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Vittoria Jazz Festival, chiusura col ‘botto’ con Francesco Cafiso

Piazza strapiena e appuntamento al prossimo anno per il decennale

VITTORIA – “Ci vediamo il prossimo anno, festeggeremo insieme il decennale”. Francesco Cafiso chiude con uno strabiliante concerto la nona edizione del Vittoria Jazz Festival. L’entusiasmo del direttore artistico ha contagiato una Piazza Henriquez piena sino all’inverosimile. La chiusura è stata una festa collettiva che ha coinvolto l’intera la città. Cafiso si è calato nei panni del protagonista assoluto, dirigendo la sua banda nel progetto “20 cent per Note”, un inno del jazz.
Il festival si chiude con un brindisi finale dell’orchestra. Che decide di non bere champagne ma vino Cerasuolo di Vittoria.
L’eccezionale commiato dell’amatissimo ragazzo del jazz alla città e ai suoi tantissimi fan che “straripano” in piazza, arriva dopo nove intensissimi giorni di musica, cornice di una nona coraggiosa edizione. Cafiso ha dato alla rassegna un respiro diverso con la proposta “full- time” dei concerti, dislocati nei luoghi d’arte più belli e suggestivi di Vittoria. Un’edizione che non poteva deludere per i “numeri” che presentava e che, non solo non ha deluso, ma che ha lasciato, ancora una volta, il segno. E Cafiso ha raccolto con commozione il caloroso abbraccio della città e del suo pubblico.
“20 cent per Note” , progetto musicale presentato nel concerto finale è un viaggio intimo nelle sue diverse anime musicali. Un baricentro perfetto che consacra Cafiso anche “direttore” di una magnifica band, nella quale i “fiati” lo seguono a ruota, in un dialogo che manda in visibilio gli spettatori. Dividono la scena con il sax, ma anche il flauto, di Cafiso, la tromba e il filicorno di David Pastor e Alessandro Presti, il trombone di Humberto Amésquit, il sax soprano e il clarinetto di Rino Cirinnà, il sax baritono e il clarinetto basso di Sebastiano Ragusa, il piano di Mauro Schiavone, il basso di Pietro Ciancaglini e la batteria da Adam Pache. Presentati più volte i musicisti non si sono affatto risparmiati, nella consapevolezza di essere parte della storia musicale di un grande artista.
“Speriamo di avervi fatto stare bene”, ha ripetuto alla fine Cafiso al suo pubblico, al quale “ha rivelato” anche le ispirazioni-guida del progetto musicale.
“Compreso il presente – ha detto parafrasando Bufalino – esistono solo 16 minuti di felicità. Sono stato illuminato dallo scrittore comisano”.
Una complessità d’animo che in Cafiso diventa morbidezza di suono al servizio di una tecnica perfetta.
“Ora per un paio di giorni seguirò un riposo assoluto. Poi, sarò impegnato in una serie di concerti in Italia, Sicilia compresa. E a settembre tornerò in America”.
Per Cafiso, “nove giorni di fila senza sosta, suonando e organizzando, sono un impegno incredibile, ma ne è valsa la pena. Da domani comincerò a pensare al decennale. Voglio organizzare un super festival”.

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