psichiatrica e pediatria. Infatti, i cittadini sempre di più necessitano di prestazioni specialistiche che non possono essere effettuate esclusivamente in un contesto di ricovero, ma devono essere erogate anche e soprattutto sul territorio. Nella risposta ai nuovi bisogni di salute sempre più l’infermiere diventa il protagonista principale se si vuole garantire l’efficienza e la sostenibilità del servizio sanitario nazionale”.
Un settore che richiede cure specifiche e professionali è quello degli “stomizzati”. A.I.Stom (associazione che raggruppa e rappresenta gli stomizzati in Italia) ha organizzato una delle sessioni della conferenza. “In Italia ci sono 70.000 stomizzati, 6000 in Sicilia – spiega il presidente di A.I.Stom Sicilia, Raimondo Arena – l’applicazione di una stomia è dovuta a incidenti, patologie oncologiche o malattie infiammatorie intestinali. A.I.Stom nasce per tutelare diritti degli stomizzati. Chiediamo equità di trattamento nelle cure tra Sicilia occidentale e Sicilia orientale e spesso diversificati all’interno della stessa Asp. Servono ambulatori territoriali con figure specialistiche e infermieri che abbiano competenze specifiche. La figura dello stomoterapista può accompagnare questi pazienti nella gestione del quotidiano e negli adempimenti di natura clinica”.
Per Pasquale Iozzo, presidente dell’Associazione Professione Salute, “promuovere un’assistenza multidisciplinare basata sul riconoscimento delle competenze specifiche delle diverse professioni sanitarie può migliorare il livello e l’appropriatezza delle cure e dell’assistenza. Favorire una cultura collaborativa tra i professionisti sanitari può portare a un migliore coordinamento delle cure e a una maggiore efficienza nei processi di assistenza ai pazienti. Le diverse competenze e prospettive, se integrate, possono offrire un approccio più completo alla cura dei pazienti. Dal punto di vista economico e di carriera, promuovere una visione integrata delle professioni sanitarie potrebbe anche creare opportunità di sviluppo professionale e avanzamento di carriera per i singoli professionisti. Questo potrebbe includere programmi di formazione continua, riconoscimento delle competenze acquisite e possibilità di specializzazione in aree specifiche di interesse”.
La conferenza ha permesso di mettere a confronto varie esperienze, anche internazionali, con apporti provenienti da Canada, Stati Uniti e Albania. “Abbiamo suggerito alla politica – conclude Rocco – degli elementi di valutazione e degli strumenti che – se adottati – potrebbero migliorare la qualità delle cure e dell’assistenza ai cittadini e l’efficienza dei servizi sanitari. Questo lavoro continuerà, con appuntamenti annuali su questi temi, magari sempre a Scicli. Vorremmo favorire il confronto per dare nuove prospettive alla sanità”.