Site icon ITALREPORT

Vittoria. “Il Dolce il cornuto e il generale”.

Vittoria. 26 agosto 2023

EDITORIALE di Sandro Alfieri
“IL DOLCE, IL CORNUTO E IL GENERALE”

La stagione estiva è agli sgoccioli, le spiagge sono sempre più vuote e i locali serali stentano a riempirsi. Nonostante sia stata una stagione ricca di avvenimenti (dai continui avvenimenti bellici in Ucraina sino alla morte di Toto Cutugno), i giornalisti nostrani sono sempre più gossippari che cronisti e quest’anno hanno superato tutti i limiti. Per farci del male, vediamo le tre notizie più inutili della bella stagione.
DOLCE MA NON TROPPO – Ad esempio, non trovo alcun motivo plausibile nel dare spazio alle farneticazioni del signor Domenico Dolce, stilista siciliano di successo che con il collega (un tempo anche compagno) Gabbana ha fondato uno tra i marchi di moda più glamour del Pianeta. Secondo il fenomeno sopracitato, i giovani siciliani sarebbero degli sfaticati che non hanno alcuna voglia di lavorare. A parte che le generalizzazioni prive di validi argomenti sono sempre sintomo di scarsità di raziocinio ed analisi critica, ma poi ci siamo veramente rotti le scatole di siculi pentiti che abbandonano la loro terra di origine per arricchirsi nel progredito settentrione, per poi sputare anatemi nel piatto in cui hanno mangiato con ingordigia. Sì, perché il signor Dolce (la s minuscola è d’obbligo) ha avuto vita facile, venendo da una famiglia che possedeva un’avviata sartoria e che gli ha permesso di studiare alla Scuola per Stilisti e all’Istituto Marangoni (ovviamente a Milano, mica a Valguarnera Caropepe…). Ma il sarto d’oro, che a parole non si distanzia molto dall’altro fenomeno di Flavio Briatore, la cui tesi principale (priva di fondamento) è traducibile nell’equazione giovani fannulloni = crisi del mercato del lavoro, è stato cazziato in maniera esemplare dal movimento giovanile “Nunsiparti”, impegnato sui social nella difesa delle radici e nella lotta per evitare di emigrare come il Dolce di cui sopra. Difatti, dopo avergli ricordato che lui non ha avuto propriamente una vita difficile, il movimento ha invitato lo stilista ad investire nella sua terra, anziché nella città della Madonnina e ad evitare sproloqui che non fanno altro che incentivare i giovani siciliani a farsi le valige, considerato che secondo i dati Istat più di 365 mila giovani hanno lasciato la Sicilia negli ultimi sette anni. Al signor Dolce consiglio, per la sua prossima esternazione, di misurare le parole in maniera precisa, come fa con gli abiti che realizza e di tagliare le cazzate di troppo. Perché il suo discorso calza male, anzi malissimo.
IL CORNUTO VENDICATIVO- Il punto più basso del giornalismo estivo è senza dubbio stato raggiunto dalla diffusione virale, con tanto di continui aggiornamenti e interviste ai protagonisti, della notizia del ricco finanziere che alla festa pre-matrimonio ha accusato la compagna di infedeltà davanti a un mare di persone che, manco a dirlo, ha ripreso la scena con il telefonino. Ma la rilevanza della notizia qual è? Che un benestante, forse troppo annoiato, abbia avuto il sadismo di rivelare a tutta Italia di essere un cornuto? Ancora peggio sono gli interventi di esperti a difesa della povera fedifraga, che sarebbe stata umiliata dopo aver, in sequenza, fatto le corna al futuro marito, essersi fregata un anello costosissimo e aver prelevato svariate centinaia di migliaia di euro dal conto in comune col Cervo orgoglioso. Una storiaccia che non meritava tutta questa pubblicità e che dimostra che i soldi non sempre fanno la felicità, anzi ogni tanto fanno spuntare curiose appendici ossee al di sopra del cranio.
IL GENERALE OMOFOBO- In questa estate di pazzi ci mancava solo il generale Roberto Vannacci, ex capo dei paracadutisti della Folgore, che nel suo libro “Il mondo al contrario” ha inanellato una serie impressionante di espressioni razziste ed omofobe, dichiarando fermamente che i gay non sono persone normali. A me pare che di anormale c’è solo il fatto che un tipo del genere sia stato messo ai vertici di un’Istituzione importante come l’esercito anziché a pulire i bagni dei peggiori bar di Caracas. Ma siccome siamo un Paese “al contrario”, il Generale fascio è stato difeso a spada tratta dai soliti decerebrati nostalgici di “valori” che sono tali solo se intesi come dicono loro; e c’è anche chi fa a gara ad invitarlo a manifestazioni pubbliche, per chiedergli magari “Generale, allora sti ricchioni come li curiamo?” o “Generale, ma ‘sti negretti non possono sbarcare in Ungheria, che tra l’altro ha un costo della vita più basso?”. Ma noi andiamo oltre, infatti si parla addirittura di una sua discesa, non agli inferi, ma in politica. A questo punto non si capisce come mai Pacciani non sia stato nominato Ministro per le pari opportunità o come mai Messina Denaro non sia mai riuscito a ricoprire il ruolo di Guardasigilli.
Sandro Alfieri

Exit mobile version