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“U sapiti com’è”, stasera in scena al teatro “Garibaldi” di Modica

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Modica, 17 dicembre 2014 – Gli “Amici del teatro” di Chiaramonte Gulfi si esibiranno stasera mercoledi 27 al Teatro Garibaldi Modica, riproponendo in una nuova versione una delle più belle commedie del loro repertorio : “U sapiti com’è”. Ed erano ormai quasi dieci anni che questa commedia dolce-amara non veniva rappresentata. La nuova versione presenta delle innovazioni, soprattutto nella colonna sonora e il secondo atto del secondo atto, trasformato in un vero e proprio momento musicale.
Una commedia che alterna pathos e comicità, allegria e riflessione sul tema della disabilità del suo protagonista, Cola, interpretato magistralmente da Mario Bentivegna. Lo spettacolo, promosso e dall’Unitrè di Modica, vedrà l’incasso parzialmente devoluto in beneficenza.  Sinossi Cola, un candido e innocente disabile, è il protagonista della commedia. Ma il suo ritardo mentale non è una menomazione, bensì una vera e propria caratteristica che lo fa diventare il protagonista indiscusso della commedia. Cola tira pietre e si arrabbia con chi lo chiama “babbu”, sente un legame solo con la madre (zzà Gati, interpretata da Ginetta Cusumano) e ama, piuttosto, definirsi “profeta”. E in effetti, Cola diventa la bocca della verità, il personaggio che smuove le acque torbide del matrimonio del fratello Gaetano (Vito Cultrera), innamorato di Vennira (Cristina Catania), ma sposato a Mara (Maria Concetta Catania). Riesce a dare spunto all’avvocato (Sebastiano D’angelo) per evitare di far scorrere “la carta bollata” nei confronti della zzà Pidda (Silvana Giudice). E, infine, Cola diventa una vittima sacrificale, ucciso per sbaglio dal fratello. Eppure riesce a morire con un sorriso sulle labbra, contento di ricongiungersi alla cara mamma. Un personaggio a metà strada fra il riso e il pianto (l’annuncio della morte della madre è forse il momento più toccante dell’intera commedia), perennemente in bilico fra saggezza popolare e stupidità. E’ interessante notare come gli unici due personaggi che provano un sincero affetto fra di loro (ovvero Cola e la madre), siano gli unici a morire. La zzà Gati, infatti, è un’anziana paralitica che è costretta, suo malgrado, ad affidare le faccende domestiche a Cola ed incarna la tipica figura della donna cristiana rassegnata. La sua devozione è semplice, il latino delle sue preghiere è storpiato, ma la sua vita è quella di una vera martire. Si potrebbe pensare che anche Lisidda (Marta Laterra), voglia bene a Cola, ma il suo affetto è solo quello di una ragazza gentile, più devota alla zzà Gati (e poi a Mara), che non a Cola. Lisidda si sposerà alla fine della commedia con Liddu (Giovanni Frasca), un personaggio di nuova introduzione. Attorno ai personaggi principali, si muovono anche alcune figure popolari che riescono davvero a strappare un sorriso: gli sfaccendati suonatori perdigiorno (Giovanni Alderisi, Mario Scollo, Giovanni Frasca, Vito Cascone e Alessandro Cascone), la zzà Pidda e la zza Nina (Rosanna D’Asta) e Ciaula, un altro diversamente abile che si esprime solo a gesti e mugugni (Giovanni Calabrese). A traghettare lo spettatore fra un atto e l’altro, Giovanni Laterra. La sua, infatti, è una funzione che potremmo definire di narratore, altra innovazione presentata ieri sera. La regia della commedia è di Lucio Brullo, le scenografie di Giancarlo Catania. Il tema musicale della commedia “Magia d’amuri e duluri” è stato composto da Mario Scollo.

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