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Ragusa. Cerchiamo “l’Eldorado” altrove ma in realtà la nostra provincia vanta eccellenze in tutti i settori.

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Ragusa. 14 giugno 2021
I giornalisti, a dire di tanti, sono, siamo una “brutta razza”, infatti non sempre sono graditi gli articoli si stampa, soprattutto quando, come nel mio caso, si trattano da anni argomenti collegati alla criminalità.
Si commettono reati di vario genere, probabilmente confidando nell’impunità o nella “distrazione” di chi è preposto a vigilare, ma alla fine la spada della legge si abbatte sul capo di chi ha commesso i reati. A quel punto, la stampa, tratta il caso, i nomi vengono fuori e la spavalderia di colpo diventa delusione.
Ergo, meglio pensarci prima piuttosto che delirare e minacciare dopo, professionisti che fanno il loro lavoro.
Nella stragrande maggioranza dei casi, siamo costretti ad occuparci di episodi spiacevoli, il più delle volte, legati alla corruzione che imperversa, ma ci sono momenti in cui, bisogna dare spazio a quanto di buono abbiamo e alle eccellenze che spesso cerchiamo altrove, mentre le abbiamo davanti a noi, a poche centinaia di metri da casa nostra.
Per esperienza personale, confermo che per trattare bene gli argomenti, bisogna viverli, a volte subirli. I migliori cronisti di guerra, sono quelli che vanno, a loro rischio, nelle zone di guerra.
Questo vale per tutto, compreso il giudizio che si esprime quando si vuole parlare di eccellenze. A meno che, non si tratti di servizi su commissione, quindi pagati profumatamente.
Premesso che non è questo il caso e considerato che intendo fare gli elogi a giovani nostrani e genuini, sento il bisogno, essendo stato personalmente in “zona di guerra” di raccontarvi di una mia recente esperienza del 21 maggio scorso.
In quella data mi sono sottoposto ad un intervento chirurgico alla spalla destra per l’installazione di una protesi inversa.
Consigli, visite, giri per centri specializzati e chi più ne ha più ne metta. Dopo avere sentito diversi medici e altrettanti pareri, dopo avere parlato con alcuni amici, tra cui un ex primario di ortopedia, sono andato a parlare della mia spalla, con un giovane medico, 38 anni appena ma con una esperienza e una professionalità da plurisessantenne, originario di Santa Croce Camerina, chirurgo specializzato in ortopedia traumatologica e uno dei pochi al mondo che esegue la tecnica di Latarjet.
Marcello Stamilla, questo il nome del “nostro”, mi ha accolto con gentilezza, educazione e professionalità, di cui non ho termini di paragone. Mi ha parlato a lungo del mio problema, ha sviscerato ogni passaggio di ciò che avrei dovuto fare qualora mi fossi sottoposto ad intervento e mi ha rassicurato, contrariamente ad altri, sia sui tempi, sia sull’esito, pur mantenendo un grande equilibrio professionale, che non gli ha mai consentito di dire: le assicuro che andrà tutto bene.
Nessun cenno di spavalderia o di malcelata dimostrazione di grandezza. I suoi modi mi hanno convinto il suo saper fare, mi ha entusiasmato.
Se io oggi dovessi dire che sono stato operato, probabilmente avrei difficoltà, a parte un protocollo che prevede di indossare un fastidioso tutore per 45 giorni, dopo l’intervento, per il resto, nessuna sofferenza, nessun dolore nessun malessere.
L’intervento è stato eseguito in una clinica privata, la Clinica del Mediterraneo, convenzionata con il SSN che assicura anche il trattamento post operatorio di fisioterapia.
Anche qui, uno staff straordinario, a partire dal dottore Missud a Matilde, da Caterina a Francesca, da Luca a Salvo, tutti operatori e medici che seguono a ruota, come fanno i ciclisti, il chirurgo. Ovviamente l’organizzazione e l’amministrazione, nonché la direzione sanitaria, vanno di pari passo con tutto il resto.
Perché vi ho voluto raccontare questa vicenda personale? Perché sono azionista della casa di cura? Non è così, anche perché, se così fosse, utilizzando il giornale, commetterei un reato. Ho semplicemente dedicato questo spazio a queste persone, perché credo che, una informazione corretta, debba informare, nel bene e nel male.
Se vi ho annoiato vi chiedo scusa, ma sentivo il bisogno di elogiare quello che abbiamo di buono, che sottovalutiamo per mancanza di conoscenza e che è patrimonio nostro da salvaguardare.

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