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Ragusa-Catania se i dubbi vengono dal governo regionale

Ragusa, 24/07/2018
Il progetto di costruzione della nuova strada Ragusa-Catania il cui tracciato solo in piccola parte coincide con l’arteria già esistente anche se spesso se ne parla in termini di addoppio, sta subendo una battuta d’arresto. O almeno questo è il rischio poiché, da quando si è insediato il nuovo governo, il Cipe non si è mai riunito, nè ha preso posizione sull’argomento. E così riaffiorano i dubbi, le ombre e le nubi su un’infrastruttura viaria di cui si parla da tanto, troppo tempo.

La Ragusa-Catania è un progetto lungo trent’anni, sempre presente nella lunga sequela di sogni, buoni propositi, annunci, attività preparatorie: incontri, conferenze di servizio, contratti di programma. Nessuno dei tanti istituti, più o meno fantasiosi, elaborati da leggi, vecchie e nuove, è rimasto escluso nella copiosa letteratura dell’opera.

Che prima o poi dovrà pure essere realizzata. Perché la volontà amministrativa è espressa, nero su bianco, ed anche gli strumenti finanziari sono disponibili: un contratto di finanza ed un partner privato che metterà i soldi e poi si ripagherà con l’esazione del pedaggio.

Ciononostante non si riesce ad avere tempi certi e a lanciare l’allarme questa volta non sono un gruppo politico d’opposizione o un comitato di cittadini arrabbiati, ma il governo regionale.

L’assessore alle infrastrutture e trasporti, Marco Falcone, lancia un vero e proprio sos.

Da tre mesi non è successo nulla. Dopo l’ultimo passaggio, nessuno si è più occupato dell’iter. In particolare l’esponente della giunta regionale ritiene pericoloso che da quando si è insediato il governo centrale, nessuna riunione del Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica, si sia occupato del progetto.

E questo potrebbe suonare come un punto interrogativo inquietante fino a quando non ci sarà in campo un progetto esecutivo e potranno quindi essere stipulati i contratti per l’avvio dei lavori.

Serve infatti una manifestazione di volontà del nuovo governo che confermi quella precedente.

Altrimenti, dopo trent’anni, si torna al punto di partenza: ai buoni propositi.
Condivisi, ma inutili.

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