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Vittoria. “Non è un Paese per Barbie”.

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Vittoria.12 agosto 2023
In tutto il mondo è Barbie-mania. Il Kolossal diretto da Greta Gerwig ha infatti incassato (finora) oltre un miliardo di dollari e pare che questa cifra sia destinata a lievitare. Tralasciando il fatto che, a parere di chi scrive, si tratti solo del solito fenomeno mainstream e di un film tutt’altro che memorabile, la pellicola dell’ultra-femminista Gerwig mette in atto una chiara critica al sistema patriarcale e al ruolo subalterno delle donne nella società di oggi. Come scrive la critica, “la messa in scena di Barbie cala ogni componente del pubblico femminile in quel mondo ideale dove ognuna di noi si è immaginata, se ha mai posseduto una bambola Mattel”. Spoilerando a fin di bene e chiedendo scusa ai pochi che ancora non sono andati al cinema, Barbie nel film riesce a sovvertire il potere degli uomini e a spodestare Ken e gli altri maschi dal comando della città.
Bene, se adesso dovessimo fare un paragone tra il messaggio della pellicola e la condizione della donna in Italia, il risultato sarebbe disastroso. Difatti nessuno può negare che nel nostro Paese vi sia ancora un forte ed inoppugnabile patriarcato che deriva da molteplici fattori, sia politici, sia culturali e, ahimè, anche religiosi dovuti a certe idee radicatesi nel pensiero cattolico.
Questo sistema, nella sua trasposizione più estrema, si traduce in molteplici atti di violenza compiuti da uomini verso il genere femminile. Secondo l’ultimo aggiornamento del Ministero dell’Interno, nel 2022 in Italia si sono registrati 319 omicidi di cui 125 con vittime di sesso femminile (circa il 39%). Un totale di 140 episodi ha avuto luogo in un contesto domestico e in questo caso 103 hanno colpito donne (quasi il 74%). Se specifichiamo ulteriormente, sono stati 67 i delitti commessi da partner o ex partner, 61 con vittime donne, ovvero il 91%.
Ma vi è di più. La donna viene discriminata anche nel mondo del lavoro, con aziende che al colloquio chiedono se la candidata abbia intenzione di fare figli, perché se la risposta è affermativa l’incontro termina con un “grazie le faremo sapere”. Ciò è dimostrato da uno studio dell’Ispettorato del Lavoro, secondo il quale le dimissioni delle neomamme sono aumentate del 25%, mentre un rapporto curato dall’Istat rivela che circa 5 milioni di donne non diventano madri perché non si possono permettere di perdere il lavoro o passare al part-time.
Inoltre, nonostante il principio di parità tra uomo e donna sia espressamente previsto dalla Direttiva Europea 2006/54/CE, tale diritto in Italia rimane spesso sulla carta dato che il “gender gap” è tutt’altro che soppresso; ciò si traduce in una forte discriminazione della donna nell’accesso ai ruoli apicali o alle professioni più importanti. Infatti, sempre secondo l’Istat, le donne presenti nei Consigli di amministrazione toccano appena il 14,5% del totale, mentre nelle Università solo 2 Rettori su 83 sono donne.
La situazione già drammatica diventa ancora più preoccupante se si pensa anche alle molestie sessuali che le donne sono costrette a subire nel mondo del lavoro e che nella maggior parte dei casi non vengono denunciate per la paura (o meglio, per la certezza) di perdere il posto di lavoro.
Il quadro che in maniera sintetica ho appena illustrato non lascia alcun dubbio sul fatto che la donna italiana viva in un Paese che la discrimina e che i governi che si sono succeduti (di sinistra o peggio ancora di destra), non abbiano fatto nulla per modificare lo status quo, salvo qualche leggina di facciata che nessuno si prende la briga di applicare.
Quindi cara Barbie, ascolta un piccolo consiglio. Rimani nella tua Barbieland, dove sei riuscita a sovvertire il maschilismo e a sottomettere il povero Ken, ma non pensare minimamente di trasferirti in Italia. Sono sicuro che nel giro di due giorni te ne pentiresti amaramente.
Sandro Alfieri

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