Vittoria. Trentadue anni fa fu assassinato Salvatore Incardona. Si ribellava al pizzo.
2 min readVittoria. 09 giugno 2021
Lavoravo in banca presso uno sportello all’interno del mercato, contemporaneamente ero corrispondente da Vittoria del Giornale di Sicilia. Quella mattina sono arrivato molto prima che la banca aprisse, la polizia mi aveva informato che Salvatore Incardona, il commerciante “scomodo” era stato assassinato a colpi d’arma da fuoco. A sparare non fu solo un’arma, ma almeno tre, Incardona doveva morire, l’ultimo avviso era stato inviato, ma il cocciuto commerciante, si era permesso si trattare male il “messaggero”; aveva firmato la sua condanna a morte. Quando sono arrivato, Incardona era in auto, stava cercando di uscire dal garage per recarsi al lavoro. I sicari lo attendevano e non gli hanno lasciato scampo. Il capo chino sul volante e il corpo crivellato di colpi. In quel periodo, nel 1989, due tra i più feroci gruppi criminali, si contendevano la grossa torta del mercato ortofrutticolo, dove Incardona era titolare di un box.
Non esistevano mezzi termini, o si pagava o si era contro, e, in questo ultimo caso, bisognava subire, bene che andava, le serre già in produzione, venivano arse con lo zolfo, il frutto del lavoro di un anno, si bruciava in pochi minuti.
Incardona non era così, lui si ribellava e alzava la testa, non solo, invitava, a volte anche con toni alti, gli altri, a non pagare, a non chinare il capo davanti ai soprusi e alle angherie. Questo suo modo di fare, lo ha pagato con il prezzo più alto: la sua stessa vita.
Per fortuna, Incardona e tanti altri che hanno pagato con la vita, in qualche modo hanno contribuito a convincere tante vittime a denunciare.
